Il suo nome è passione
di Alawiya Sobh
Mondadori
Editore
Narrativa
romanzo
Pagg. 340
ISBN 9788804607106
Prezzo € 19,50
«Non so perché ho dimenticato così tante cose e
perché la mia memoria, così come il mio corpo, non siano più vitali. Ora, a
questa età, ho la sensazione che ciascuno di noi entri nel mondo con una
memoria bianca, per uscirne nella stessa condizione, e sempre trasportato sul
palmo di una mano. Ed è fortunato se questa memoria viene deposta nelle mani di
uno scrittore che la conserva e la protegge affinché non scompaia, non si
dissolva nel nulla e non vada incontro allo stesso destino del suo corpo e
delle sue ossa. E tu, anche tu hai iniziato a dimenticare tutto?»
E' triste ancor oggi dover
affrontare l'eterna questione della condizione femminile nel mondo, ci immerge
in un sottosviluppo e ignoranza incredibile.
Nonostante la civiltà e il progresso, nonostante che la donna è sposa e madre,
colei che assicura e garantisce la continuità della vita, è il simbolo della
fertilità, nonostante l'uomo abbia quasi conquistato lo spazio, non ha imparato
ad amare e rispettare la donna e questo è profondamente infelice.
Alawiya Sobh né Il suo nome è passione (Mondadori), affronta velatamente i
problemi riguardanti la donna nel mondo arabo, la “poligamia”, il “ripudio”, e,
il “velo”, vissuto attraverso un gruppo di donne amiche che vivono e crescono
in un villaggio per poi in età adulta ritrovarsi a Beirut, dove ognuna avrà
trovato la propria strada.
Ma questo non è l'argomento principale del romanzo, perché è la passione,
l'amore, l'argomento principe, che l'autrice affranta con grande maestria.
Nahla, ha bisogno di lasciare memoria della sua storia, affinché la passione
che ha vissuto sulla sua pelle non sia dimenticata. Una forma fobica quella di
Nahla che penetra la scrittrice che ne raccoglie memoria fin quasi
all'ossessione, ossessione che con le miriadi ripetizioni che troviamo nella
narrazione, portano a destabilizzare il lettore spesso annoiandolo, ma solo
alla fine l'autrice svela l'arcano della necessità di ricordare ogni minimo
particolare della storia di Nahla come donna. Donna che si scopre pian piano
nel corpo, nelle forme: «Ogni volta che
mi metto nuda per osservare la mia vagina, la vedo come fonte di maternità ma
anche come sorgente di passione, di luce, di calore. Dicono che il cuore pulsa,
ma non pulsa forse anche la vostra vulva? Se la pensi non solo come un luogo di
fatica e sofferenza, il luogo dove si vivono la violenza e lo stress del parto,
ma anche come la sorgente dell'amore, allora vedi che lì nasce la sensualità,
la felicità. E' l'alfabeto del corpo. E ogni spasimo dell'anima si fonde con i
suoi spasmi. La vulva è un luogo che ti presta attenzione, che ti ascolta, che
ti parla. Soffre e ti fa soffrire, sa rifiutare ma anche accogliere, si
prosciuga o zampilla. A volte hai la sensazione di essere tutt'una con essa»;
donna che con il passare degli anni impara ad accettarsi con tutte le sue
trasformazioni e i difetti che il tempo comporta.
Nahla che rifiuta il velo, che si impone alla madre per continuare a studiare,
Nahla che scrive poesie, poesie erotiche che sono vergogna di un fratello
autoritario che la considera motivo di imbarazzo e per questo la picchia, Nahla
che si innamora, ma che non può sposare il suo amore perché di un'altra
religione e perché per lei c'è già uno sposo più anziano e più ricco. Ma con
Nahla ci sono altre donne, amiche, madri, sorelle che soffrono, che godono in
base a ciò che la vita offre loro.
Nahla è la sua più grande passione che maturerà nel tempo come il suo corpo e
che sarà l'unico amore della sua vita, perche: ”in fondo al cuore, sa che il vero incontro avviene con un'unica
persona”.
Alawiya Sobh è una scrittrice impegnata sul fronte della difesa della donna, è
nata a Beirut nel 1955 e ha studiato letteratura araba e inglese all'Università
Nazionale del Libano. Tra il 1980 e il 2005 ha collaborato con i principali quotidiani
e riviste del suo paese, e con la radio nazionale. Spesso invitata a conferenze
internazionali sul tema della donna, nel 1986 è diventata direttrice del
magazine femminile arabo più letto a quei tempi, “al-Hasnaa”, e nel 1990 ha fondato “Snob”, un
incrocio tra “Vogue” e “Vanity Fair” che è oggi il magazine femminile più
diffuso nel mondo arabo, e che tuttora la Sobh dirige. Ha al suo attivo tre
romanzi, uno dei quali (Mariam delle storie, 2002) è stato tradotto in Francia
da Gallimard e in Germania da Suhrkamp.
Katia Ciarrocchi
www.liberolibro.it