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  Letteratura  »  La neve era sporca, di Georges Simenon, edito da Adhelpi e recensito da Arcangela Cammalleri 01/11/2010
 

La neve era sporca di Georges Simenon

Ed. Adelphi

Titolo originale”La neige était sale”

 

 

In questo romanzo, scritto a Tucson ( Arizona) nel marzo 1948 e apparso in Francia quello stesso anno, Simenon entra nella mente del giovane protagonista Frank Friedmaier diciannovenne e ne dipana i pensieri e le azioni: è un dramma psicologico, la trama segue i meandri di una mente perversa e amorale dove il crimine e l'obiezione segnano la  breve esistenza del protagonista. La vicenda si svolge durante la seconda guerra mondiale in un paese occupato dal nemico. Ma quel paese è la Francia? Il Belgio? Simenon ha sempre cercato di depistare critici e lettori, ha dichiarato che l'esercito di occupazione non deve essere riconoscibile per dare all'opera un carattere universale; nella sua intenzione l'azione si svolge nell'Europa centrale, durante l'occupazione russa. Ambienti e nomi sono di una città austriaca o ceca le cui connotazioni sociali e politiche rimandano ad un regime dittatoriale (nazista?) in cui la vita delle persone è controllata dalla polizia in un clima opprimente di tradimenti, delazioni, miserie materiali e morali. Frank,  figlio di Lotte, seducente tenutaria di una casa di appuntamenti, trascorre i suoi giorni con loschi figuri tra sbornie, furti ed omicidi, mezzi per lui d'iniziazione all'età adulta. Egli vuole misurarsi con l'omicidio per un bisogno di provare a se stesso di poter compiere un atto a freddo per non sentirsi inferiore nei confronti di chi aveva compiuto omicidi o crimini. L'assenza di sentimenti, la freddezza che s'impone ne fanno un eroe negativo, solitario e distante chiuso nella sua malsana identità caratteriale. Ma la sua psiche come tutti i personaggi che nascono dalla penna di grandi scrittori non è monolitica, via via che si susseguono i fatti, Frank sente sgretolare l'io apparentemente granitico e paure e dubbi s'insinuano nel suo animo scalfendone la ruvidità e facendone affiorare barlumi di umanità e sentimento (l'amore per Sissy). Va incontro al suo destino consapevole di meritarne il tragico epilogo e affrontandone le conseguenze: ha trascorso la maggior parte della sua vita ad odiare il destino, di un odio quasi personale, al punto di inseguirlo per sfidarlo e azzuffarsi con lui. La neve sporca del titolo rimanda a tutta una sordida umanità che gravita intorno al protagonista e che in periodi di oppressione e soggezione totalitari fa emergere tutto il pantano di fondo che è insito negli uomini. I  personaggi sono percorsi da aberrazioni che li rendono odiosi ai nostri occhi di lettori perché Simenon sa rendere quel clima greve e cupo dell'annientamento dell'uomo privato della sua libertà e ridotto ad una mera espressione del regime in atto. La prosa essenziale e cruda traduce con estremo realismo atmosfere fredde, livide (il cielo basso, i colori si fanno duri e maligni, il bruno e il giallo sporco delle case, quel bianco ha qualcosa di minaccioso, di definitivo). Il romanzo diventa un' amara riflessione di tutti i totalitarismi e delle coscienze addomesticate ed asservite al potere. La lettura di esso lascia “L'amaro in bocca” per il senso d'inquietudine, estraniamento e smarrimento che trasmette in chi legge.

 

 

Arcangela Cammalleri

 

 

 

 
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