Mangia la zuppa, amore
di Boris Virani
Edizioni Il Foglio
www.ilfoglioletterario.it
Narrativa romanzo
Pagg. 170
ISBN 9788876063121
Prezzo € 12,00
Questi sono giorni “caldi” per le case editrici, c'è la
corsa al Premio Strega, il
premio più ambito e chiacchierato. Oramai siamo alle ultime battute della prima
parte, dove le case editrici presentano le candidature: su Affariitaliani.it chi
ci sarà,
ma solo 12 saranno i candidati ufficiali, da cui saranno selezionati i 5
finalisti nel mese di giugno.
Confermata, per il Foglio Letterario,
casa editrice di Gordiano Lupi la candidatura di Boris Virani, 23enne autore di “Mangia la zuppa, amore“, libro che
verrà presentato da Paolo Ruffilli e Predrag Matvejevic.
Il Foglio Letterario ha già partecipato allo Strega nel 2006 con Wilson Saba,
autore che è successivamente passato a Bompiani
“La luce bianca del cielo schiarisce improvvisamente gli animi. L'uomo
col cappello da mago e l'infermiere sono seduti su due belle poltrone verdi. Ai
loro piedi il solito tappeto quadrato d'erba rossa, occupato anche da una
famiglia di tarantole uscita fuori in cerca di investimenti fruttuosi. La
famiglia sta parlando con una lucertola a proposito del terreno d'angolo che
quest'ultima si è decisa ad affittare a gente perbene e pulita. Il signor
Bigol, spaparanzato su un'amaca, si gratta il sedere e russa. Due aspirapolveri
reggono i lembi dell'amaca. Hanno un'aria stanca. Intorno al tappeto d'erba
rossa c'è solo uno sterminato deserto. I granellini di sabbia non stanno comodi
e cambiano posizione più volte, contorcendosi l'uno attorno all'altro; qualche
privilegiato, giunto talmente in alto da poter vedere il cielo, decide di
prendere il venticello per viaggiare un po' più in là. Si possono scorgere
all'orizzonte diversi scorpioni che vagano alla cieca fra le dune, cercando
qualcuno da abbracciare.”
Inutile dire che Gordiano Lupi (fondatore e direttore de
Il Foglio Letterario)
ha l'occhio lungo, pensando a Lorenza Ghinelli, approdata a Newton Compton con
Il divoratore (scoperto e pubblicato la prima volta da Il Foglio Letterario)
e oggi venduto in tutto il mondo come diritti di traduzione.
Il Foglio Letterario punta molto su Virani,
tanto da candidarlo per il Premio Strega e devo ammettere che è proprio un bel
colpo, Virani con Magia la zuppa,
amore, libro d'esordio, ti “prende”,
ti acchiappa sin dalla nota iniziale ove afferma: “Questo testo non è stato sottoposto ad alcun tipo di editing”
per scelta perché un editing, a mio parere, avrebbe compromesso l'intero libro.
Mi spiego: Mangia la zuppa, amore
è tra surrealismo, sur-realtà in cui veglia e sogno sono entrambe presenti e si
combinano in modo armonico e intimo, e teatro dell'assurdo.
Si alterna testo narrato ove il protagonista è la voce narrante che scrive
raccontando le sue giornate, parole, pensieri e immagini sono liberi senza
freni inibitori e scopi preordinati: “Io
scrivo quello che mi succede, e non penso a come lo faccio”, e man
mano che le frasi vanno a colmare il quaderno “che in copertina ha due
elefanti” un mondo di cartone si materializza nell'immaginario del lettore.
Non vi sono nomi di persona se non per Alice la ragazza dei sogni che è meglio
lasciar stare per non sporcare una speranza a chi ormai si vede cadere e si
sente parte integra del vuoto, e Gina la bicicletta rossa con trombetta. Gli
altri sono il coinquilino, la ragazza del coinquilino, Tizio Caio, e così per
tutte quelle persone con cui viene a contatto. Avventure divertenti che ti
fanno ridere di cuore si alternano a momenti in cui ti soffermi a riflettere,
perché quel vuoto che il protagonista avverte qualche volta nella tua vita l'hai
provato. Assurde conversazioni dove spesso il ripetersi della parola “finale”
(un po' alla Ned Flanders
vicino di casa della famiglia Simpson) da il senso di
disagio e surreale in cui il
libro è ambientato.
Ed ecco che a capitoli di testo narrato si alternano capitoli teatrali, quel
teatro dell'assurdo, dove i personaggi cambiano, c'è Infermiere, Uomo col
cappello da mago, Signor Bigol, anche le cose hanno un dialogo, remo, secondo
remo, terzo remo, fuori campo e cosi via, capitali caratterizzati essenzialmente
da dialoghi senza senso, ripetitivi capaci di suscitare il sorriso nonostante
la drammaticità della situazione, che a me inevitabilmente ha riportato alla
mente Ionesco né “La
cantatrice calva” dove in realtà i personaggi non hanno nulla da dire, dove dal
non senso dei dialoghi emerge l'illogicità della condizione umana.
A questo punto potrebbe sorgere spontanea la domanda: “Che ci azzecca l'una e
l'altra parte alternata e da cosa sono uniti i personaggi?” Beh questo lo
lascio scoprire a voi, mai vorrei togliere il gusto di leggere un libro degno
di nota, un libro fresco, giovane, un libro che ti fa ritornare la voglia di
leggere e poi ancora leggere.
Katia Ciarrocchi
www.liberolibro.it