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  Letteratura  »  Le nuvole non hanno lacrime, di Gavino Puggioni, edito dal Foglio e recensito da Giuseppe Iannozzi 01/09/2011
 

“Le nuvole non hanno lacrime”
Gavino Puggioni: la sua poesia

di Giuseppe Iannozzi

 

Le nuvole non hanno lacrime è l'ultima silloge poetica pubblicata da Gavino Puggioni per le edizioni Il Foglio Letterario.

La poesia di Puggioni non cerca metafore spettacolari, sottolinea però con naturale insistenza che le “stelle cadenti” sono cosa del nostro spazio esistenziale, per quanto esso possa risultare infido e laido: “Ho visto stelle cadenti/ non erano le mie/ non erano le tue/ e non era la notte di San Lorenzo/ Perché cadevano? Mi chiedevo/ Andavano nella memoria/ ma non sapevano niente di quell'evento [...]”. Se un Dio o degli Dèi lassù da qualche parte esistano o meno, a noi non ci è dato di sapere, non con certezza; e però è evidente che non prendono parte alla disperazione umana, limitandosi forse solo a osservare come quaggiù ci si spegne facilmente.

L'universo poetico di Gavino Puggioni è terrigeno, quasi nulla affatto impelagato nel metafisico: l'uomo è artefice di sé e della distruzione che semina con puri atti di esiziale presunzione. C'è compatimento e una rabbia vellutata nei confronti dell'uomo, una rabbia che permea tutta la poesia di Puggioni, e c'è anche una pietas che non è mai di derivazione fideistica e che è invece ben ancorata al sentimento umano, a un richiamo alla ragione. Assente è la speranza: il poeta guarda l'orizzonte che è dell'Umanità e con sua propria consapevolezza ammette che gli errori di ieri saranno ancora quelli del futuro. E se la speranza non è di questo mondo, la rabbia invece è evidente, una rabbia manifesta senza troppe allegorie: (da “Una bella notizia”) “Non riusciamo a trovarla, /nemmeno con la lente d'ingrandimento!/ Non riusciamo a regalarci un po' di euforia, di quella sana, spontanea,/ perché ci siamo svuotati da soli [...]”.

Siamo dunque di fronte a uno spleen che solamente si può tentare di anestetizzare guardando agli affetti familiari, alle piccole cose che tutti i giorni nascono per noi e che noi dimentichiamo di gioirne. Nella poesia di Gavino Puggioni il femmineo non s'intesse di spirito dionisiaco, è invece teso a una rivalutazione umana e sociale del ruolo della donna nel mondo contemporaneo: se una speranza c'è per una civiltà migliore questa è nel riconoscere la donna, l'amante, la compagna, la madre, la figlia, la sorella, e di conseguenza a disconoscere l'epoca schiavista che l'ha vista sottomessa e schiavizzata, venduta come merce di scarso o nullo pregio: (da “Ad una donna. A tutte le donne”) “Il fuoco non lascerà segni. Ci saranno sopravvissuti glaciali/ e dopo/ ci sarà ancora una donna./ E il mondo rivivrà”.

Non si può far a meno d'ascoltare l'amara disperazione di un uomo che tra i suoi consimili scorge, e non a torto, soltanto ombre e cinici fantasmi votati alla ghettizzazione di massa.

La silloge Le nuvole non hanno lacrime di Gavino Puggioni inquadra in maniera chirurgica, ma mai esente da amarezza e compatimento, la società che noi, che proprio noi abbiamo tirato su, pietra dopo pietra, con l'unico fine di indirizzarci verso una autodistruzione babilonica. Leggere Puggioni oggi è riconoscere noi stessi, le porcherie di cui siamo stati e siamo ancora capaci. E' leggere dentro noi stessi: un atto questo al quale nessuno, con un minimo di coscienza, dovrebbe sottrarsi.

Le nuvole non hanno lacrimeGavino Puggioniedizioni Il Foglio letterario www.ilfoglioletterario.itCollana Plaquette/I blu – Pagg. 100 – ISBN 978-88-7606-300-8 – Prezzo € 6,00

 

Blog Iannozzi Giuseppe

 

 

 

 
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