I cani e i lupi di Irčne
Némirovsky, Adelphi
Némirovsky, il romanzo straziato
dalla paura
Ci sono romanzi che sollevano un polverone appena pubblicati e poi cadono nel
dimenticatoio, altri che mantengono un certo “magnetismo”, anche se riproposti
molti anni dopo la loro prima uscita. Questo ci parrebbe essere il caso di I
cani e i lupi di Irčne Némirovsky (Titolo originale: “Les chiens et les Loups”,
pp.234, euro 18,50), l'ultimo romanzo pubblicato in vita dall'autrice, prima
della deportazione ad Auschwitz che Adelphi, intento a ripubblicare l'opera
omnia di questa donna dalla penna geniale – di cui soprattutto ricordiamo il
capolavoro Suite francese - ha portato in Italia per noi nella bella traduzione
di Marina di Leo. Un polverone all'epoca, dicevamo, addirittura con accuse di
antisemitismo e persino di captatio benevolentiae per paura delle leggi
razziali, tanto che alla prima edizione dello scottante romanzo la scrittrice
premetteva un'avvertenza in cui ribadiva la propria intenzione di descrivere il
popolo a cui apparteneva cosě com'era con i suoi pregi e i suoi difetti, persuasa che “in letteratura non vi siano argomenti tabů”.
Certo č che gli ebrei venuti dall' Est, “fotografati”
dall'impietosa penna némirovskyana, non ci sembrano portatori di sentimenti
edificanti. Ma qui, quello che conta č la valenza del romanzo e la sapiente
capacitŕ della sua ipercritica autrice di proporci un plot avvincente, popolato
da personaggi che ci lasciano in cuore un segno profondo ed inquietante. In sintonia
con buona parte della sua scrittura, anche questa volta la Némirovsky č
indirettamente autobiografica – anche se in forma piů simbolica che letterale
-, riproponendoci le atmosfere, gli stati d'animo, raccontandoci le peripezie
di Ada, bambina in Ucraina e poi ragazza a Parigi. Nei suoi anni infantili la
vediamo giocare col cuginetto Ben, mentre nelle strade, all'esterno, freme il
rombo insanguinato del pogrom che porterŕ i due bambini, abitanti della parte
bassa della cittŕ, quella destinata ai poveri, a rifugiarsi presso parenti
spocchiosi della parte alta, quella dei privilegiati. Fatale dunque l'incontro
con Harry il bambino ricco, ben vestito, paradigma dell'aristocratico benessere
a lei negato. Questo privilegiato cugino dai riccioli bruni e dai grandi occhi
splendenti, l'affascina in maniera irresistibile, tanto che – dopo il
matrimonio con Ben – diverrŕ la sua amante, incapace di sottrarsi a un fato che
la sovrasta.
Impossibile riassumere una trama punteggiata da grovigli
interiori, ritmata dal gioco contorto fra l'alternanza dei buoni e cattivi,
dove cani sembrano essere i ricchi abitanti della cittŕ alta - quelli che
godono dell'invidiato benessere - e lupi ci appaiono gli avidi cugini poveri,
determinati all'inseguimento di coloro che ritengono essere piů fortunati.
Passione, desiderio e nostalgia del mondo ucraino, lasciatosi alle spalle,
abita fino all'ultimo, queste pagine drammatiche, straziate da sentimenti
contrastanti.
Grazia Giordani
www.graziagiordani.it