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  Letteratura  »  Barbara Baraldi la regina del thriller gotico italiano, di Salvo Zappulla 08/11/2010
 

Barbara Baraldi

la regina del thriller  gotico italiano

 

di  Salvo Zappulla

 

Barbara Baraldi  esordisce con il romanzo “La ragazza dalle ali di serpente” (Zoe, 2007), pubblicato con lo pseudonimo di Luna Lanzoni e di grande successo negli ambienti alternativi.  Per PerdisaPop, in una collana a cura di Luigi Bernardi, già fondatore con Carlo Lucarelli della collana Einaudi Stile Libero Noir, esce nel 2007 “La collezionista di sogni infranti” a cui segue nel 2009 la novella noir “La casa di Amelia”. Tra il 2006 e il 2009 vince alcuni premi letterari, tra cui il Mario Casacci (2006 e 2007), Orme gialle (2009) e il prestigioso Gran giallo città di Cattolica nel 2007. Nel 2008 “La collezionista di sogni infranti” è finalista nella cinquina del pubblico al Premio Scerbanenco. Il romanzo “La bambola di cristallo” (Il Giallo Mondadori, 2008) la consacra come rivelazione del thriller gotico italiano, ed è pubblicato in Inghilterra dall'editore di best seller John Blake. Il seguito “Bambole pericolose” esce a febbraio 2010 nella collana “Il Giallo Mondadori”. Il suo romanzo Lullaby – La ninna nanna della morte” inaugura nel marzo 2010 la nuova collana Le Torpedini dell'editore Castelvecchi. “Scarlett” (Mondadori), urban fantasy/supernatural romance ambientato a Siena, esce a maggio del 2010 nella collana Shout dedicata agli Young adults; prima ancora della sua uscita italiana, i diritti sono stati venduti all'estero. Scarlett, la protagonista di questo suo ultimo romanzo, ha sedici anni appena, gli occhi grandi e la purezza nel cuore, non ha ancora dato il suo primo bacio, è timida, insicura, complessata come quasi tutte le ragazze della sua età. Non è particolarmente bella ma piace, ha una sua intima luminosità, una fierezza che la contraddistingue. Ha dovuto ricominciare una nuova vita da quando i suoi hanno deciso di trasferirsi da Cremona a Siena: nuovo istituto scolastico, nuove amicizie, nuovi insegnanti. Le continue liti dei genitori non la agevolano, il fratellino impertinente la innervosisce. Barbara attorno a lei ha costruito personaggi di grande spessore, veri, dotati di luce propria.  C'è l'amica del cuore, lo spasimante non corrisposto, la belloccia della scuola perfida e dispettosa; Ofelia, la ragazza che veste sempre di nero, tanto affascinante quanto misteriosa. Il risultato è un romanzo armonico, gradevolissimo, che si dilata notevolmente con il susseguirsi delle pagine in un coro di voci perfettamente intonate. Un'orchestra di parole cui non è consentito steccare.  E poi  Mikael, un angelo scaturito dall'inferno, fisico scultoreo e occhi che lasciano senza fiato. Mikael è il brivido, la passione, il fuoco, la dannazione. Scarlett si vedrà catapultata dentro una storia più grande di lei. Barbara Baraldi in questo romanzo  si fa interprete delle problematiche adolescenziali, il malessere, gli amori, le inquietudini, il loro status symbol : il pearcing, il tatuaggio, la musica da sballo, tutto ciò che fa figo.  E lo fa con profondità di analisi e una scrittura che rifugge dalle forzature,  efficace, minuziosa,  leggera.    Fin qui potrebbe essere una storia  “comune”, un romanzo destinato a un pubblico giovane ma a un certo punto l'autrice va oltre, si incunea nei labirinti del surreale, si addentra nel campo spinoso della  metascrittura, un alternarsi di ombre e creature malefiche che ci riportano alle atmosfere cupe di Edgar Allan Poe. Vita e morte si sfidano, intrecciano relazioni.  Esseri delle tenebre  entrano in contatto con il mondo dei viventi cercando di sottometterli al proprio volere, i rivali di Dio alla ricerca di un loro regno. Maledizioni che riaffiorano dopo secoli  e l'istituto scolastico diventa   scenario  di sangue. L'autrice  ha la capacità di assemblare sogni e incubi, aspirazioni e delusioni, alterna momenti di frizzante letteratura e angoscianti  capovolgimenti. Ma soprattutto  sa bene come  inventare  storie che fanno accapponare la pelle ai suoi lettori. Esplora  gli abissi reconditi della psiche umana, costruisce trame  dove la suspence  si mantiene sempre tesa.  Un viaggio nelle fitte tenebre, dove i demoni hanno stabilito fissa dimora  e spingono per tornare tra i vivi a placare il loro desiderio di sangue. E da sottofondo la musica, il linguaggio universale della musica, l'ebbrezza di potersi  crogiolare al ritmo frenetico del rock.

 Ne parliamo con  Barbara Baraldi, occhi magnetici in grado di liquefare anche il più resistente degli interlocutori. La intervisto opportunamente  munito di elmetto, occhiali a specchio e giubbotto antiproiettile.      

                                                             

  Barbara,  Scarlett mi ha affascinato, per la freschezza di scrittura, la trama, i colpi di scena, quel misto di realtà e fantasia. Il brivido: c'è un segreto per riuscire a trasmetterlo ai lettori? Cosa significa per te scrivere?

