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  Letteratura  »  Everyman, di Philip Roth, edito da Einaudi e recensito da Arcangela Cammalleri 07/02/2011
 

Everyman

di Philip Roth

ed. Einaudi


“Una riflessione livida e spettrale sull'esistenza umana”


Il titolo, come esplicita la nota di copertina, rimanda ad un tema della drammaturgia inglese del ‘400, Everyman, la chiamata di tutti gli uomini alla morte.
Una grande mente, lo scrittore, in età matura, sente soccombere davanti agli assalti della vita e incombere davanti alla suprema e, per questo, più esorcizzata delle esperienze umane.
“Dal querulo e di giovanile impeto Lamento di Portnoy agli alterni lamenti degli uomini quando la giovinezza impallidisce e muore e dove il solo pensare è tutto un tormento…” ( Sublime la scelta dei versi di J. Keats ).
Il protagonista del romanzo è un pubblicitario di una famosa agenzia di New York, alle spalle ha tre matrimoni falliti, due figli maschi che lo delegittimano come padre e l'unica figlia che lo adora. Alle soglie dei 71 anni, vede la sua vita sgretolarsi negli affetti, nei conoscenti e nel declino fisico. Una serie di ospedalizzazioni minano il suo corpo e la sua anima; era campato tre quarti di secolo ed adesso la sua vita produttiva è finita. E' successo qualcosa di imprevisto ed imprevedibile: si trova nella fase in cui si diventa sempre meno, all'impotente rassegnazione, al deterioramento fisico e alla tristezza finale, è arrivato dove non aveva mai sognato di arrivare. E' ora di tormentarsi per l'oblio. Il senso della propria finitezza, soprattutto nella senescenza, domina i pensieri del protagonista, il cui nome non compare mai, perché la sua parabola esistenziale è quella comune a tutti gli esseri viventi: che si nasce per vivere e invece si muore.
Un libro dal contenuto amaro e spietato, il cui stile netto e preciso intensifica l'insopportabile e l'indefendibile del nostro destino e della nostra inutilità e nullità.
 Il merito di Roth? Dalla morte prende inizio la sua lucida e allucinata riflessione esistenziale, perchè la ''Questione ultima'' non è una cosa che arriva alla fine; fin dall'antichità la presenza- assenza della morte ha originato il pensiero umano, da Platone agli Stoici, ed è stata la fonte ispiratrice di ogni conoscenza. La questione metafisica s'innesta nella materia narrativa di Roth per diventare pura e semplice concretezza della vita naturale.

L'autore:
Philip Roth è nato a Newark il 13/ 3/ 1933, scrittore statunitense di origine ebraica, conosciuto soprattutto per Portnoy's Complaint, Il lamento di Portnoy e per la sua trilogia che comprende Pastorale americana (1997), vincitore del premio Pulitzer, Ho sposato un comunista (1998) e La macchia umana (2000). Nel 2007 è stato pubblicato per Einaudi il suo Patrimony: A memoir, tradotto in italiano: Patrimonio-Una storia vera. Vive nel Connecticut.

 

Arcangela Cammalleri

 
©2006 ArteInsieme, « 014092676 »