Marina
di Carlos Ruin Zafòn
Ed.
Mondadori
Prefazione.
“Marina è il libro più indefinibile e il più difficile dei tanti
romanzi che ho scritto, e forse il più personale di tutti. Scritto
a Los Angeles tra il 1996/97, all'età di 33 anni quando iniziavo a sospettare
che la prima gioventù mi stesse scivolando tra le dita a velocità di crociera”.
Carlos Ruiz Zafòn ha scritto questo romanzo anticipando
quelli che sarebbero stati i topos comuni agli altri due grandi scritti di
successo: “L'ombra del vento” e “Il gioco dell'angelo”: la
Barcellona, gotica, ammantata dal mistero del suo passato, le atmosfere
magiche, gli intrighi che creano aspettative nel lettore. Certo aver letto Marina,
dopo i due precedenti, il romanzo se ne svantaggia perché abituati al tipico
linguaggio avvolto di enigma e sorpresa, perde tanto della sua autenticità.
Sembra tutto già letto e conosciuto prima, si anticipano le mosse investigative
ed espressive dell'autore, la risultanza è una tiepida piacevolezza scevra di quel
sentimento di trepidazione
e sospensione dell'Ombra del vento, in particolare. Trait d'union dei
tre romanzi è un protagonista, ragazzo impelagato in storie più grandi di lui,
con lo stesso amore per la bellezza, la conoscenza e una sorta d'ingenuità d'animo
in contrasto netto con i fatti in cui è coinvolto. Si tratta di Oscar Drai, un
giovane trentenne che rievoca un periodo della sua vita quando studente
quindicenne studiava al collegio di Vallvidrera a Barcellona. “Era la fine
degli anni '70 Barcellona era un'illusione di vicoli e viali in cui si poteva
viaggiare a ritroso nel tempo oltrepassando la soglia di una portineria o di un caffè. Il tempo e la memoria, la storia e la finzione, si fondevano in
quella città stregata come acquarelli sotto la pioggia”. Fu lì…così l'incipit del romanzo. Conoscere una giovane ed enigmatica fanciulla
d'altri tempi come Marina, dalla bellezza incorporea e delicata, portatrice di un dolore nascosto, suo padre,
il pittore German e la defunta e rimpianta moglie Kirsten sconvolgerà la sua
vita; sarà un percorso di maturazione e di passaggio verso l'età adulta. Il
mistero della scomparsa di
Kolvenik, di sua moglie
Eva e di altri oscuri personaggi connotati da una forte carica fiabesca e
surrealistica contornano tutta la
vicenda. Siamo nei meandri di una città che nasconde nel suo ventre segreti di un passato
mitizzato. Le figure così ammantate di misteriosa aura fluttuano sospese ed
evanescen nella mente del giovane Oscar e la realtà è un sogno ad occhi aperti.
Le antinomie tra realtà e immaginazione, tra amore e odio, tra bellezza ed
orrore sono i tratti distintivi della materia narrativa di Zafon, le
similitudini enfatiche percorse da un senso lugubre e sepolcrale, il fascino
per l'ignoto e, spesso, il dolore della scoperta di ciò che non vorremmo. Segni
del destino ricorrenti
trascinano i personaggi verso confini inconoscibili.
Qua e là Zafòn fa dire ai suoi personaggi frasi di
saggezza come perle “rare” tipo: “Dipingere è scrivere con la luce.
Innanzitutto devi imparare il suo alfabeto; poi la sua grammatica. Solo allora potrai avere stile e magia”. “La bellezza è un
soffio rispetto al vento della realtà”. “Se la gente pensasse un quarto di
quanto parla, questo mondo sarebbe il paradiso”. “La verità non si trova, è lei
che trova noi . “Ricordiamo solo quello che non è mai accaduto perchè le cose
reali succedono solo nell'immaginazione”. Queste trame, così coinvolgenti,
ricordano certi romanzi ottocenteschi ricchi di colpi di scena che si prestano
a traduzioni filmiche, perché Zafon sa rendere visive le descrizioni che scrive come
sequenze cinematografiche. Sembra di essere dentro il libro mentre si legge… quella
polvere nebulosa che si posa su palazzi e cose abbandonati dall'incuria del
tempo, quei silenzi sinistri rotti da impercettibili rumori di sottofondo e
creature che emergono dal nulla e al nulla ritornano. Zafon rispolvera il
passato e ce lo presenta trasfigurato dalla memoria e in una commistione di
fantasia e vero. Un romanzo godibile, da lettura veloce e ininterrotta, dallo
stile ampolloso e, a volte, stucchevole, un puro romanzo d'evasione: e forse,
non è poco.
Carlos
Ruiz Zafòn, nato a Barcellona il 25-9-1964, è
autore di assoluto talento e di successo mondiale, ha cominciato la sua carriera
nel 1993, con una serie di libri per bambini. Nel 2001 ha pubblicato il suo
primo romanzo per adulti, L‘ombra del vento (Mondadori 2004), divenuto
immediatamente un caso letterario internazionale, con un milione e mezzo di
copie vendute solo in Italia. Con Il Gioco dell'angelo, "El Juego del Ángel" torna all'universo del Cimitero dei Libri
Dimenticati, che tutti i suoi lettori ricordano con grande passione. Le sue
opere sono tradotte in più di quaranta lingue e hanno conquistato numerosi
premi e milioni di lettori nei cinque continenti. Vive a Los Angeles dal 1993,
dove è impegnato nell'attività di sceneggiatore. Collabora con le pagine
culturali di “El Pais” e “La Vanguardia”.
Arcangela
Cammalleri