 

 Ti ringrazio molto per le tue parole. Ti posso dire che partecipo con tutti i sensi alle scene che descrivo. Mi commuovo, mi spavento, mi stupisco per la scelta di un personaggio. Cerco di lasciare molta libertà ai protagonisti, di non forzarli. Mi concentro più sulle loro motivazioni che le loro azioni.  La scrittura per me è esistenza, è  bisogno, è espressione, è ricerca. Se non scrivo sto male, e allo stesso modo se mi sembra di leggere poco sto male. Ho un'idea molto “romantica” della scrittura, e non credo nella scrittura solo per se stessi, o fine a se stessa. Soffro quando un mio manoscritto rimane a lungo fermo, in attesa della risposta dell'editore. Ci sono voluti anni perché alcuni libri vedessero la luce, e ho un romanzo “nel cassetto” per cui so che ci vorranno altri anni. Uso un Pc portatile per scrivere (non mi sono mai avvicinata ai Mac, che usano molti miei colleghi, perché mi dà l'impressione di essere più “freddo”); tecnologicamente non è molto avanzato, anzi ha qualche anno di troppo e soffia, e sbuffa quando fa troppo caldo, ma ci sono affezionata e ce ne vorrà prima che lo sostituisca.

 

 

    Scarlett è una ragazza del nostro tempo, con tutte le sue insicurezze ma anche capace di grandi lampi e grandi impennate di ribellione per ottenere la propria indipendenza, gli spazi di libertà negati dai genitori. A mio parere fa presa sui giovani perché si identificano in lei, la sentono una di loro. E' un personaggio destinato a farsi amare. La svolta che mi ha fatto apprezzare ancora di più il tuo romanzo  è la forza con cui Scarlett si trova a fronteggiare gli eventi imprevisti, eventi soprannaturali che tuttavia non la scoraggiano, la spingono a indagare, ad andare a fondo per scoprire chi ha assassinato l'amico del cuore. Credo sia un messaggio positivo destinato ai giovani, a non arrendersi, a combattere i casi complicati che la vita pone nel corso della loro esistenza. E' così?

 

Personalmente, non mi sono mai posta l'obiettivo di scrivere romanzi “a tesi”, o di veicolare un messaggio in particolare. Penso che le conclusioni spettino sempre al lettore, e che per una stessa storia due persone diverse possano trarre conclusioni diverse, o non trarne affatto, e beneficiare unicamente della storia in quanto “intrattenimento”. Le mie storie nascono da domande, ma al termine della stesura non mi trovo mai in mano le risposte, semmai altre domande. Mi viene in mente un passo del romanzo di Nathalie Kuperman, recentemente tradotto in Italia proprio dalla Del Vecchio, in cui l'autrice viene spinta a chiedersi se ciò che scrive siano “cose vere”. Questa domanda me la pongo sempre.

 

Ti senti realizzata nella sua attività di scrittrice? Ritieni di avere il successo che meriti? E ti senti soddisfatta di ciò che la critica scrive di te?

 

Sarà il mio carattere, ma non mi sono mai sentita realizzata. E penso che non sentirsi realizzati faccia parte dell'essere umano, e spinga a migliorarsi costantemente. È quello che mi auguro, e in ogni caso mi sento in continuo movimento. Sono grata a tutti coloro che hanno creduto in me, e a tutti quelli che continuano a farlo. Ricordo quando scrissi una email a un noto e prestigioso editor senza nemmeno conoscerlo, e lui si disse disposto a leggere un mio manoscritto, per poi scrivermi una mail dicendo “è dannatamente buono”. Ricordo quando ricevetti la telefonata da Cattolica con cui mi comunicavano che avevo vinto il Gran Giallo. Ho ricevuto delle belle recensioni e avevo le lacrime agli occhi quando ho finito di leggerle. Sono cose che spingono ad andare avanti, soprattutto sono grandi aiuti nei momenti di difficoltà. Posso dire che spero che i miei romanzi piacciano, e che trovino lettori che li apprezzino. E che spero di poter continuare nell'attività di scrittura perché è un lavoro che faccio con grandissima passione.

 

 

Ti andrebbe di dare un consiglio a quanti  desiderano iniziare la carriera di scrittore?

 

Ricevo con una certa regolarità mail da parte di aspiranti scrittori in cui mi chiedono consigli. In effetti, non è un terreno facile: posso parlare solo della mia esperienza, perché il mondo dell'editoria è complesso e ricco di sfaccettature, a volte anche contraddittorio.
Il mio primo consiglio è sempre quello di leggere molti libri. E poi di rileggere ciò che si è scritto, magari a distanza di tempo. Di far leggere i propri manoscritti a qualcuno di “esterno” che non sia un fidanzato, o qualcuno della famiglia, prima di mandare il tutto a un editore. Di partecipare ai concorsi letterari, e di informarsi in rete prima di fare qualunque passo. Di cercare la propria voce, piuttosto che inseguire la moda del momento. Di evitare come la peste l'editoria a pagamento. E di avere tanta, tanta pazienza, perché gli editori a volte rispondono dopo svariati mesi.

 

 

Conosci la Sicilia? Sei mai stata dalle nostre parti?


Purtroppo non sono mai stata in Sicilia, una terra che mi affascina e per la quale sento una grande attrazione. Alcuni dei miei migliori amici sono siciliani. Spero di visitarla al più presto, per un ciclo di presentazioni o per una semplice vacanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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