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  Letteratura  »  Missione in Alaska, di Mykle Hansen, edito da Meridiano Zero e recensito da Giuseppe Iannozzi 21/05/2011
 

Missione in Alaska

di Mykle Hansen

Traduzione di Francesco Francis

Edizioni Meridiano Zero

www.meridianozero.it

Narrativa romanzo

Pagg. 156

ISBN 978-88-8237-231-6

Prezzo € 13,00

 

 

 

 

 

Missione in Alaska di Mykle Hansen è un ottimo esempio di bizzarro fiction. Il magazine Dazed & Confused, nel non lontano 2007, ha dato una definizione di questa corrente letteraria, per molti versi innovativa e nei contenuti e nello stile: “The bastard sons of William Burroughs and Dr. Seuss, the underground lit cult of the Bizarros are picking up where the cyberpunks left off”. Quando si parla di bizzarro fiction è il caso di fare un salto indietro nel tempo fino a William S. Burroughs e ricordare opere come “Il pasto nudo”, “Il biglietto esploso”, “La scimmia sulla schiena” e “La città della notte rossa”, entrando così a contatto con una ambientazione tanto grottesca quanto assurda surrealistica e causticamente satirica. E bisogna anche ricordare la pop art di Andy Warhol, quella che fa più stretto riferimento al linguaggio della pubblicità e alla società dei consumi. E non va neanche dimenticato il movimento avantpop su manifesto di Mark Amerika che, a partire dagli anni Novanta del XX secolo, ha fatto suoi i materiali prodotti dai mass media per elaborare testi avanguardistici tutti molto critici e feroci nei confronti della lobotomizzazione sociale e intellettuale.
La bizzarro fiction è una delle ultime frontiere espressive, forse la più intransigente e caustica che, utilizzando sempre un linguaggio politicamente scorretto, strappa lo scheletro canceroso della società per esporlo al pubblico ludibrio.

Marv Pushkin, manager di successo della Wilson & Saunders, durante un viaggio in Alaska finisce sotto la sua adorata Range Rover nel tentativo di cambiare una ruota. Potrebbe capitare a chiunque, o no? In ogni caso, Marv rimane intrappolato sotto il suo SUV: solo i piedi restano esposti alla natura feroce dell'Alaska.
Marv Pushkin è un tipo pieno di sé, un inguaribile impasticcato, un tipaccio che odia con tutto sé stesso la natura. E questa si vendica: un orso affamato decide di papparsi uno a uno i piedi di Marv, mentre questi sopravvive sotto la Range Rover grazie a dei micidiali cocktail di psicofarmaci e antidolorifici. Pushkin immagina i suoi piedi divorati dall'orso, ma non sente alcun dolore impasticcato com'è. Il SUV che gl'è caduto sulle gambe lasciando solo i piedi scoperti, per sua fortuna, funge da laccio emostatico. Schiacciato ma anche riparato sotto il suo adorato status symbol, il manager pensa a quando sarà di nuovo in piedi, perché lui è più che mai sicuro che la scienza gli regalerà due piedi nuovi, delle protesi molto funzionali che gli calzeranno a pennello. Marv non è preoccupato, non più di tanto in ogni caso. L'Alaska gli fa schifo e immagina che una volta al riparo si provvederà a cancellarla per sempre dalla carta geografica. Non gli passa manco per la testa che sotto la Range Rover potrebbe restarci secco. La sua preoccupazione è tutta per la sua macchina, per i danni che compare orso gli sta sicuramente procurando con le sue zampacce. Per Pushkin il nemico è il mondo esterno, mentre il microcosmo sotto la Range Rover è una confortante dilatazione del suo ego malato.
In attesa dei soccorsi il giovane rampante manager si dà da fare per lucidare a puntino ogni bullone che gli capita a tiro. Marv si ritiene fortunato, non ha difatti dimenticato d'imbottirsi le tasche del giubbotto di una quantità infinita di medicinali. Le droghe che butta giù nel gargarozzo sono i suoi Dèi e in quanto tali li osanna; sputa invece contro la natura selvaggia, che lui considera “una spina piantata nel culo dell'umanità”: “Non ho più paure, né incertezze. Sono coraggioso e saggio e reattivo e astuto. Niente più mi turba. Non c'è tempesta che riesca a increspare il liscio specchio d'acqua del mio umore. Oggi nella mia vita c'è una sola cosa di cui non potrei fare a meno, ed è la combinazione Performil/Septihone”.
Marv Pushkin, insieme al suo team aziendale, si era recato in Alaska per dare la caccia agli orsi e quindi rafforzare lo spirito di gruppo. Sotto il SUV immagina di essere soccorso e di far poi fuori l'orso a colpi di fucile. Immagina di prendere la sua pellaccia e di farne un tappeto. E ricorda quello che i suoi capi gli avevano raccontato una volta quasi in confidenza, ovvero che per rinvigorire lo spirito di collaborazione non c'è niente di meglio che scoparsi in gruppo la stessa puttana più e più volte. Marv immagina che un giorno anche lui si scoperà una puttana, perché dopo l'avventura con l'orso non potrà che ottenere una promozione. Immagina anche di occupare i piani più alti dell'azienda con i suoi piedi nuovi in titanio superleggero; ed ancora immagina di prendere a calci in culo hippie e parassiti che dovessero magnificargli la bellezza della natura selvaggia. Mentre attende l'improbabile arrivo d'un elicottero del Search & Rescue, Pushkin torna indietro con la memoria e rivede sé stesso giovane e impacciato; ripercorre le tappe principali che lo hanno visto trattare amici e nemici al pari di uno zerbino, e spende persino un pensiero per l'ex moglie che odia quasi più dell'orso e dell'Alaska.

In “Amico della Terra” T. Coraghessan Boyle racconta di Ty, un ex ambientalista che, dopo la tragica morte della figlia, ha abbandonato la lotta per salvare il pianeta. In un mondo dove gli ecosistemi sono andati a puttane e dove solo i ratti riescono a campare, Ty, seppur con molta difficoltà, tornerà a credere che combattere per la salvezza dell'umanità non è mai una battaglia persa in partenza. Mykle Hansen porta al lettore moderno più o meno lo stesso messaggio, ma per farlo utilizza i mezzi della bizzarro fiction. Per questo moderno capolavoro letterario la colonna sonora obbligata è: Velvet Underground, The 13th Floor Elevators, Kaleidoscope, Soft Machine, Tangerine Dream, Arthur Brown, Hawkwind. Dopo aver letto Missione in Alaska di Mykle Hansen, poco ma sicuro, che vi passerà la voglia di andare a caccia di orsi in Alaska o altrove. E sin da adesso ci metto la mia zampa orsina sul fuoco che non oserete più sparare neanche a un passerotto.

 

Giuseppe Iannozzi

 

www.liberolibro.it

 

 
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