La neve
era sporca
di Georges Simenon
Ed. Adelphi
Titolo originale”La neige était sale”
In questo romanzo, scritto a Tucson ( Arizona) nel marzo
1948 e apparso in Francia quello stesso anno, Simenon entra nella mente del giovane
protagonista Frank Friedmaier diciannovenne e ne
dipana i pensieri e le azioni: è un dramma psicologico, la trama segue i
meandri di una mente perversa e amorale dove il crimine e l'obiezione segnano
la breve
esistenza del protagonista. La vicenda si svolge durante la seconda guerra mondiale in un
paese occupato dal nemico. Ma quel paese è la Francia?
Il Belgio? Simenon ha sempre
cercato di depistare critici e lettori, ha dichiarato che l'esercito di occupazione non deve essere riconoscibile per dare
all'opera un carattere universale; nella sua intenzione l'azione si svolge
nell'Europa centrale, durante l'occupazione russa. Ambienti e nomi sono di una
città austriaca o ceca le cui connotazioni sociali e politiche rimandano ad un
regime dittatoriale (nazista?) in cui la vita delle persone è controllata dalla
polizia in un clima opprimente di tradimenti, delazioni, miserie materiali e
morali. Frank, figlio di Lotte, seducente tenutaria di
una casa di appuntamenti, trascorre i suoi
giorni con loschi figuri tra sbornie, furti ed omicidi, mezzi per lui
d'iniziazione all'età adulta. Egli vuole misurarsi con l'omicidio per un
bisogno di provare a se stesso di poter compiere un atto a freddo per non
sentirsi inferiore nei confronti di chi aveva compiuto
omicidi o crimini. L'assenza di sentimenti, la freddezza che s'impone ne fanno un eroe negativo, solitario e distante chiuso nella
sua malsana identità caratteriale. Ma la sua psiche come tutti i personaggi che
nascono dalla penna di grandi scrittori non è monolitica, via via che si susseguono i fatti, Frank sente sgretolare l'io apparentemente granitico e
paure e dubbi s'insinuano nel suo animo scalfendone la ruvidità e facendone
affiorare barlumi di umanità e sentimento (l'amore per
Sissy). Va incontro al suo
destino consapevole di meritarne il tragico epilogo e affrontandone le
conseguenze: ha trascorso la maggior parte della sua vita ad odiare il destino,
di un odio quasi personale, al punto di inseguirlo per sfidarlo e azzuffarsi
con lui. La neve sporca del titolo rimanda a tutta una sordida umanità che
gravita intorno al protagonista e che in periodi di oppressione e soggezione totalitari fa emergere tutto il
pantano di fondo che è insito negli uomini. I personaggi sono percorsi da
aberrazioni che li rendono odiosi ai nostri occhi di lettori perché Simenon sa rendere quel clima greve e cupo
dell'annientamento dell'uomo privato della sua libertà e ridotto ad una mera
espressione del regime in atto. La prosa essenziale e cruda traduce con estremo
realismo atmosfere fredde, livide (il cielo basso, i colori si fanno duri e
maligni, il bruno e il giallo sporco delle case, quel bianco ha qualcosa di minaccioso, di definitivo). Il romanzo diventa un' amara riflessione di tutti i
totalitarismi e delle coscienze addomesticate ed asservite al potere. La
lettura di esso lascia “L'amaro in bocca” per il senso
d'inquietudine, estraniamento e smarrimento che
trasmette in chi legge.
Arcangela Cammalleri
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