La fuga del signor Monde
Appartiene certamente al ciclo dei romanzi di crisi – come li ha definiti
lo stesso autore -La
fuga del signor Monde (pp.154, euro 17) che Adelphi, intento
a curare l'opera omnia di Georges Simenon, ci propone nell'accurata traduzione
di Federico di Lella e Maria Laura Vanorio.Le caratteristiche generali di
questo tipo di narrazione: brevità e densità contenuta in non più di dieci
capitoli, abbastanza simmetrici, quasi tutti della stessa lunghezza, la
ritroviamo in toto in questo
romanzo, scritto nell'aprile del 1944 e apparso a stampa esattamente un anno
dopo. Jean Renoir avrebbe voluto trarne un film, affascinato dalla sua
singolarità, ma non ci è dato sapere il motivo per cui
il progetto non è andato in porto.
Articolato attorno ad un personaggio centrale – il signor Monde, appunto
– siamo indotti a seguirne l'azione senza sosta, chiedendoci perché – per quali
contorsioni psicologiche, un uomo ricco, proprietario di una ditta parigina di import-export, in una fredda mattinata d'inverno, proprio
mentre il suo autista lo portava come sempre al lavoro, abbia deciso di
scomparire.
«Probabilmente lo aveva sognato spesso, o ci aveva pensato così tanto che
adesso aveva l'impressione di compiere gesti già compiuti».
Evidentemente, lo scontento della vita di routine, senza particolari gioie,
abitata da due matrimoni – scioltosi per abbandono da parte di una Thérèse
viziosa, a dir poco, il primo – e vissuto nella noia della consuetudine, il secondo,
a fianco di una moglie algida che si decide a denunciarne la scomparsa, solo
per motivi d'interesse.
Anche Simenon sembra chiedersi, insieme al lettore,
perché Norbert Monde abbia deciso la fuga perché è il giorno del suo
compleanno, o magari per un motivo impercettibile, come quello di aver visto
all'improvviso, davanti ai suoi occhi «i comignoli rosa che si stagliavano
sullo sfondo di un cielo azzurro pallido su cui fluttuava una minuscola nuvola
bianca». Che sia per questo o per un condensato di molteplici motivi (figli di
primo e secondo letto poco gratificanti; addirittura un figlio maschio
con tendenze gay) a far nascere in lui la voglia di lasciarsi la vita consueta
alle spalle, correndo verso la bellezza purificatrice del mare?
Presto fatto: si fa radere i baffi, scambia il completo dal taglio elegante con
un abito di seconda mano, corre alla Gare de Lyon,
chiedendo un biglietto per Marsiglia.
Quando il mare gli appare davanti, carico dei suoi ricordi d'infanzia, il
signor Monde, scioglie in lacrime il suo nodo vitale di scontento. Ed è proprio quel pianto che sembra lavare «tutta la
stanchezza accumulata in quarantotto anni», lacrime dolci «perché ora la
battaglia era finita» e a lui era dato vivere un'esistenza nuova, novello
Mattia Pascal di pirandelliana memoria, in un mondo lontanissimo dal suo.
Un bel giorno però, gli apparirà davanti agli occhi la sua prima sciagurata
moglie eroinomane e il protagonista del romanzo sarà
indotto a riprendere la sua vita di un tempo.
Naturalmente, lasciamo al lettore i passaggi intermedi, non privi di sorprese,
per non far torto al grande belga, nostro autore di
culto, diciamo solo che Monde, in buona sostanza dotato di un animo generoso,
pur rientrando nel tran-tran della sua passata esistenza, non sarà più la
stessa persona, potendo permettersi il lusso di indossare un animo nuovo,
guardando finalmente avanti a sé con una conquistata «fredda serenità».
Grazia Giordani
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