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  Letteratura  »  I cani e i lupi, di Irčne Némirovsky, edito da Adelphi e recensito da Grazia Giordani 01/04/2011
 

I cani e i lupi di Irčne Némirovsky, Adelphi

 

Némirovsky, il romanzo straziato dalla paura

 


Ci sono romanzi che sollevano un polverone appena pubblicati e poi cadono nel dimenticatoio, altri che mantengono un certo “magnetismo”, anche se riproposti molti anni dopo la loro prima uscita. Questo ci parrebbe essere il caso di I cani e i lupi di Irčne Némirovsky (Titolo originale: “Les chiens et les Loups”, pp.234, euro 18,50), l'ultimo romanzo pubblicato in vita dall'autrice, prima della deportazione ad Auschwitz che Adelphi, intento a ripubblicare l'opera omnia di questa donna dalla penna geniale – di cui soprattutto ricordiamo il capolavoro Suite francese - ha portato in Italia per noi nella bella traduzione di Marina di Leo. Un polverone all'epoca, dicevamo, addirittura con accuse di antisemitismo e persino di captatio benevolentiae per paura delle leggi razziali, tanto che alla prima edizione dello scottante romanzo la scrittrice premetteva un'avvertenza in cui ribadiva la propria intenzione di descrivere il popolo a cui apparteneva cosě com'era con i suoi pregi e i suoi difetti, persuasa che “in letteratura non vi siano argomenti tabů”. Certo č che gli ebrei venuti dall' Est, “fotografati” dall'impietosa penna némirovskyana, non ci sembrano portatori di sentimenti edificanti. Ma qui, quello che conta č la valenza del romanzo e la sapiente capacitŕ della sua ipercritica autrice di proporci un plot avvincente, popolato da personaggi che ci lasciano in cuore un segno profondo ed inquietante. In sintonia con buona parte della sua scrittura, anche questa volta la Némirovsky č indirettamente autobiografica – anche se in forma piů simbolica che letterale -, riproponendoci le atmosfere, gli stati d'animo, raccontandoci le peripezie di Ada, bambina in Ucraina e poi ragazza a Parigi. Nei suoi anni infantili la vediamo giocare col cuginetto Ben, mentre nelle strade, all'esterno, freme il rombo insanguinato del pogrom che porterŕ i due bambini, abitanti della parte bassa della cittŕ, quella destinata ai poveri, a rifugiarsi presso parenti spocchiosi della parte alta, quella dei privilegiati. Fatale dunque l'incontro con Harry il bambino ricco, ben vestito, paradigma dell'aristocratico benessere a lei negato. Questo privilegiato cugino dai riccioli bruni e dai grandi occhi splendenti, l'affascina in maniera irresistibile, tanto che – dopo il matrimonio con Ben – diverrŕ la sua amante, incapace di sottrarsi a un fato che la sovrasta. Impossibile riassumere una trama punteggiata da grovigli interiori, ritmata dal gioco contorto fra l'alternanza dei buoni e cattivi, dove cani sembrano essere i ricchi abitanti della cittŕ alta - quelli che godono dell'invidiato benessere - e lupi ci appaiono gli avidi cugini poveri, determinati all'inseguimento di coloro che ritengono essere piů fortunati. Passione, desiderio e nostalgia del mondo ucraino, lasciatosi alle spalle, abita fino all'ultimo, queste pagine drammatiche, straziate da sentimenti contrastanti.

Grazia Giordani

 

www.graziagiordani.it

 

 

 
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