Lucio-Ah
Le stagioni di Lucio Battisti
secondo Massimo Del Papa
Massimo Del Papa, dopo aver giustamente elogiato Keith Richards e la sua chitarra
anarcoide, torna in libreria con “Lucio-Ah. Le stagioni italiane nella musica di Lucio
Battisti”.
Massimo Del Papa sa
scrivere, con brio sì, ma utilizzando sempre uno stile scarno, ridotto
all'osso: e il risultato delle sue biografie è essenziale, mai verboso.
Ne “Le
stagioni italiane nella musica di Lucio Battisti”, l'autore si
sofferma soprattutto su Lucio
Battisti, il compositore e il cantante, ma anche sul suo
paroliere storico, Mogol,
insieme al quale, fino a divorzio artistico avvenuto nel 1981, ha firmato tante e
tante canzoni entrate di diritto a far parte della cultura popolare e non.
Chi è che oggi non conosce Lucio Battisti? Pochi, davvero pochi, e il lavoro di
Del Papa è ottima
introduzione al genio di Lucio
Battisti, una quasi perfetta guida ai dischi e alle canzoni del
duo Battisti-Mogol
che hanno raccontato l'Italia sul finire degli anni Sessanta e per tutti gli
anni Settanta.
Massimo De
Papa mette subito in chiaro che Lucio Battisti non ha mai fatto politica attraverso
la sua musica, anche se i soloni del suo tempo pensarono bene di affibbiargli
l'etichetta di fascista, vizio purtroppo ancor oggi in voga in una certa
intellighenzia sinistroide che non riesce a vedere al di là del proprio naso da
Pinocchio. In una intervista rilasciata a Giulia
Caterina Trucano (www.tgcom.mediaset.it, 9 giugno 2011) la giornalista gli
chiede il motivo per cui ha scritto proprio un libro su Lucio Battisti, quasi a lasciare
sottintendere che di biografie su Lucio ce ne sono già parecchie in
circolazione. Massimo Del Papa
non si scompone e risponde con perfetto aplomb anglosassone:
“Scrivo
solo di ciò che mi piace. Battisti fa parte della mia storia personale da sempre. Mi è
sempre piaciuta la musica emozionale, che suscita sensazioni immediate, senza i
filtri dell'impegno politico diretto. Questo libro è una piccola storia
d'Italia per immagini, un patchwork riletto alla luce delle sue canzoni. Resto
convinto che questo italiano così ‘anti-italiano', schivo, ostico, alieno da
ogni esibizionismo, perfino antipatico, sia stato il più bravo ad interpretare
le emozioni, personali e collettive, degli italiani. Un uomo duro, definito spesso
arido, che ha saputo parlare alla gente della gente; ha saputo, in particolare,
tracciare un futuro possibile un attimo prima che arrivasse. È per il tramite
delle sue musiche, illustrate da Mogol, che gli italiani imparavano come
avrebbero amato, litigato, parcheggiato la macchina, insomma vissuto
dall'indomani. Battisti penso sia un mito per i cinquantenni,
come me, ma le fasce più giovani lo stanno perdendo: così questo è un libro
rigoroso, ma anche emotivo: da emozione a emozione. La mia editor, Valentina
Petracchi, di Meridiano Zero, è una ragazza assai più giovane rispetto a me,
molto preparata, ma, ovviamente, su figure e riferimenti più omogenei alla sua
generazione. Seguendo le bozze mi ha detto: ‘Mi hai
fatto venire voglia di conoscerlo, Battisti'. E ha finito per amare
particolarmente ‘Il nostro caro angelo' e ‘Anima latina'. Spero
che lo stesso succeda ai lettori”.
Massimo Del Papa conosce molto bene il Lucio Battisti dei suoi cosiddetti anni d'oro: “[...] con una
profusione che ricorda i primi Rolling Stones, che dopo esser stati rinchiusi
in una cantina a comporre ‘As Tears Go By' non si fermano più.
