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  Letteratura  »  La difesa di Luzin, di Vladimir Nabokov, edito da Adelphi e recensito la Maria Carmen Lama 16/12/2011
 

Vladimir Nabokov – La difesa di Lužin – Adelphi

 

 

Recensione di Maria Carmen Lama

 

 

È possibile difendersi dalla vita? Nabokov, con il suo romanzo “La difesa di Lužin”, ha provato a dimostrare che sì, si può trovare almeno un modo per difendersi dalla iterazione degli eventi della vita, attuando qualche mossa completamente a sorpresa, un po' come avviene nel gioco degli scacchi quando si fronteggiano dei veri esperti in tornei internazionali, dove ha sempre la meglio il giocatore che previene l'avversario, a volte con mosse del tutto imprevedibili perché assurde, ma che proprio per questo lasciano interdetto l'altro giocatore che non poteva aver previsto una mossa talmente semplice quanto inconcepibile.

Il gioco degli scacchi, quindi, come metafora della vita, in questo romanzo.

Il gioco degli scacchi che, una volta imparato cominciando a prendere gusto nell'immaginare le mosse più audaci (che ne anticipano, nella mente del giocatore veramente bravo, molte più di una, cioè molte più di quella che potrebbe essere la successiva dell'avversario), diventa inizialmente un passatempo intelligente, per trasformarsi man mano in un desiderio di provare a giocare con sempre nuovi interlocutori a loro volta esperti, con cui ci si può reciprocamente sfidare imparando anche nuove strategie e muovendo i personaggi del gioco in modi sempre diversi, finché non diventa una vera e propria passione, quasi una mania, un'ossessione e una sorta di malattia psichica, come una “coazione a ripetere”.

 

Lužin, il protagonista del romanzo, comincia a sviluppare una passione irrefrenabile per gli scacchi sin da quando era bambino.

Era un bambino molto intelligente che però a scuola non voleva mettersi in vista, anzi mostrava già una tendenza ad isolarsi dai compagni con i quali non condivideva gli stessi interessi e dai quali non era ben accolto; da essi, al contrario, veniva spesso deriso e turbato nell'animo con brutti scherzi ai quali non sapeva o forse non voleva reagire.

Era questa una modalità di rapporti tra coetanei in cui s'inserivano i rapporti familiari e soprattutto la figura paterna di Lužin, la cui attività di scrittore era divenuta un'occasione, per i compagni di Lužin figlio, per prenderlo di mira canzonandolo e offendendone il padre. Molte occasioni di umiliazioni per il piccolo Lužin ne avevano segnato la psiche al punto di aver voluto rinunciare a frequentare la scuola, con disappunto dei genitori, ma con quella rassegnazione che giunge quando le decisioni riguardano altri e ogni insistenza si rivela non soltanto inutile, ma addirittura del tutto controproducente.

 

La salvezza per il piccolo Lužin arriva inaspettata da una zia, la cui presenza in casa è controversa, ma che riesce a indirizzare il bambino almeno verso un interesse, quello del gioco degli scacchi, appunto.

All'insaputa del padre, il bambino trascorre molto del suo tempo a “studiare” tutte le possibili combinazioni di mosse scacchistiche in riviste specializzate che trova nella biblioteca di famiglia.

Il padre conosceva questo gioco e aveva provato a dilettarsene in precedenti anni della sua vita, nelle occasioni dei ricevimenti che avevano luogo periodicamente in casa sua.

A cose fatte, quando il figlio svela le sue grandi capacità, il suo talento nel gioco, vincendo anche con vecchi amici del padre ritenuti dei veri e propri campioni, il padre non può far altro che assecondarlo e iscriverlo a tornei, nei quali prima il ragazzo e poi il giovane Lužin riesce sempre vittorioso.

Col tempo, viene introdotto nei circoli scacchistici più importanti da un amico del padre, Valentinov, il quale prende a cuore il suo ruolo di sostenitore (anche finanziario) del giovane, finché questi diventa un vero e proprio campione imbattibile, arrivando a giocare più partite contemporaneamente senza subire mai alcuna sconfitta, alcuno “scacco”. Il ruolo di Valentinov diventa decisivo verso la fine del romanzo.

 

Col passare del tempo, si comincia ad intravedere in Lužin un inizio di cedimento, di cui si accorge per prima una ragazza che lo conosce per caso. Da questo momento, l'interessamento reciproco dei due porta ad una svolta nella vita di Lužin, fino ad un brutto esaurimento psichico che lo costringe a interrompere la sua carriera nel mondo degli scacchi. 

Ma ormai la sua psiche è segnata per sempre. La vita stessa di Lužin assume le sembianze del gioco, ingannandolo, certo, ma facendogli provare ancora il brivido della scoperta della mossa giusta per non soccombere di fronte al nuovo avversario.

L'epilogo non si può svelare qui, ma è sintomatico e quasi scontato. Bisogna però arrivare alla fine del romanzo per averne la certezza. A mio parere, poteva ben essere un altro, nel quale ho sperato ardentemente. Ma i presupposti hanno avuto il loro senso.

 

L'amore, come il gioco condotto con il coinvolgimento delle fibre più profonde dell'anima, come la stessa vita amata con passione e nello stesso tempo temuta come se fosse un avversario che vuole metterci alla prova, può avere talvolta degli esiti simili a quello del romanzo.

 

La difesa di Lužin è un libro la cui lettura si potrebbe ritenere obbligata per chi ama gli scacchi, ma anche per chi desidererebbe amarli, perché si ha a che fare con il funzionamento straordinario della mente di un giocatore geniale e, soprattutto, con la forza di astrazione di questo gioco.

Personalmente, però, mi accontento di saper giocare per estraniarmi solo momentaneamente dal resto e per rilassarmi. Dopo la lettura di questo libro, il gioco degli scacchi continuerà ad appassionarmi al livello amatoriale e per puro diletto della mente.

Non mi propongo però di studiare una mossa vincente per difendermi dalla vita, perché mi piace subirla anche se con l'apparenza di guidarla a modo mio.

 

 
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