Il divoratore
di Lorenza Ghinelli
Edizioni Il Foglio Letterario
Collana Autori Contemporanei
Pagg. 197
ISBN 9788876061714
Prezzo € 12,00
Lorenza Ghinelli non mantiene la promessa avanzata da
Valerio Evangelisti. Il divoratore, opera prima insignificante
“Il divoratore”,
opera prima di Lorenza Ghinelli, non è un libro di quelli che si
possono dire brutti. Però non è un bel libro, nonostante la
superflua introduzione di Valerio Evangelisti che tira le somme senza fare i
conti con l'oste, cioè con la critica: “Lorenza
Ghinelli è l'ulteriore esempio di un miracolo
ricorrente. Lingua
perfetta, lontanissima dai luoghi comuni dei generi noir e horror, cui pure si
apparenta. Efficacia stilistica totale, con frasi talora elaborate che nulla
tolgono alla scorrevolezza e al fluire della trama. Un crescere della suspense
ottenuta evitando mezzucci ed espedienti di seconda mano. Sulle
prime non si capisce nemmeno che ci troviamo dalle parti dell'horror o, per chi
collega il genere a fiumi di sangue, dalle parti del thriller”.
Diciamo allora che se si vuole leggere “Il
divoratore” di Lorenza Ghinelli, la prima cosa da fare è di
stralciare la prefazione di Valerio Evangelisti, che non si capisce davvero di
che libro stia parlando, e se l'abbia letto sul serio con onesta attenzione
critica. Diciamo che “Il divoratore” è una favola nera con tutti gli elementi
tipici di questo genere: uomo nero, o dei sogni, compreso. Non c'è il parto di
un Prometeo incatenato sulla falsariga di Mary Shelley, c'è però un pizzico dei
fantasmi di Edith Warthon e c'è la perdita
dell'innocenza così come l'aveva miracolosamente delineata in “Giro di vite” Henry James. Tuttavia Lorenza Ghinelli
sfrutta male le argomentazioni strutturali della Wharton
e di H. James, le imita in una coniugazione semplicistica e moderna, fin troppo
moderna; e così il risultato a cui perviene è infelicemente ingessato. Si è ben
lontani dalla perfida perfezione che Angela Carter ci ha trasmesso attraverso
la rielaborazione delle storie fantastiche – si vedano Barbablù, Cappuccetto
Rosso, La Bella
e la Bestia.
Nel romanzo di Lorenza Ghinelli
veniamo messi di fronte all'Uomo dei Sogni, che è coniugato in tutte le persone
plurali, difatti ESSO è un NOI, un VOI e un ESSI. I suoi occhi divorano i
ragazzini che lo guardano e che credono in lui. I giovani protagonisti
disegnati dalla giovane autrice Ghinelli non sono
esenti da malizie e cattiverie: sono sì dei bambini, ma hanno in sé il seme del
Male, che un giorno ne farà degli uomini, non migliori non peggiori rispetto ai
tanti milioni che popolano il pianeta.
Noi nel “Divoratore” facciamo
i conti con dei ragazzini, tra i nove e i quattordici anni, che ad un certo punto
incontrano sulla loro strada un vecchio vestito in nero con scarpe da
ginnastica ai piedi: l'Uomo dei Sogni. Un ragazzo scompare: è Filippo, il più
grande di un gruppetto di quattro amici-nemici. Scompare e basta. Vengono
ritrovati solamente i suoi vestiti ben piegati e la sua bicicletta. Gli
inquirenti parlano di un pedofilo. La Ghinelli introduce la
piaga della pedofilia nel suo “Divoratore”;
tuttavia è solo un escamotage per far salire la tensione nell'animo del
lettore: in realtà “Il Divoratore” non scruta negli abissi degli abusi
sessuali, non parla di agnelli sacrificati alla perversione di vecchi porci,
parla invece della paura di credere in qualche cosa, nell'Uomo dei Sogni, tanto
tanto simile al sadico pagliaccio Pennywise
di “It”,
capolavoro fantasy-horror di Stephen
King. Come si può ben arguire, la promessa di Valerio
Evangelisti spiegata in una immersione “in girandole di virtuosismo” è poi solo
una bestemmia dettata a voce alta, con l'impeto dello strillone di strada.
Null'altro.
“Il divoratore” di Lorenza Ghinelli,
un libro non bello. Non brutto. Ma che ha lo spessore di cose già lette. Un
libro adatto a chi ama emozioni collaudate e una scrittura infantile,
disimpegnata e abbandonata a sé stessa. Libro adatto ad una fascia di lettori
tra i 6 ai 9 anni, ed ai nonni ultraottantenni!
Giuseppe Iannozzi
www.liberolibro.it