Raggi di sole
di Valentino Vitali
Prefazione di Maria Carmen Lama
Aletti Editore
www.alettieditore.it
Colla Gli emersi poesia
Pagg. 72
ISBN 9788864984797
Prezzo € 12,00
La prima silloge di Valentino Vitali,
Raggi di sole, è una bella raccolta di poesie con caratteristiche diverse che
danno complessivamente il senso profondo della sua poetica.
In alcune è preponderante un sentimento
di stupore e di amore verso la natura, alcune sono a sfondo sociale, in altre
il poeta attua una sorta di fermo-immagine mentale su passate esperienze
personali, il cui ricordo, pur ancora vivo, viene sfumato in sensazioni di
tenera malinconia.
È il poeta stesso a indirizzarci verso la comprensione
del suo personale modo di pensare e di sentire, quando si sofferma sull'analisi
di quelli che definisce uomini d'acqua.
Egli è uno di questi uomini d'acqua, (in quanto nato nel bel paese di
Bellano in riva al lago, dove da sempre vive), che possiede “sottili sensibilità”, “tenerezze inusitate”, “un modo di scivolare con lo sguardo sulle
onde”, ma è anche pronto a lasciarsi prendere da “ire improvvise proprie delle acque che l'hanno visto nascere”.
Attraverso questa ondeggiante metafora
dell'acqua si coglie la sua particolare modalità di sentire che realmente poi
vedremo tradursi, in modi sempre nuovi, in tutte le sue poesie.
Ed è proprio la straordinaria
sensibilità del poeta che fa sì che egli si immerga, per così dire, tutto
intero, corpo e anima, nelle cose che osserva. Così che le sue descrizioni
della natura e di quel che vi accade non sono mai (o quasi mai) disgiunte da
una trasposizione del “fuori” all'interno del suo animo, sia per rievocare
esperienze che sembravano depositate in un tempo tanto lontano da essere
irrecuperabili e che invece tornano a farsi vive nel paragone con ciò che sta
osservando, sia semplicemente per attuare un parallelo tra la vita della natura
e quella dell'uomo, sia ancora per trarne qualche insegnamento utile a migliorare
la percezione che si ha di se stessi e del proprio destino.
A volte le immagini che utilizza sono
così originali (ad esempio, nella poesia Carsismo
interiore), che persiste una vivida sensazione di trovarsi sul luogo di cui
ci parla e di osservare quel che accade, salvo trovarsi, nel finale, proiettati
nella propria interiorità, seguendo quel balzo improvviso a cui lo stesso poeta
è incline in modo del tutto naturale.
Le emozioni provate non sono espresse
in un modo che possa apparire solipsistico, anche quando il poeta fa
riferimento a personali esperienze, ma anzi coinvolgono il lettore a tal punto
da sentirsi a sua volta autorizzato a farle proprie. E in ciò consiste quel
carattere di universalità delle poesie di Valentino Vitali, che le rende fruibili
anche da lettori che non abbiano particolare consuetudine con la poesia in
generale.
A volte il poeta segue un percorso
inverso: fruga negli angoli più reconditi della propria anima, ne annuncia le
inquietudini, le passioni, i desideri, e poi li trasferisce all'esterno per
renderli più chiari a se stesso e più visibili come, ad esempio, in Prove d'eternità.
Anche nelle poesie a sfondo sociale
permane, (ed è esplicita in “11 settembre”),
quell'ambiguità di fondo, che è un cercare le ragioni degli altri, e
quell'ondeggiamento del pensiero del poeta che, anziché trasformarsi in una
sorta di “ipse dixit” inaccettabile, lascia spazio al lettore di formarsi
liberamente una sua idea, con il dovuto rispetto verso chi pensi diversamente.
Dal punto di vista stilistico il poeta,
seguendo il proprio autentico sentire, utilizza versi liberi che ben
corrispondono a quel flusso ininterrotto dell'anima e alla sua libertà di
osservare il mondo, le cose, le persone, le situazioni, le emozioni e i
sentimenti, da diverse prospettive. È come se il poeta volesse catturare il
mistero dell'universo che sembra sovrastare l'uomo e che parrebbe più facile
riuscire a decriptare osservandone varie sfaccettature, anche in modi e momenti
inaspettati, come per coglierlo sul fatto. Salvo restare solo parzialmente
appagato e obbligarsi a proseguire la ricerca poetica, questa sì, in sé
soddisfacente non fosse altro per le sensazioni piacevoli che produce nell'atto
stesso in cui la sua musa interiore “canta”!
Deliziosa in tal senso la brevissima
poesia Il canto del poeta, dove in
un'unica espressione il poeta concentra una bella metafora (foglia solitaria), la sensazione provata
(vibrando brivida), il piacere della
ricerca (abbandonarsi), il risultato
(all'onde, da intendersi, fuor di metafora,
come le onde poetiche, le espressioni che compongono ogni poesia), con
l'aggiunta felice del neologismo brivida
e dell'assonanza con la parola che precede, vibrando.
Anche in altre poesie, l'uso creativo
delle metafore arricchisce ed abbellisce i concetti espressi.
Ma la cifra stilistica particolare del
poeta è quel suo ricercare termini né vistosi, né banali, né astrusi, bensì
raffinati pur nella loro semplicità, e soprattutto collocati in un rapporto
espressivo gradevole tra di loro per dare un senso complessivo di leggerezza e
di trasparenza delle immagini evocate.
Il piacere che il lettore prova nel
leggere le poesie di questa silloge è qualcosa di indefinito, che spinge a
rileggerle per cogliere ogni volta sfumature diverse e sottili, significati
profondi nelle pieghe del pensiero e portarli in superficie con una nuova
sensazione di meraviglia o di sorprendente novità, pur nella familiarità dei
versi e delle immagini.
E il titolo, in tre parole, riassume
ciò che ciascuna poesia rappresenta: un piccolo raggio che illumina quel che
descrive con la luce esistenziale del poeta.
Maria
Carmen Lama