Simenon rimane senza Maigret ma non si perde
IL
LIBRO. «Corte d'Assise», inedito in Italia
L'autore non delude nel romanzo che gli fu rifiutato per immoralità
Georges Simenon non delude
mai, dal ciclo del Commissario Maigret a capolavori come Il piccolo libraio di Archangelsk, La camera azzurra e
La neve era sporca. Altra conferma è Corte d'Assise (180 pagine, 18 euro,
traduzione di Massimo Romano e Alberto Mittone) che
propone Adelphi, intenta a pubblicare l'opera omnia del grande scrittore belg. Inedito finora in Italia, Corte d'Assise fu scritto
all'Hotel Verbano, sull'Isola dei Pescatori del Lago
Maggiore, nell'agosto 1937, ma apparve a stampa solo nel marzo del 1941, poiché
il patron di Paris Soir lo rifiutò, tacciandolo di «assoluta immoralità».
Ritratti vibranti di personaggi veri, introdotti in vero clima simenoniano. Protagonista è Petit Louis, un giovane
atletico che si dà arie da gangster, ma che è solo una mezza cartuccia, al
massimo in grado di fare il palo o di distrarre, con le sue prodezze da
giocatore di bocce, i turisti di Le Lavandou, mentre
i gangster veri, i Marsigliesi, rapinano l'ufficio postale. Questo delinquentello non sa nemmeno serbare segreti, al punto di
vantarsi con la matura signora «dalle spalle grasse e flaccide» che se lo porta
in camera d'albergo, di essere a conoscenza del colpo all'ufficio postale.
Fasullo lui, fasulla lei che si presenta come contessa, ma che in realtà è la mantenuta
di un doganiere. Petit Louis — che ha buono stomaco — non esita a diventarne
l'amante, mediocre gigolo che si contenta di vitto, alloggio e bei vestiti.
Eppure la sorte gioca agguati quando meno te li aspetteresti e la «contessa»
viene trovata morta nel suo appartamento. Chi può essere il maggior sospettato?
Petit Louis, perfetto ritratto dell'assassino, cade dentro un vortice malvagio
e un vero groviglio di insidie non gioca certo a suo favore, tenendo anche
conto di un'infanzia da ladruncolo, di un'adolescenza di frequentatore di
bordelli, insomma, di un passato non proprio esemplare. Tutte le apparenze sono
contro di lui e la macchina mostruosa della giustizia è pronta a stritolarlo.
In buona parte dei romanzi di Simenon c'è un momento in cui il protagonista
raggiunge il limite, prendendo vera consapevolezza di sé. Anche questa volta
accade, anche in queste pagine il protagonista prende a vivere «la sua vera
vita, la vita secondo il suo Destino». Mirabile la penna dell'autore nel farci
immergere nell'atmosfera provinciale francese dell'epoca, con i suoi
perbenismi, le sue ipocrisie, ritmata dal clima di città balneari incantevoli
come Nizza e dintorni. Notevole anche l'abilità di Simenon di renderci quasi
solidali col Petit Louis dalla squallida infanzia, piuttosto che con la
vischiosa giustizia che dovrebbe giudicarlo. Nemmeno in questo romanzo l'autore
ha bisogno di eclatanti colpi di teatro finali, perché il suo talento brilla,
omogeneo, in tutto il corso della narrazione.
Corte d'assise, di Georges Simenon – Adelphi
Grazia Giordani