Luci
nella notte, di Georges Simenon - Adelphi
Che ogni romanzo di Georges Simenon (Liegi 1903-Losanna 1989) sia
sempre un libro più che coinvolgente ce lo conferma anche Luci nella notte (Titolo originale: Feux rouges, pp.166, euro 10) che
Adelphi – intento a curarne l'opera omnia -, ora
ci propone ben tradotto da Marco Bevilacqua.
Scritto a Lakeville (Connecticut) nel luglio del 1953 e apparso a stampa nello
stesso anno, il romanzo è stato definito da Michel Carly (il maggior studioso
dell'autore nel suo periodo dell' esilio negli Stati
Uniti), «un puro capolavoro americano».
Da questo libro Cédric Kahn ha tratto nel 2004 l'omonimo film, interpretato da
Jean-Pierre Darroussin e Carole Bouquet che ha saputo cogliere l'atmosfera
allucinata ed ossessiva del romanzo, qualità in cui il grande autore belga spesso
si è dimostrato maestro.
Conosciuto dalla maggior parte dei lettori per il ciclo del commissario
Maigret, visitato e rivisitato in forma filmica
e televisiva (indimenticabile quella interpretata dal nostro Gino Cervi), in
realtà, Simenon crea capolavori soprattutto quando scrive romanzi di crisi, o
romanzi «duri», secondo la sua stessa definizione, tra cui ricordiamo: La neve era sporca e La camera azzurra solo per citarne due
fra i moltissimi.
In Luci nella notte
respiriamo la calura e la concitazione di un ultimo weekend d'estate, mentre
una coppia sull'orlo della crisi, parte per il Maine dove i due piccoli figli
hanno trascorso un mese di vacanza. Fin dalle prime pagine entriamo dentro il
malumore di Steve e Nancy, dentro le loro incomprensioni, mentre New York sfuma
alle loro e alle nostre spalle, in un baluginare rosso-azzurro delle insegne
dei bar, invero troppo frequentati dal marito che si sente inferiore rispetto a
una moglie così impeccabile, più importante di lui nel lavoro, ipercritica nei
suoi confronti.
Sentiamo il malessere, il frantumarsi dell'intesa fra questi due coniugi poco
più che trentenni, in un progress ritmato dalla musica jazz in sottofondo e
irrorato dai troppi whisky di Steve che s'illude di trovare forza e sicurezza
nel bicchiere, visto che fin dal pomeriggio – per usare il suo linguaggio - «è
entrato nel tunnel» ovvero ha iniziato ad affogare nell'alcol la sua viltà e il
cattivo concetto che ha di sé.
Naturalmente, i protagonisti di questa storia che scorre e s'impenna nel
subdolo binario del realismo ossessivo, non sanno che il viaggio segnerà una
svolta drammatica nella loro esistenza, perché, poche ore prima che lasciassero
New York, dal carcere di Sing Sing è evaso un uomo che entrerà come un uragano
nel loro destino, incrociando la loro strada in maniera ineluttabile.
Tutti i noir di pregio hanno un epilogo a sorpresa e – più bravo è l'autore –
più spiazzante sarà il coup de théâtre,
inaspettato ed imprevedibile. Nel nostro caso, il finale ci colpisce in maniera
particolare perché arricchito di quella carica psicologico-freudiana che
Simenon, conoscitore dei più nascosti meandri dell'animo umano, sa sempre
regalare alle sue avvolgenti pagine.
Grazia Giordani
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