All'ombra
della grande fabbrica
Gennaro Morra, un vero scrittore
che racconta Napoli e la sua malattia
Gennaro Morra (www.gennaromorra.com) è nato a Napoli nel 1972
da genitori giovani e proletari, che avevano messo sù
casa in un quartiere di periferia, nato e sviluppatosi intorno a una fabbrica
siderurgica. Di sé l'autore scrive: “La mia venuta al mondo
non fu proprio un evento felice, i medici non riuscivano a farmi uscire e allora
tentarono con le maniere forti. Alla fine i loro sforzi furono premiati
e io vidi la luce, ma una parte del mio cervello era danneggiata.
Fortunatamente la lesione riguardava solo la zona dalla quale partono gli
impulsi che controllano l'attività motoria, mentre le facoltà intellettive
erano intatte. Niente male come inizio, no?…”
“All'ombra della grande fabbrica” di Gennaro Morra è un romanzo. Non
si creda che definire romanzo un lavoro scrittorio sia leggerezza critica.
Tutt'altro. Migliaia le uscite editoriali ogni anno, soprattutto di esordienti
minimalisti e sgrammaticati, incoscienti e perlopiù vittimisti alla moda che
nulla hanno da raccontare: scrivere è un impegno grave che implica delle
responsabilità artistiche e sociali, e politiche (anche) e solamente chi è
disposto ad assumere su di sé questo peso si può fregiare del titolo di
scrittore.
Gennaro Morra è uno scrittore che ha scritto un vero romanzo accettando
le responsabilità che l'atto dello scrivere comporta. Parliamoci chiaro, Morra non è fumo negli occhi, è
invece un giovane scrittore che i calli sulle mani ce li ha veramente: chiunque
oggi osa levare la sua voce per dichiararsi poeta saggista giornalista,
romanziere, dovrebbe prima guardarsi ben bene le mani e poi allo specchio la
faccia, e se sui palmi delle mani e sul volto non troverà chiari segni d'una
felice stanchezza, allora forse, benedetto da un barlume di onestà, capirà di
non essere uno scrittore. Di pennivendoli il pubblico è esausto. In Italia si
leggono pochi libri e giornali; sospetto che tra i tanti motivi addotti, più o
meno banali, uno sia sincero: i libri al pari dei loro autori mancano di onestà
e di sostanza.
Con “All'ombra della grande fabbrica”
di Gennaro Morra
ci troviamo davanti a una storia che non è di diarismo
spicciolo, che non è di vittimismo alla moda e che non è nemmeno un mero
prodotto editoriale. Chi avrà la fortuna di leggere il romanzo di Morra capirà all'istante che i
fatti narrati, tra finzione e realtà, sono l'autentico corpo di uno scrittore
che, nel dosare parole e pensieri, ha investito tutto sé stesso nella scrittura
senza mai dimenticare l'anima, la ragione critica e lo stile.
La storia è quella di Stefano, un giovane di venti
anni affetto da tetraparesi spastica al quale viene
diagnosticato un linfoma, per cui si renderà necessario un ciclo di
chemioterapia. Stefano è un ragazzo come gli altri: ha dei sogni e delle
aspettative dalla vita. E' un uomo che nonostante le barriere architettoniche
non dimentica la propria umanità e che all'umanità altrui va incontro, anche a
costo di scontrarsi con l'ottusità del prossimo. E' un giovane uomo pieno di
vita che non ama piangersi addosso. In seguito alla scoperta di un linfoma
Stefano sarà portato a guardare alla vita con una punta di cinismo; eppure
continuerà a rimanere affascinato dalla vita, a dispetto del puzzo
dell'ospedale e delle crisi di vomito dovute alla chemio.
Stefano ha un amico, Marco, figlio di una famiglia operaia: lui è un convinto
sostenitore dell'ambientalismo e studia filosofia all'università di Napoli. Il
padre non tollera che Marco spenda il proprio tempo dietro alle idee e alla
conoscenza, lo vorrebbe invece in fabbrica, a lavorare alla NovaSider.
Lo scontro generazionale fra Marco e il padre è inevitabile.
Tuttavia sarebbe riduttivo e ingiusto pensare che “All'ombra della grande fabbrica” di
Gennaro Morra sia
solamente la foto di due giovani uomini, il romanzo è difatti molto più di
questo: è il ritratto di una Napoli che tra pullman – dove la gente è pigiata
dentro come in un girone infernale fra rutti, loffe e puzzo di sudore ascellare
-, tazzulelle di caffè e scontri in famiglia e in
piazza, si propone al lettore in una veste ora orgiastica ora vittima
dell'ignoranza e della necessità di assicurare comunque un lavoro ai
napoletani.
Stefano lotta contro il linfoma di Hodgkin,
il suo migliore amico Marco invece contro la NovaSider
ma anche contro il padre operaio. Attraverso la rabbia di Stefano e quella di
Marco scopriamo il quartiere Cavalleggeri, che non è soltanto di tazzulelle di caffè per buttar giù l'amaro in bocca; ecco
dunque la confusione sociale, il tentativo di ribellarsi all'inquinamento, lo
sforzo impossibile di far sposare gli ideali operai e quelli ambientali, e
l'inevitabile allontanamento di Marco da una Napoli che lo ha avvelenato
nell'anima prima che nel corpo.
Stefano non si arrenderà, nonostante il puzzo ospedaliero e la chemioterapia,
nonostante gli spasmi dovuti alla tetraparesi.
Stefano, il doppio letterario che è tra le pagine del romanzo di Gennaro Morra, è
a suo modo un ribelle, perché ama la vita più della morte, più della sua
rabbia e più del degrado che è intorno a lui nel quartiere in cui vive e che
bene conosce.
Gennaro Morra è uno scrittore che ha scritto un romano, un vero grande
romanzo. Non è stato facile per lui; per mettere nero su bianco la sua storia
ha imparato a usare il naso per digitare il testo sulla tastiera del pc; gli spasmi alle braccia infatti
non gli hanno lasciato altra possibilità. Gennaro Morra non si lamenta. E' felice d'aver portato
a termine la sua opera, quella di un vero scrittore, perché solamente chi ha da
raccontare una storia importante e vera, non banale, riesce a trovare tanta
forza di volontà senza abbandonarsi a un facile quanto inutile vittimismo.
“All'ombra della grande fabbrica”
merita una attenta lettura: da Gennaro Morra, da questo giovane
combattivo uomo noi tutti abbiamo molto da imparare, sia sotto il profilo
letterario sia sotto quello umano. Leggete il romanzo, non per pietà però.
Leggetelo perché è stato scritto da uno scrittore a tutto tondo.
All'ombra della grande
fabbrica – Gennaro Morra – prefazione di
Giustino Fabrizio – Cicorivolta edizioni – collana i
quaderni di Cico – ISBN 978-88-95106-58-8
– © agosto 2009 – pp. 143 – Euro 11,00
Giuseppe
Iannozzi