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  Letteratura  »  Raggi di sole, di Valentino Vitali, edito da Aletti e recensito da Maria Carmen Lama 24/03/2011
 

Raggi di sole

di Valentino Vitali

Prefazione di Maria Carmen Lama

Aletti Editore

www.alettieditore.it

Colla Gli emersi poesia

Pagg. 72

ISBN 9788864984797

Prezzo € 12,00

 

 

 

 

 

La prima silloge di Valentino Vitali, Raggi di sole, è una bella raccolta di poesie con caratteristiche diverse che danno complessivamente il senso profondo della sua poetica.

In alcune è preponderante un sentimento di stupore e di amore verso la natura, alcune sono a sfondo sociale, in altre il poeta attua una sorta di fermo-immagine mentale su passate esperienze personali, il cui ricordo, pur ancora vivo, viene sfumato in sensazioni di tenera malinconia.

È il poeta stesso a indirizzarci  verso la comprensione del suo personale modo di pensare e di sentire, quando si sofferma sull'analisi di quelli che definisce uomini d'acqua.

Egli è uno di questi uomini d'acqua, (in quanto nato nel bel paese di Bellano in riva al lago, dove da sempre vive), che possiede “sottili sensibilità”, “tenerezze inusitate”, “un modo di scivolare con lo sguardo sulle onde”, ma è anche pronto a lasciarsi prendere da “ire improvvise proprie delle acque che l'hanno visto  nascere”.

Attraverso questa ondeggiante metafora dell'acqua si coglie la sua particolare modalità di sentire che realmente poi vedremo tradursi, in modi sempre nuovi, in tutte le sue poesie.

Ed è proprio la straordinaria sensibilità del poeta che fa sì che egli si immerga, per così dire, tutto intero, corpo e anima, nelle cose che osserva. Così che le sue descrizioni della natura e di quel che vi accade non sono mai (o quasi mai) disgiunte da una trasposizione del “fuori” all'interno del suo animo, sia per rievocare esperienze che sembravano depositate in un tempo tanto lontano da essere irrecuperabili e che invece tornano a farsi vive nel paragone con ciò che sta osservando, sia semplicemente per attuare un parallelo tra la vita della natura e quella dell'uomo, sia ancora per trarne qualche insegnamento utile a migliorare la percezione che si ha di se stessi e del proprio destino.

 

A volte le immagini che utilizza sono così originali (ad esempio, nella poesia Carsismo interiore), che persiste una vivida sensazione di trovarsi sul luogo di cui ci parla e di osservare quel che accade, salvo trovarsi, nel finale, proiettati nella propria interiorità, seguendo quel balzo improvviso a cui lo stesso poeta è incline in modo del tutto naturale.

Le emozioni provate non sono espresse in un modo che possa apparire solipsistico, anche quando il poeta fa riferimento a personali esperienze, ma anzi coinvolgono il lettore a tal punto da sentirsi a sua volta autorizzato a farle proprie. E in ciò consiste quel carattere di universalità delle poesie di Valentino Vitali, che le rende fruibili anche da lettori che non abbiano particolare consuetudine con la poesia in generale.

 

A volte il poeta segue un percorso inverso: fruga negli angoli più reconditi della propria anima, ne annuncia le inquietudini, le passioni, i desideri, e poi li trasferisce all'esterno per renderli più chiari a se stesso e più visibili come, ad esempio, in Prove d'eternità.

Anche nelle poesie a sfondo sociale permane, (ed è esplicita in “11 settembre”), quell'ambiguità di fondo, che è un cercare le ragioni degli altri, e quell'ondeggiamento del pensiero del poeta che, anziché trasformarsi in una sorta di “ipse dixit” inaccettabile, lascia spazio al lettore di formarsi liberamente una sua idea, con il dovuto rispetto verso chi pensi diversamente.

 

Dal punto di vista stilistico il poeta, seguendo il proprio autentico sentire, utilizza versi liberi che ben corrispondono a quel flusso ininterrotto dell'anima e alla sua libertà di osservare il mondo, le cose, le persone, le situazioni, le emozioni e i sentimenti, da diverse prospettive. È come se il poeta volesse catturare il mistero dell'universo che sembra sovrastare l'uomo e che parrebbe più facile riuscire a decriptare osservandone varie sfaccettature, anche in modi e momenti inaspettati, come per coglierlo sul fatto. Salvo restare solo parzialmente appagato e obbligarsi a proseguire la ricerca poetica, questa sì, in sé soddisfacente non fosse altro per le sensazioni piacevoli che produce nell'atto stesso in cui la sua musa interiore “canta”!

Deliziosa in tal senso la brevissima poesia Il canto del poeta, dove in un'unica espressione il poeta concentra una bella metafora (foglia solitaria), la sensazione provata (vibrando brivida), il piacere della ricerca (abbandonarsi), il risultato (all'onde, da intendersi, fuor di metafora, come le onde poetiche, le espressioni che compongono ogni poesia), con l'aggiunta felice del neologismo brivida e dell'assonanza con la parola che precede, vibrando.

 

Anche in altre poesie, l'uso creativo delle metafore arricchisce ed abbellisce i concetti espressi.

Ma la cifra stilistica particolare del poeta è quel suo ricercare termini né vistosi, né banali, né astrusi, bensì raffinati pur nella loro semplicità, e soprattutto collocati in un rapporto espressivo gradevole tra di loro per dare un senso complessivo di leggerezza e di trasparenza delle immagini evocate.

Il piacere che il lettore prova nel leggere le poesie di questa silloge è qualcosa di indefinito, che spinge a rileggerle per cogliere ogni volta sfumature diverse e sottili, significati profondi nelle pieghe del pensiero e portarli in superficie con una nuova sensazione di meraviglia o di sorprendente novità, pur nella familiarità dei versi e delle immagini.

 

E il titolo, in tre parole, riassume ciò che ciascuna poesia rappresenta: un piccolo raggio che illumina quel che descrive con la luce esistenziale del poeta.

 

 

Maria Carmen Lama

 
©2006 ArteInsieme, « 014082395 »