Gaja Cenciarelli
“Sangue
del suo sangue”
Tra improbabili BR e una narrazione
confusionaria fallisce il colpo
di Giuseppe Iannozzi
Gaja Cenciarelli è in libreria con “Sangue
del suo sangue”, un romanzo sulle Brigate Rosse forse. Stucchevole
e ridicolo purtroppo. I personaggi sono monodimensionali, appena abbozzati, spesse volte introdotti e fatti scomparire dal plot
narrativo senza un vero e proprio motivo.
La Cenciarelli si affida a tanti e
tanti flashback nel vano tentativo di scrivere una storia compiuta che abbia un
inizio e una fine. In verità “Sangue
del suo sangue” risulta essere uno spargimento di inchiostro e
parole; la trama difficile individuarla, abbozzata e confusionaria com'è. Le BR
che l'autrice racconta, molto semplicemente, non esistono né sono mai esistite. Non è
neanche possibile parlare di una storia che con la scusa del terrorismo tenti
di parlare della personale tragedia di Margherita, la protagonista di questo
canovaccio male aggiustato. I personaggi appaiono e scompaiono secondo un
indefinito capriccio, e sempre sparano battute a raffica, in uno stile ben al
di sotto di certi romanzetti da edicola tipo ‘Segretissimo': “Maledetto frocio”, gli ringhia contro
Massimiliano. “Come ti viene in mente di chiamarmi amore?”. “Perdonami, ti
prego”, Roberto implora ma Massimiliano fiuta il sangue e si sente inebriato,
il suo desiderio si trasforma in violenza. Mentre guarda Roberto, Massimiliano
gli sputa in faccia, gli grida che quello è l'unico modo che ha per perdere
sangue, maledetto frocio, ti piacerebbe essere donna, vero?(pag.
104)
E ancora: “Vieni
qua puttana”, Massimiliano lo prende per il collo, se lo trascina dietro per
tutto il pavimento, lo mette in ginocchio davanti a sé. Gli guarda per un
attimo le cosce muscolose nei jeans macchiati di sangue e ha voglia di usare il
coltello. “Perdonami, io ti amo”, ulula Roberto. “Se
mi ami davvero apri la bocca”, gli dice Massimiliano. Roberto obbedisce. Massimiliano gli infila in bocca il cazzo, sente sul glande la
lingua calda di lui…” (pag. 104) Non volgare ma
trash e di più forse, nel vano tentativo di imitare la parlata boccaccesca e
violenta di certi film di Quentin Tarantino. Ma Gaja Cenciarelli non ha un'unghia
del talento di Tarantino,
e non è nemmeno una Truman Capote
in gonnella per un ‘romanzo verità'. L'autrice non sa
conferire ai dialoghi alcuna parvenza di veridicità, foss'anche e solo una
veridicità artificiosa prostituita all'economia dell'arte.
I
personaggi non hanno carattere, e quando sì e lo tirano fuori par esser stato
strappato da un filmaccio à la Ed Wood. Del tutto assente una qualsivoglia analisi psicologica dei protagonisti,
che eppure si muovono come marionette in uno scenario confusionario e
irrealistico.
Se
il plot narrativo è un disastro su ogni fronte, lo stile non fa eccezione; ma è
più corretto dire che Gaja Cenciarelli manca di sapienza scrittoria ragion
per cui è portata a far ampio abuso d'un inutile quanto retorico registro
minimalista: Il senso di disagio di
Margherita aumenta. Il prurito la sta uccidendo. Soprattutto alle gambe.
Dev'esserci qualcosa che le fa allergia. Il mio corpo che esiste, si ribella.
(pag. 215)
Con
gran pomposità la quarta di copertina recita: “…rovescia i luoghi comuni sul
terrorismo, attraverso gli occhi ingenui e impietosi di una sua presunta
vittima.” Ma la vittima è solo l'eventuale lettore del libro di Gaja Cenciarelli, che purtroppo
dovrà fare i conti con valanghe di snervanti cliché da soap opera di serie B oltreché con un
imprecisato numero di falsità storiche.
La trama in quarta di copertina è in realtà il meglio e l'unica
parte leggibile del libro: “Fin da piccola Margherita è stata terrorizzata dal
padre, il generale Scarabosio, che le impone una disciplina claustrale. Ma anche dopo l'assassinio di lui per
mano delle Brigate Rosse, la sua vita è una successione di divieti. Fino al
giorno in cui Pierfrancesco – un giovane opportunista da cui si crede amata –
la convince a trasferirsi a Roma per diventare presidentessa del Comitato per
il Sostegno ai Famigliari delle Vittime delle BR, fiore all'occhiello della
campagna elettorale di Bruno Chialastri, imprenditore a servizio dei potenti e
suo capo. Ciò che Margherita non sa è che la segretaria personale di
Chialastri, è infiltrata da un gruppo armato che s'ispira alle BR e che lo
vuole uccidere proprio la mattina delle elezioni del 2006. Come presidentessa
del comitato si trova impegnata a difendere la memoria di un padre che odiava,
mentre si lascia piano piano coinvolgere in una congiura di segno opposto.”
Nei
ringraziamenti Gaja Cenciarelli
scrive: “Il titolo della tesi di laurea di Milla mi è stato ispirato […] Demetrio
Paolin”. Milla si laurea nel 2006 con una tesi sulla letteratura italiana negli
anni di piombo. Sappia il lettore che questa letteratura non è mai esistita; è
invece vero che siamo di fronte a una boiata messa in piedi a uso e consumo d'una intellighenzia ultrasinistroide e revisionista. L'autrice
ringrazia ancora “Giulio
Mozzi e Francesca Serafini per i consigli e Giuseppe Genna […] Stefano Mazzoni, che quel giorno
mi ha aiutata a sciogliere i nodi di una trama complicata”, ma anche “Rossella Messina,
Federico Miozzi e Alessandro Simonato per la lettura… Chiara Valerio…”. La
lista dei ringraziamenti e spaventevolmente lunga; ed allora è logico
domandarsi, con finta ingenuità, come così tante persone abbiano avuto il
coraggio di non correggere almeno per sommi capi il pasticciaccio che è stato
infine pubblicato per le edizioni
Nottetempo.
“Sangue del suo sangue” di Gaja
Cenciarelli non è un romanzo e se lo è, è comunque illeggibile
e solo armati di tanta santa pazienza e massicce dosi di Maalox si riesce a
digerirlo (almeno in parte). Gaja
Cenciarelli avrebbe dovuto lavorare molto di più sulla trama
oltreché sullo stile: così com'è il
libro è un fascio di fogli rilegati e basta. E ahinoi il
sangue della Cenciarelli,
per buona norma, non è stato nemmeno stampato su carta riciclata; chissà quanti
alberi abbattuti, piange davvero il cuore.
Sangue del suo sangue – Gaja Cenciarelli – edizioni Nottetempo – collana narrativa –
1ma edizione 2011 – ISBN 978-88-7452-284-2 – pagine
344 – € 16,50