Gocce di
Sicilia di Andrea Camilleri
Piccola Biblioteca
Oscar Mondadori
Breve raccolta
di racconti che impressionano immagini
dense e antiche di una Sicilia
evocata
con dolce nostalgia.
In sette scintillanti
storie, il nostro autore distilla immagini
di una Sicilia
personale ed intima e nel contempo collettiva,
di tutti.
Nel suo stile inconfondibile, nella
sua parlata
distintiva di un siciliano ragionato e strutturato,
Camilleri pennella ritratti
di persone, evoca fatti e detti che trasferisce
dalla
memoria sulla
carta
e sa renderli unici ed irripetibili.
In Gocce di Sicilia sono raccolti
gli scritti originali comparsi sull'Almanacco
dell'Altana
negli anni 1995-96-97-98-99-2000.
Parte di Piace il vino a San Calò è stata revisionata e rielaborata dal romanzo
Il corso delle cose (1978 Sellerio
1998). Il racconto Ipotesi sulla
scomparsa
di Antonio Patò è comparso in forma
ridotta sul quotidiano La Stampa e poi ampliato, è diventato
il volume La
scomparsa
di Patò (Mondadori 2000). Il
cappello e la
coppola fa
parte delle Favole del tramonto (ed. Dell'Altana 2000). Ne Lo zù Cola,
persona pulita,
l'autore specifica che è un falso
monologo e si usa dire a teatro
quando chi parla non si rivolge a
se stesso, ma ad
un interlocutore che non risponde o le cui risposte non vengono riferite. A parte questo dettaglio
tecnico, il contenuto è vero.
A Roma in un pomeriggio
del 1950 in
una banca, Camilleri
incontrò il noto boss dell'Agrigentino Nicola
“Nick” Gentile. Nel colloquio avuto,
Camilleri prese nota a casa, per,
poi, scriverne la storia.
Il giornalista Felice Chilanti
riportò l'intervista avuta con
il boss in un libro intitolato “Vita di gangster”.
Il mafioso era
ritornato clandestinamente in Italia dagli
U.S.A., nell'aprile del '43 per preparare lo
sbarco degli Alleati in Sicilia.
Camilleri afferma che a
rileggere adesso l'incontro, appare anacronistica la
figura del boss lontana da certi schemi operandi
della mafia. Riguardo
a convincere qualcuno a
fare qualcosa che non vuol fare,
dice il boss, ci vuole pazienza e persuasione
senza perdere la pazienza ed arrivare all'omicidio.
Perché muore la persona,
ma il mafioso
perde la battaglia
perché è stato incapace.
“Ad ammazzare tutti sono buoni!” Logica
distorta e criminale certo, ma
lontana
da quella
di oggi in cui la morale, la
deontologia a
modo loro erano rispettate.
“U zz'Arfredu” : la
memoria di uno zio speciale, colto, ricco di interessi è ammantata da affettuosa nostalgia e dolce rievocazione;
grazie a
lui, l'amore per i libri divenne sacro.
“Piace il vino a San Calò”: le feste religiose legate
strettamente alle
tradizioni, al
folclorismo, quando la statua del Santo
portata
in processione è oggetto di culto semi-pagano e diventa
tutta la
scenografia
parossismo collettivo. Con una sorta
di compiacimento e allegria,
Camilleri ricorda queste rappresentazioni sacre
come quadri oleografici in cui la
voce del popolo è la vera anima di una
sacralità
fattasi
spettacolo.
“Il primo voto”: Camilleri
ricorda, divertito, la paradossale
guerra scatenatasi tra i Separatisti, i Comunisti e i Democristiani per il colore di una
bandiera
alla
vigilia delle prime elezioni regionali in Sicilia.
“L'ipotesi sulla scomparsa di Antonio Patò”: il nostro autore
fa riferimento a teorie scientifiche sull'universo fluttuante in un continuum spazio-temporale, oggetto di accanite discussioni accademiche. La
scomparsa
di qualcuno in un fosso del tempo,
non materiale,
ma all'interno
di quel continuum spazio-temporale dentro il quale
fluttua l'universo, spiegherebbe il
fenomeno. Chi cade all'indietro di questa
piega comporta
una risalita verso il passato, chi in avanti comporta
una risalita verso il futuro.
La scala dei Penrose sarebbe
la materializzazione
di un incubo; essa obbligherebbe chi
si viene a trovare in cima
ad una
singola scala quadrata e
intraprende la
discesa, a
scendere sempre. Così Patò impersonando Giuda,
nella rappresentazione del venerdì santo
de“Il Mortorio” nel momento dell'impiccagione,
cadde nella
botola del palco
e scomparve.
“L'incontro tra il cappello e la
coppola”: ambigua e singolare
metafora
di un incontro tra due cose inanimate e
chi li indossa in una sorta
di sineddoche.
“Vicenda di un lunario”: è la
storia di un mensile letterario“Lunario
siciliano”, pubblicato intorno agli
anni 1927/28, attento
ai valori
e agli apporti
isolani, in un tentativo di saldare la
letteratura
e la cultura
alla
creatività popolare. Un articolo
merita menzione, “Le considerazioni sui punti cardinali”, un rovesciamento
dell'atlante
in modo che le Alpi siano la base di
un tronco che ha come cielo, il mare mediterraneo.
Il Sud al posto del nord. Il lunario dopo due annate (1927/28), ebbe una ripresa
nel 1931, ma la
rivista, ormai,
prescindeva dalla realtà
per arroccarsi
nello studio delle tradizioni popolari.
“Gocce di Sicilia” si
legge, tutto di un fiato; la forza
dell'evocazione trova riscontro nella
forza delle parole
fattesi persone, pensieri.
L'intensità concreta della parola scritta,
in Camilleri, densa e corposa,
esprime con vigore quello che racconta, la realtà prosaica nel ricordo assume
dimensioni fantastiche e suggestive.
Andrea Camilleri è nato a Porto Empedocle nel 1925. Ha
esordito come romanziere nel 1978
con “Il corso delle cose”. Della sua
ricchissima produzione letteraria tutti i romanzi con protagonista il commissario
Montalbano sono pubblicati
dalla
casa
editrice Sellerio e altri,
tra questi ricordiamo: “La forma
dell'acqua”,
“Il cane di terracotta”,
“Il ladro di merendine”, “La voce del violino”, “La
stagione della
caccia”,
“Il birraio di Preston”, “La concessione del telefono”, “La gita a Tindari”,
“Maruzza
Musumeci”, “Il casellante”, “Il campo
del vasaio”,
“L'età del dubbio”, “Un sabato, con gli amici”
“Il sonaglio” “Il cielo rubato”etc…
Arcangela Cammalleri