Con un sodalizio un po' diverso: non ci sono Richards e
Jagger, un compositore-chitarrista e un compositore-cantante… ma Battisti e
Mogol, un compositore-cantante e un paroliere-poeta”. Nella seconda metà
degli anni Ottanta Lucio Battisti
inizia a collaborare con il poeta Pasquale
Panella. Il sodalizio fra Battisti e Panella
porterà alla luce alcuni tra i più belli e avanguardistici album della musica
italiana; Michele Serra
scriverà che “Don Giovanni ridimensiona gran parte della musica leggera degli
ultimi dieci anni”. Nel 1986 esce Don
Giovanni; nel 1988 L'apparenza;
nel 1990 La sposa
occidentale; nel 1992 Cosa
succederà alla ragazza e nel 1994 Hegel. Lucio
dimentica la chitarra: è venuto il momento di provarsi con la musica
elettronica e la techno-music, ma anche con la disco-music e il rap. I lavori
realizzati insieme a Pasquale Panella
vengono ribattezzati gli ‘album bianchi', che purtroppo non riscuotono un
grande successo commerciale né di critica. Eppure per pochi illuminati gli
‘album bianchi' di Lucio
sono i migliori della sua carriera. Lucio
Battisti, dimenticati i soliti quattro accordi, esplora le
potenzialità espressive della musica elettronica, partorendo veri e propri
capolavori. Ma Lucio
ha precorso i tempi, questo il suo peccato: né il pubblico né la critica sono
ancora preparati a ricevere il
grande dono che il compositore Battisti dona loro. L'album Hegel (1994) è l'ultimo della carriera
di Lucio. Qualcuno
parla addirittura di uno scandalo non più accettabile per la musica italiana. Ma
Sandro Veronesi è
invece di diverso avviso: “…di Hegel si può anche guardare solo le figure […] e
poi dire in coro che ‘Mogol-Battisti però era un'altra cosa',
ma esaminato poco più attentamente […] finisce di farci vedere quanto è
piccina, in confronto, l'attuale musica italiana”. Per Mario Luzzatto Fegiz oramai Lucio Battisti è “senza amore” e
“un incubo”. Dopo aver scritto le liriche per l'album Hegel, Panella decide di non scrivere più altri testi per
Lucio. Ma non ha quasi più importanza, Lucio
Battisti muore il 9 settembre 1998 a soli 55 anni. Schivo
e riservato sino all'ultimo giorno della sua vita, Lucio non ha mai parlato del suo
male incurabile. I funerali vengono celebrati in forma strettamente privata a
Molteno. Alle sue esequie sono ammesse una ventina di persone, tra cui anche
Mogol.
Il sodalizio
artistico fra Lucio Battisti
e Pasquale Panella
non piace neanche a Massimo Del Papa
che in Lucio-ah scrive: “C'è
solo uno srotolarsi di musica sinuosa e sontuosa, evocativa, duttile come non
mai. Musica
complessa, difficile da immaginare, da concepire. Musica che fa suonare parole
che non la fanno suonare. Musica senz'altro che se stessa, che si rispecchia in
se stessa, non cerca valori aggiunti; si basta, si compiace di quella che è. [...] Né il Demiurgo fa il benché minimo
sforzo per farlo accettare: lui oramai non c'è più, è la pura eco della musica,
che è una raggiera d'echi d'infinite musiche”.
“Lucio-Ah. Le stagioni italiane nella musica di Lucio
Battisti”
di Massimo Del Papa è
dunque un'ottima introduzione per conoscere il compositore-cantante che insieme
a Mogol ha firmato
alcune delle melodie più belle della musica italiana. Del Papa ripercorre le tappe
musicali della coppia Battisti-Mogol
dall'esordio sulla scena italiana sino allo scioglimento avvenuto nel 1981. Ogni album è contestualizzato e analizzato nel suo pertinente
periodo storico; con estremo amore, Del
Papa racconta la musica e il “suo” Lucio, quello che lui ha
maggiormente amato: “Non è così azzardato sostenere che, scomparendo, Lucio
Battisti ha lasciato milioni di italiani un po' orfani. [...] Ma se c'è qualcosa che Mogol-Battisti hanno sempre,
sdegnosamente, rifiutato, è stato certo nostalgismo imbelle, sterile, patetico.
[...] Mogol-Battisti hanno tirato
fuori vicendevolmente il meglio l'uno dall'altro…”. Per Del Papa la musica e le parole sono
solamente quelle di Mogol-Battisti,
mentre il sodalizio artistico Panella-Battisti
lo considera poco e con una ingiusta severità, un
peccato perché non è vero che “gli ultimi album, quelli ‘bianchi'” sono “inservibili
a un approccio immaginifico”.
Massimo Del Papa – Lucio-Ah – Meridiano Zero – Collana Mappe
Musicali – Euro 10,00 – Pagine 160 – ISBN 978-88-8237-238-5
Giuseppe Iannozzi
www.jujol.com