L'esatta melodia
dell'aria, di Richard Harwell – Editrice Nord
Chi ha apprezzato il romanzo
Il Profumo di Patrik Süskind del 1985, divenuto un bestseller tradotto in più di venti lingue, troverà certamente un fil rouge,
capace di creare un parallelo con L'esatta melodia dell'aria (Titolo originale:
The Bells, Editrice Nord, pp.407, euro18,60, tradotto da Alessandro
Storti), opera prima dell'americano Richard Harvell, attualmente
stabilitosi in Svizzera con la
famiglia. L'inevitabile analogia tra le due opere letterarie
si basa sulla constatazione che mentre Il Profumo privilegia l'olfatto, il
romanzo dell'esordiente Harvell è un inno all'udito e al potere ammaliante dei
suoni.
Infatti, per il protagonista del romanzo – siamo in Svizzera nel XVIII
secolo - il mondo non è fatto di oggetti,
di colori, di odori, ma è fatto di voci e suoni, di continue sinestesie
che permettono di percepire, fin dall'infanzia singolare al piccolo
Moses, nato dentro un campanile, da una madre sordomuta, il mondo che lo
attornia, in maniera surreale e lontana dalla consuetudine. («Afferra
il soffio del vento, e vi sente ciò che noi vediamo nelle onde di
un lago: una moltitudine di correnti, caotiche eppure ordinate secondo la legge
di Dio. Ama ascoltare gli spifferi tra le fessure del tetto sopra di lui, o le
raffiche che frustano gli spigoli della torre, o i refoli che sfarfallano tra i
lunghi fili d'erba del prato»). Come nelle favole di
tutto rispetto, non può mancare l'orco cattivo
che, in questo caso, è il prete del villaggio che cerca di annegare il
bambino per cancellare la prova vivente del suo peccato mortale. E la
narrazione prosegue in un mix di rigorosa ricerca storica e fantasia a tutto
spiano, incuriosendoci di pagina in pagina, felici del fatto che Moses venga
salvato dalle acque (con il nome che porta, il fatto non ci fa meraviglia),
preoccupati per le rocambolesche avventure che lo attenderanno nella splendida
abbazia di San Gallo, dove saranno sempre i
suoni a guidarlo, prima verso il coro della chiesa – di cui entrerà a far parte
– poi nella casa di Amalia, un'affascinante ragazza di nobile rango, convinta
del potere taumaturgico della splendida voce di Moses.
Nel corso della vita, il giovane incontrerà parecchi orchi cattivi, ma
anche amici leali, pronti a difenderlo e salvarlo.
A causa della melodica voce subirà un'evirazione. Purtroppo, l'Italia
del Settecento era tristemente nota per questa vergognosa consuetudine,
stigmatizzata anche dal Parini. In postfazione al romanzo, l'autore sottolinea,
in proposito, come «Intorno al 1750, il conte Carlo
Eugenio chiamò due medici italiani a Stoccarda, allo scopo di far castrare i
ragazzini, e dunque la sua corte è l'unico luogo a Nord delle Alpi in cui
questa pratica avvenisse in modo sistematico. In Italia l'uso dell'evirazione
allo scopo di creare cantanti per i grandi teatri d'Europa proseguì per tutto
il XIX secolo, benché l'età dell'oro dei castrati fosse tramontata di pari
passo con la crescente preferenza della musica operistica per la voce tenorile.
L'ultimo castrato, Alessandro Moreschi, cantò nel coro pontificio sino al 1913.»
D'altra parte, dobbiamo rilevare che se Moses non avesse mantenuto una
voce così angelica, a causa dell' “oltraggio” subito,
non avrebbe potuto sostituirsi in maniera fortunosa all'evirato Guadagni –
personaggio realmente esistito nella Vienna settecentesca -, cantando
nell'Orfeo di Gluck. E non avrebbe poi potuto cogliere tanti meritati allori a
Venezia, correndo incontro al destino riservato a coloro che possiedono una
voce incorruttibile.
Ricche di colpi di scena, alla Dumas, le oltre
quattrocento pagine della trama non ci permettono di annoiarci, poiché
qui succede un po' di tutto tra il possibile e l'inverosimile ed è
l'autore stesso a precisare come il suo protagonista abbia «ricevuto in dono
una sensibilità musicale straordinaria, ma la vita gli ruberà le gioie
dell'amore. È un ragazzo danneggiato, ha dovuto subire una terribile crudeltà
per creare successo e ricchezza. Le forti
contraddizioni come questa, sono una fonte di ispirazione per me. Credo sia
importante in un romanzo trovare un personaggio eroico».
E come contraddirlo? Harvell diremmo proprio che ci è riuscito,
confortato anche da una bella prosa d'impianto classico, sostenuto da
puntigliose ricerche storiche, subito accolto anche da grandi case editrici di
paesi stranieri, già in contatto con case
cinematografiche per tradurre il romanzo in film.
Grazia Giordani
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