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  Letteratura  »  Luci nella notte, di Georges Simenon, edito da Adelphi e recensito da Grazia Giordani 21/05/2011
 

Luci nella notte, di Georges Simenon - Adelphi

 

 

Che ogni romanzo di Georges Simenon (Liegi 1903-Losanna 1989) sia sempre un libro più che coinvolgente ce lo conferma anche Luci nella notte (Titolo originale: Feux rouges, pp.166, euro 10) che Adelphi – intento a  curarne l'opera omnia -, ora ci propone ben tradotto da Marco Bevilacqua.
Scritto a Lakeville (Connecticut) nel luglio del 1953 e apparso a stampa nello stesso anno, il romanzo è stato definito da Michel Carly (il maggior studioso dell'autore nel suo periodo dell' esilio negli Stati Uniti), «un puro capolavoro americano».
Da questo libro Cédric Kahn ha tratto nel 2004 l'omonimo film, interpretato da Jean-Pierre Darroussin e Carole Bouquet che ha saputo cogliere l'atmosfera allucinata ed ossessiva del romanzo, qualità in cui il grande autore belga spesso si è dimostrato maestro.
Conosciuto dalla maggior parte dei lettori per il ciclo del commissario Maigret, visitato e rivisitato in  forma filmica e televisiva (indimenticabile quella interpretata dal nostro Gino Cervi), in realtà, Simenon crea capolavori soprattutto quando scrive romanzi di crisi, o romanzi «duri», secondo la sua stessa definizione, tra cui ricordiamo: La neve era sporca e La camera azzurra solo per citarne due fra i moltissimi.
In Luci nella notte respiriamo la calura e la concitazione di un ultimo weekend d'estate, mentre una coppia sull'orlo della crisi, parte per il Maine dove i due piccoli figli hanno trascorso un mese di vacanza. Fin dalle prime pagine entriamo dentro il malumore di Steve e Nancy, dentro le loro incomprensioni, mentre New York sfuma alle loro e alle nostre spalle, in un baluginare rosso-azzurro delle insegne dei bar, invero troppo frequentati dal marito che si sente inferiore rispetto a una moglie così impeccabile, più importante di lui nel lavoro, ipercritica nei suoi confronti.
Sentiamo il malessere, il frantumarsi dell'intesa fra questi due coniugi poco più che trentenni, in un progress ritmato dalla musica jazz in sottofondo e irrorato dai troppi whisky di Steve che s'illude di trovare forza e sicurezza nel bicchiere, visto che fin dal pomeriggio – per usare il suo linguaggio - «è entrato nel tunnel» ovvero ha iniziato ad affogare nell'alcol la sua viltà e il cattivo concetto che ha di sé.
Naturalmente, i protagonisti di questa storia che scorre e s'impenna nel subdolo binario del realismo ossessivo, non sanno che il viaggio segnerà una svolta drammatica nella loro esistenza, perché, poche ore prima che lasciassero New York, dal carcere di Sing Sing è evaso un uomo che entrerà come un uragano nel loro destino, incrociando la loro strada in maniera ineluttabile.
Tutti i noir di pregio hanno un epilogo a sorpresa e – più bravo è l'autore – più spiazzante sarà il coup de théâtre, inaspettato ed imprevedibile. Nel nostro caso, il finale ci colpisce in maniera particolare perché arricchito di quella carica psicologico-freudiana che Simenon, conoscitore dei più nascosti meandri dell'animo umano, sa sempre regalare alle sue avvolgenti pagine.

 
Grazia Giordani

 

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