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  Letteratura  »  L'esatta melodia dell'aria, di Richard Harwell, edito da Nord e recensito da Grazia Giordani 28/05/2011
 

L'esatta melodia dell'aria, di Richard Harwell – Editrice Nord

 


Chi ha apprezzato il romanzo Il Profumo di Patrik Süskind del 1985, divenuto un bestseller tradotto in più  di venti lingue, troverà certamente un fil rouge, capace di creare un parallelo con L'esatta melodia dell'aria (Titolo originale: The Bells, Editrice  Nord, pp.407, euro18,60, tradotto da Alessandro Storti), opera prima dell'americano Richard Harvell, attualmente  stabilitosi in Svizzera con la famiglia. L'inevitabile analogia tra le due opere letterarie si basa sulla constatazione che mentre Il Profumo privilegia l'olfatto, il romanzo dell'esordiente Harvell è un inno all'udito e al potere ammaliante dei suoni.
Infatti, per il protagonista del romanzo – siamo in Svizzera nel XVIII secolo -  il mondo non è  fatto di oggetti, di colori, di odori, ma è fatto di voci e suoni, di continue sinestesie che  permettono di  percepire, fin dall'infanzia singolare al piccolo Moses, nato dentro un campanile, da una madre sordomuta, il mondo che lo attornia, in maniera surreale e lontana dalla consuetudine. Afferra il  soffio del vento, e vi  sente ciò che noi vediamo nelle onde di un lago: una moltitudine di correnti, caotiche eppure ordinate secondo la legge di Dio. Ama ascoltare gli spifferi tra le fessure del tetto sopra di lui, o le raffiche che frustano gli spigoli della torre, o i refoli che sfarfallano tra i lunghi fili d'erba del prato»). Come nelle favole di tutto rispetto, non può mancare l'orco  cattivo che, in questo caso, è il prete del villaggio che cerca  di annegare il bambino per cancellare la prova vivente del suo peccato mortale. E la narrazione prosegue in un mix di rigorosa ricerca storica e fantasia a tutto spiano, incuriosendoci di pagina in pagina, felici del fatto che Moses venga salvato dalle acque (con il nome che porta, il fatto non ci fa meraviglia), preoccupati per le rocambolesche avventure che lo attenderanno nella splendida abbazia di San Gallo, dove  saranno sempre i suoni a guidarlo, prima verso il coro della chiesa – di cui entrerà a far parte – poi nella casa di Amalia, un'affascinante ragazza di nobile rango, convinta del potere taumaturgico della splendida voce di Moses.
Nel corso della vita, il giovane incontrerà parecchi orchi cattivi, ma anche amici leali, pronti a difenderlo e salvarlo.
A causa della melodica voce subirà un'evirazione. Purtroppo, l'Italia del Settecento era tristemente nota per questa vergognosa consuetudine, stigmatizzata anche dal Parini. In postfazione al romanzo, l'autore sottolinea, in proposito, come «Intorno al 1750, il conte Carlo Eugenio chiamò due medici italiani a Stoccarda, allo scopo di far castrare i ragazzini, e dunque la sua corte è l'unico luogo a Nord delle Alpi in cui questa pratica avvenisse in modo sistematico. In Italia l'uso dell'evirazione allo scopo di creare cantanti per i grandi teatri d'Europa proseguì per tutto il XIX secolo, benché l'età dell'oro dei castrati fosse tramontata di pari passo con la crescente preferenza della musica operistica per la voce tenorile. L'ultimo castrato, Alessandro Moreschi, cantò nel coro pontificio sino al 1913.» 
D'altra parte, dobbiamo rilevare che se Moses non avesse mantenuto una voce così angelica, a causa dell' “oltraggio” subito, non avrebbe potuto sostituirsi in maniera fortunosa all'evirato Guadagni – personaggio realmente esistito nella Vienna settecentesca -, cantando nell'Orfeo di Gluck. E non avrebbe poi potuto cogliere tanti meritati allori a Venezia, correndo incontro al destino riservato a coloro che possiedono una voce incorruttibile.
Ricche di colpi di scena, alla Dumas, le oltre quattrocento pagine della trama non ci permettono di annoiarci, poiché qui  succede un po' di tutto tra il possibile e l'inverosimile ed è l'autore stesso a precisare come il suo protagonista abbia «ricevuto in dono una sensibilità musicale straordinaria, ma la vita gli ruberà le gioie dell'amore. È un ragazzo danneggiato, ha dovuto subire una terribile crudeltà per creare  successo e ricchezza. Le forti contraddizioni come questa, sono una fonte di ispirazione per me. Credo sia importante in un romanzo trovare un personaggio eroico».
E come contraddirlo? Harvell diremmo proprio che ci è riuscito, confortato anche da una bella prosa d'impianto classico, sostenuto da puntigliose ricerche storiche, subito accolto anche da grandi case editrici di paesi stranieri, già in contatto con  case cinematografiche per tradurre il romanzo in film.

 


Grazia Giordani  

 

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