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  Letteratura  »  Mangia la zuppa, amore, di Boris Virani, edito dal Foglio e recensito da Katia Ciarrocchi 20/04/2011
 

Mangia la zuppa, amore

di Boris Virani

Edizioni Il Foglio

www.ilfoglioletterario.it

Narrativa romanzo

Pagg. 170

ISBN 9788876063121

Prezzo € 12,00

 

Questi sono giorni “caldi” per le case editrici, c'è la corsa al Premio Strega, il premio più ambito e chiacchierato. Oramai siamo alle ultime battute della prima parte, dove le case editrici presentano le candidature: su Affariitaliani.it chi ci sarà, ma solo 12 saranno i candidati ufficiali, da cui saranno selezionati i 5 finalisti nel mese di giugno.
Confermata, per il Foglio Letterario, casa editrice di Gordiano Lupi la candidatura di Boris Virani, 23enne autore di “Mangia la zuppa, amore“, libro che verrà presentato da Paolo Ruffilli e Predrag Matvejevic.
Il Foglio Letterario ha già partecipato allo Strega nel 2006 con Wilson Saba, autore che è successivamente passato a Bompiani

 

La luce bianca del cielo schiarisce improvvisamente gli animi. L'uomo col cappello da mago e l'infermiere sono seduti su due belle poltrone verdi. Ai loro piedi il solito tappeto quadrato d'erba rossa, occupato anche da una famiglia di tarantole uscita fuori in cerca di investimenti fruttuosi. La famiglia sta parlando con una lucertola a proposito del terreno d'angolo che quest'ultima si è decisa ad affittare a gente perbene e pulita. Il signor Bigol, spaparanzato su un'amaca, si gratta il sedere e russa. Due aspirapolveri reggono i lembi dell'amaca. Hanno un'aria stanca. Intorno al tappeto d'erba rossa c'è solo uno sterminato deserto. I granellini di sabbia non stanno comodi e cambiano posizione più volte, contorcendosi l'uno attorno all'altro; qualche privilegiato, giunto talmente in alto da poter vedere il cielo, decide di prendere il venticello per viaggiare un po' più in là. Si possono scorgere all'orizzonte diversi scorpioni che vagano alla cieca fra le dune, cercando qualcuno da abbracciare.

Inutile dire che Gordiano Lupi (fondatore e direttore de Il Foglio Letterario) ha l'occhio lungo, pensando a Lorenza Ghinelli, approdata a Newton Compton con Il divoratore (scoperto e pubblicato la prima volta da Il Foglio Letterario) e oggi venduto in tutto il mondo come diritti di traduzione.
Il Foglio Letterario punta molto su Virani, tanto da candidarlo per il Premio Strega e devo ammettere che è proprio un bel colpo, Virani con Magia la zuppa, amore, libro d'esordio, ti “prende”, ti acchiappa sin dalla nota iniziale ove afferma: “Questo testo non è stato sottoposto ad alcun tipo di editing” per scelta perché un editing, a mio parere, avrebbe compromesso l'intero libro.
Mi spiego: Mangia la zuppa, amore è tra surrealismo, sur-realtà in cui veglia e sogno sono entrambe presenti e si combinano in modo armonico e intimo, e teatro dell'assurdo.
Si alterna testo narrato ove il protagonista è la voce narrante che scrive raccontando le sue giornate, parole, pensieri e immagini sono liberi senza freni inibitori e scopi preordinati: “Io scrivo quello che mi succede, e non penso a come lo faccio”, e man mano che le frasi vanno a colmare il quaderno “che in copertina ha due elefanti” un mondo di cartone si materializza nell'immaginario del lettore.
Non vi sono nomi di persona se non per Alice la ragazza dei sogni che è meglio lasciar stare per non sporcare una speranza a chi ormai si vede cadere e si sente parte integra del vuoto, e Gina la bicicletta rossa con trombetta. Gli altri sono il coinquilino, la ragazza del coinquilino, Tizio Caio, e così per tutte quelle persone con cui viene a contatto. Avventure divertenti che ti fanno ridere di cuore si alternano a momenti in cui ti soffermi a riflettere, perché quel vuoto che il protagonista avverte qualche volta nella tua vita l'hai provato. Assurde conversazioni dove spesso il ripetersi della parola “finale” (un po' alla Ned Flanders vicino di casa della famiglia Simpson) da il senso di disagio e surreale in cui il libro è ambientato.
Ed ecco che a capitoli di testo narrato si alternano capitoli teatrali, quel teatro dell'assurdo, dove i personaggi cambiano, c'è Infermiere, Uomo col cappello da mago, Signor Bigol, anche le cose hanno un dialogo, remo, secondo remo, terzo remo, fuori campo e cosi via, capitali caratterizzati essenzialmente da dialoghi senza senso, ripetitivi capaci di suscitare il sorriso nonostante la drammaticità della situazione, che a me inevitabilmente ha riportato alla mente Ionesco né “La cantatrice calva” dove in realtà i personaggi non hanno nulla da dire, dove dal non senso dei dialoghi emerge l'illogicità della condizione umana.
A questo punto potrebbe sorgere spontanea la domanda: “Che ci azzecca l'una e l'altra parte alternata e da cosa sono uniti i personaggi?” Beh questo lo lascio scoprire a voi, mai vorrei togliere il gusto di leggere un libro degno di nota, un libro fresco, giovane, un libro che ti fa ritornare la voglia di leggere e poi ancora leggere.

 

Katia Ciarrocchi

 

www.liberolibro.it

 

 
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