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  Letteratura  »  L'energia del vuoto, di Bruno Arpaia, edito da Guanda e recensito da Grazia Giordani 28/06/2011
 

L'energia del vuoto di Bruno Arpaia, Guanda

 

Il vuoto non è nulla. Quando la fisica può farsi
romanzo

 

Se a scuola amavate la fisica, L'energia del vuoto (Guanda, 262 pagine, 16,50 euro), il nuovo romanzo di Bruno Arpaia, vi affascinerà. Ma questo thriller scientifico piacerà anche ai non cultori della materia perché l'autore si rivela un divulgatore trascinante degli esperimenti, dei dubbi e delle ipotesi della fisica contemporanea, capace di inoltrarsi nei meandri dell'anima con il rigore della scienza. Emilia, ricercatrice del Cern, è impegnata a ricostruire – attraverso un'accelerazione di particelle, inviate a una velocità prossima a quella della luce — una situazione simile a quella del Big Bang da cui è nato l'universo. La giornalista madrilena Nuria si reca a Ginevra per scrivere un articolo scientifico. Saranno proprio le sue domande rivolte sia ai fisici teorici che a quelli sperimentali a indurci a scoprire un mondo di realtà stupefacenti: la fisica conosce solo un 4 per cento di ciò che costituisce l'universo, mentre può fornire solo ipotesi sulla materia oscura (23 per cento) e sull'energia oscura (73 per cento). Non ultima scoperta, per i profani, è che il vuoto non coincide con il nulla, essendo pieno di fluttuazioni quantistiche di energia.
Se il romanzo si riducesse a questo, potrebbe apparire un arido trattato scientifico. L'abilità di Arpaia sta proprio nel miscelare, come un abile barman letterario, scienza e sentimenti. Quelli di Pietro, marito di Emilia, funzionario dell'Onu a Ginevra che a notte fonda s'inerpica in auto su una stradina di montagna in Svizzera. Accanto a lui dorme il figlio Nico, un adolescente ribelle e molto dotato intellettualmente. Stanno fuggendo. Da cosa? Emilia che è molto cambiata, il lavoro la ossessiona e la vita matrimoniale con Pietro sta andando a rotoli, è improvvisamente scomparsa. Il nemico che trama nell'ombra è rappresentato da fondamentalisti islamici e fisici che avvinti per ragioni d'interessi e di prestigio alla teoria delle stringhe, manomettono e inquinano i dati inviati all'acceleratore di particelle. ll nodo contorto si scioglierà alla fine, rendendo ancora una volta vincente l'amore sviscerato per i risultati della ricerca scientifica.
Il vuoto, con la sua energia, è il cuore di questo romanzo, poiché anche in esso c'è qualcosa da scoprire, come nella vita, anche nella scienza, esiste la vibrazione di un attimo («una particella può entrare in palcoscenico, però, facendolo, lo incurva e lo modifica, così il palcoscenico diventa a sua volta un attore, cambiando le caratteristiche della particella…».
Particolarmente poetiche le descrizioni paesistiche, pennellate di artistico colore, sapientemente intervallate a tanto profluvio di scienza. Fa un bell'effetto sull'immaginario del lettore l'alternarsi di conoscenza scientifica e di risvolti sentimentali, ritmati da un paesaggio esterno che incornicia paure, e delusioni, trasportandoci con sapiente volubilità dal regno del cervello a quello del cuore.

 

Grazia Giordani

 

www.graziagiordani.it

 

 

 

 

 
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