Vladimir Nabokov – La difesa
di Lužin – Adelphi
Recensione di Maria
Carmen Lama
È
possibile difendersi dalla vita? Nabokov, con il suo romanzo “La difesa di Lužin”, ha provato a dimostrare che sì, si può
trovare almeno un modo per difendersi dalla iterazione
degli eventi della vita, attuando qualche mossa completamente a sorpresa, un
po' come avviene nel gioco degli scacchi quando si fronteggiano dei veri
esperti in tornei internazionali, dove ha sempre la meglio il giocatore che
previene l'avversario, a volte con mosse del tutto imprevedibili perché
assurde, ma che proprio per questo lasciano interdetto l'altro giocatore che
non poteva aver previsto una mossa talmente semplice quanto inconcepibile.
Il
gioco degli scacchi, quindi, come metafora della vita, in questo romanzo.
Il
gioco degli scacchi che, una volta imparato cominciando a prendere gusto
nell'immaginare le mosse più audaci (che ne anticipano, nella mente del
giocatore veramente bravo, molte più di una, cioè
molte più di quella che potrebbe essere la successiva dell'avversario), diventa
inizialmente un passatempo intelligente, per trasformarsi man mano in un
desiderio di provare a giocare con sempre nuovi interlocutori a loro volta
esperti, con cui ci si può reciprocamente sfidare imparando anche nuove
strategie e muovendo i personaggi del gioco in modi sempre diversi, finché non
diventa una vera e propria passione, quasi una mania, un'ossessione e una sorta
di malattia psichica, come una “coazione a ripetere”.
Lužin, il protagonista del romanzo, comincia a
sviluppare una passione irrefrenabile per gli scacchi sin da quando era
bambino.
Era
un bambino molto intelligente che però a scuola non voleva mettersi in vista,
anzi mostrava già una tendenza ad isolarsi dai compagni con i quali non
condivideva gli stessi interessi e dai quali non era ben accolto; da essi, al
contrario, veniva spesso deriso e turbato nell'animo con brutti scherzi ai
quali non sapeva o forse non voleva reagire.
Era
questa una modalità di rapporti tra coetanei in cui s'inserivano i rapporti
familiari e soprattutto la figura paterna di Lužin, la cui attività di scrittore era divenuta
un'occasione, per i compagni di Lužin
figlio, per prenderlo di mira canzonandolo e offendendone il padre. Molte occasioni
di umiliazioni per il piccolo Lužin ne
avevano segnato la psiche al punto di aver voluto rinunciare a frequentare la
scuola, con disappunto dei genitori, ma con quella rassegnazione che giunge
quando le decisioni riguardano altri e ogni insistenza
si rivela non soltanto inutile, ma addirittura del tutto controproducente.
La
salvezza per il piccolo Lužin arriva inaspettata da una zia, la cui presenza in casa è
controversa, ma che riesce a indirizzare il bambino almeno verso un interesse,
quello del gioco degli scacchi, appunto.
All'insaputa
del padre, il bambino trascorre molto del suo tempo a “studiare” tutte le
possibili combinazioni di mosse scacchistiche in riviste specializzate che
trova nella biblioteca di famiglia.
Il
padre conosceva questo gioco e aveva provato a dilettarsene in precedenti anni
della sua vita, nelle occasioni dei ricevimenti che avevano luogo
periodicamente in casa sua.
A
cose fatte, quando il figlio svela le sue grandi capacità, il suo talento nel
gioco, vincendo anche con vecchi amici del padre ritenuti dei veri e propri
campioni, il padre non può far altro che assecondarlo e iscriverlo a tornei,
nei quali prima il ragazzo e poi il giovane Lužin riesce
sempre vittorioso.
Col
tempo, viene introdotto nei circoli scacchistici più importanti da un amico del
padre, Valentinov, il quale prende a cuore il suo ruolo di sostenitore (anche
finanziario) del giovane, finché questi diventa un vero e proprio campione
imbattibile, arrivando a giocare più partite contemporaneamente senza subire
mai alcuna sconfitta, alcuno “scacco”. Il ruolo di Valentinov diventa decisivo
verso la fine del romanzo.
Col
passare del tempo, si comincia ad intravedere in Lužin un inizio di cedimento, di cui si accorge
per prima una ragazza che lo conosce per caso. Da questo momento,
l'interessamento reciproco dei due porta ad una svolta
nella vita di Lužin,
fino ad un brutto esaurimento psichico che lo costringe a interrompere la sua
carriera nel mondo degli scacchi.
Ma
ormai la sua psiche è segnata per sempre. La vita stessa di Lužin assume le
sembianze del gioco, ingannandolo, certo, ma facendogli provare ancora il
brivido della scoperta della mossa giusta per non soccombere di fronte al nuovo
avversario.
L'epilogo
non si può svelare qui, ma è sintomatico e quasi scontato. Bisogna però
arrivare alla fine del romanzo per averne la certezza. A mio parere, poteva ben
essere un altro, nel quale ho sperato ardentemente. Ma i presupposti hanno
avuto il loro senso.
L'amore,
come il gioco condotto con il coinvolgimento delle fibre più profonde
dell'anima, come la stessa vita amata con passione e nello stesso tempo temuta
come se fosse un avversario che vuole metterci alla prova, può avere talvolta
degli esiti simili a quello del romanzo.
La
difesa di Lužin è un
libro la cui lettura si potrebbe ritenere obbligata per chi ama gli scacchi, ma
anche per chi desidererebbe amarli, perché si ha a che fare con il
funzionamento straordinario della mente di un giocatore geniale e, soprattutto,
con la forza di astrazione di questo gioco.
Personalmente,
però, mi accontento di saper giocare per estraniarmi solo momentaneamente dal
resto e per rilassarmi. Dopo la lettura di questo libro, il gioco degli scacchi
continuerà ad appassionarmi al livello amatoriale e per puro diletto della
mente.
Non
mi propongo però di studiare una mossa vincente per difendermi dalla vita,
perché mi piace subirla anche se con l'apparenza di guidarla a modo mio.