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  Letteratura  »  Marina, di Carlos Ruin Zafòn, edito da Mondadori e recensito da Arcangela Cammalleri 25/11/2011
 

Marina di Carlos Ruin Zafòn

Ed. Mondadori

 

 

Prefazione.

“Marina è il libro più indefinibile e il più difficile dei tanti romanzi che ho scritto, e forse il più personale di tutti. Scritto a Los Angeles tra il 1996/97, all'età di 33 anni quando iniziavo a sospettare che la prima gioventù mi stesse scivolando tra le dita a velocità di crociera”.

Carlos Ruiz Zafòn ha scritto questo romanzo anticipando quelli che sarebbero stati i topos comuni agli altri due grandi scritti di successo: “L'ombra del vento” e  Il gioco dell'angelo”: la Barcellona, gotica, ammantata dal mistero del suo passato, le atmosfere magiche, gli intrighi che creano aspettative nel lettore. Certo aver letto Marina, dopo i due precedenti, il romanzo se ne svantaggia perché abituati al tipico linguaggio avvolto di enigma e sorpresa, perde tanto della sua autenticità. Sembra tutto già letto e conosciuto prima, si anticipano le mosse investigative ed espressive dell'autore, la risultanza è una tiepida piacevolezza scevra di quel sentimento di  trepidazione e sospensione dell'Ombra del vento, in particolare. Trait d'union dei tre romanzi è un protagonista, ragazzo impelagato in storie più grandi di lui, con lo stesso amore per la bellezza, la conoscenza e una sorta d'ingenuità d'animo in contrasto netto con i fatti in cui è coinvolto. Si tratta di Oscar Drai, un giovane trentenne che rievoca un periodo della sua vita quando studente quindicenne studiava al collegio di Vallvidrera a Barcellona. “Era la fine degli anni '70 Barcellona era un'illusione di vicoli e viali in cui si poteva viaggiare a ritroso nel tempo oltrepassando la soglia di una portineria o di  un caffè. Il tempo e la memoria, la storia e la finzione, si fondevano in quella città stregata come acquarelli sotto la pioggia”. Fu lì…così l'incipit del romanzo. Conoscere una giovane ed  enigmatica fanciulla d'altri tempi come Marina, dalla bellezza incorporea e delicata,  portatrice di un dolore nascosto, suo padre, il pittore German e la defunta e rimpianta moglie Kirsten sconvolgerà la sua vita; sarà un percorso di maturazione e di passaggio verso l'età adulta. Il mistero della scomparsa di  Kolvenik, di  sua moglie Eva e di altri oscuri personaggi connotati da una forte carica fiabesca e surrealistica  contornano tutta la vicenda. Siamo nei meandri di una città che nasconde   nel suo ventre segreti di un passato mitizzato. Le figure così ammantate di misteriosa aura fluttuano sospese ed evanescen nella mente del giovane Oscar e la realtà è un sogno ad occhi aperti. Le antinomie tra realtà e immaginazione, tra amore e odio, tra bellezza ed orrore sono i tratti distintivi della materia narrativa di Zafon, le similitudini enfatiche percorse da un senso lugubre e sepolcrale, il fascino per l'ignoto e, spesso, il dolore della scoperta di ciò che non vorremmo. Segni del destino  ricorrenti trascinano i personaggi verso confini inconoscibili.

Qua e là Zafòn fa dire ai suoi personaggi frasi di saggezza come perle “rare” tipo: “Dipingere è scrivere con la luce. Innanzitutto devi imparare il suo alfabeto; poi la sua grammatica. Solo allora potrai avere stile e magia”. “La bellezza è un soffio rispetto al vento della realtà”. “Se la gente pensasse un quarto di quanto parla, questo mondo sarebbe il paradiso”. “La verità non si trova, è lei che trova noi . “Ricordiamo solo quello che non è mai accaduto perchè le cose reali succedono solo nell'immaginazione”. Queste trame, così coinvolgenti, ricordano certi romanzi ottocenteschi ricchi di colpi di scena che si prestano a traduzioni filmiche, perché Zafon sa rendere visive le descrizioni  che scrive come sequenze cinematografiche. Sembra di essere dentro il libro mentre  si legge… quella polvere nebulosa che si posa su palazzi e cose abbandonati dall'incuria del tempo, quei silenzi sinistri rotti da impercettibili rumori di sottofondo e creature che emergono dal nulla e al nulla ritornano. Zafon rispolvera il passato e ce lo presenta trasfigurato dalla memoria e in una commistione di fantasia e vero. Un romanzo godibile, da lettura veloce e ininterrotta, dallo stile ampolloso e, a volte, stucchevole, un puro romanzo d'evasione: e forse, non è poco.        

 

Carlos Ruiz Zafòn, nato a Barcellona il 25-9-1964, è autore di assoluto talento e di successo mondiale, ha cominciato la sua carriera nel 1993, con una serie di libri per bambini. Nel 2001 ha pubblicato il suo primo romanzo per adulti, L‘ombra del vento (Mondadori 2004), divenuto immediatamente un caso letterario internazionale, con un milione e mezzo di copie vendute solo in Italia. Con Il Gioco dell'angelo, "El Juego del Ángel" torna all'universo del Cimitero dei Libri Dimenticati, che tutti i suoi lettori ricordano con grande passione. Le sue opere sono tradotte in più di quaranta lingue e hanno conquistato numerosi premi e milioni di lettori nei cinque continenti. Vive a Los Angeles dal 1993, dove è impegnato nell'attività di sceneggiatore. Collabora con le pagine culturali di “El Pais” e “La Vanguardia”.

 

Arcangela Cammalleri

 
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