Il vecchio che leggeva romanzi d'amore, di Luis
Sepulveda, Guanda
"Era un rumore vitale in mezzo all' oscurità. Era, come dicono gli
Shuar: di giorno c'è l' uomo
e la foresta. Di
notte l' uomo è la foresta" ( pag. 99 ) Queste
parole degli Shuar, una popolazione indigena ecuadoriana sono la chiave per
entrare nella bellezza di una natura incontaminata, ma minacciata da uomini
bianchi, i gringos, avidi e crudeli, che non hanno occhi e cuori per capire la
vitalità e l' armonia di un mondo che giudicano selvaggio, un territorio da
sfruttare in tutti i modi, dalla ricerca dell' oro alla caccia crudele e
violentatrice delle sagge leggi rispettate da chi conosce la foresta e l' ama,
alla stupida curiosità di turisti che, quando mettono i piedi nella bellezza
del grande mondo verde, causano guai e tragedie.
L' uomo
che è la foresta, nel romanzo di Luis Sapùlveda, intitolato "Il vecchio
che leggeva romanzi d' amore" è Antonio Josè Bolivar Proano, un vecchio
tutto nervi, un vecchio che non sa esattamente quanti siano i suoi anni ma che
conosce ogni piega, , ogni sussurro, ogni luce ed ogni ombra della foresta dove
vive una vita piena e felice, in una capanna che si affaccia sul fiume
Nangaritza sul quale si posano i suoi occhi quando li distoglie dai romanzi d'
amore che legge appoggiato sul tavolo che ha costruito lui stesso, alto, per
proteggere le sue gambe dall' artrosi. Alla pace della sua capanna, Antonio è
giunto dopo molte traversie. Giovanissimo, quasi un bambino, aveva sposato
Donna Dolore Encarnaciòn del Santisimo Sacramento Estupinan Otavalo e, con lei,
aveva aderito ad un piano di colonizzazione dell' Amazzonia.
Il lavoro estenuante, le promesse non mantenute dal governo, di appoggio
economico ai coloni, l' umiliazione della sterilità
offesa dalle malelingue e, infine, la malaria, si portarono via Dolores.
Antonio restò solo con l' unica compagnia dei ricordi,
fastidiosi evocatori del "tafano della solitudine" e di un quadro che
ritraeva lui e Dolores con gli abiti delle nozze. Quando un gringo, entrato
nella capanna di Antonio, staccò il quadro per portarselo via, il vecchio
imbracciò la doppietta e gliela puntò contro, deciso a sparare se il gringo non
avesse rimesso il quadro al suo posto. Estenuato da tanto dolore, Antonio
desiderò che la selva diventasse un' enorme pira. Ma l' incontro con gli Shuar cambiò la vita di Antonio che,
progressivamente, giunse ad identificarsi con la foresta fino ad andarci a
vivere. In questo contesto, qualcuno rompe l' armonia
del grande mondo verde. Cacciatori stranieri, i gringos, uccidono i cuccioli di
un tigrino, un animale bellissimo che impazzisce per la perdita dei suoi figli.
Si aggira per la foresta affonddando gli artigli nelle gole degli uomini ai
quali dà la caccia.
Vengono organizzate spedizioni guidate dal sindaco
di El Idilio, una figura negativa, autoritaria, incompetente e ridicola. Il
fallimento della spedizione è scontato. Il sindaco affida il compito ad Antonio
che ingaggia una lotta personale e leale con la femmina impazzita di dolore, ma intelligente. Le pagine che narrano questo
singolare duello sono cariche di tensione ma anche della poesia che la foresta
emana, nella luce del giorno e nell' oscurità della
notte. La lotta che Antonio è costretto a fare, contrasta con la sua passione
per i romanzi d' amore che legge ogni volta che può,
in piedi, appoggiato al tavolo alto. La descrizione dei personaggi è
straordinaria: sarcasmo, ammirazione, poesia. Il vecchio Antonio si staglia fra
tutti, per la sua forza morale, per la sua saggezza, per la sua poesia. E
quando, finalmente, ucciderà il tigrino, non si sentirà un vincitore. "
Con gli occhi annebbiati dalle lacrime e dalla pioggia, spinse il corpo dell' animale fino alla riva del fiume, e le acque se lo
portarono via, fino all' interno della foresta, fino ai territori mai profanati
dall' uomo bianco, fino all' incontro col Rio delle Amazzoni, verso le rapide
dove sarebbe stato squarciato da pugnali di pietra, in salvo per sempre dalle
bestie indegne. Gettò subito via con furia la doppietta e la vide affondare
senza gloria. Bestia di metallo, odiata da tutte le creature........e senza
smettere di maledire il gringo primo artefice della tragedia, il sindaco, i
cercatori d' oro, tutti coloro che corrompevano la
verginità della sua Amazzonia, tagliò con un colpo di machete un ramo robusto,
e appoggiandovisi si avviò verso El Idilio, verso la sua capanna, e verso i
suoi romanzi, che parlavano d' amore con parole così belle che a volte gli
facevano dimenticare la barbarie umana" ( pag. 132 ). Questo splendido
libro è dedicato al sindaco degli Shuar Miguel Tzenke e a Chico Mendes,
"una delle figure più rilevanti e coerenti del Movimento Ecologico
Universale"
( dall'introduzione dell' Autore
).
Francamaria Bagnoli