Folco Quilici
La Dogana del
vento
Romanzo
Ed. Mondadori
La
fantasia è indispensabile
allo storico (…) senza ricostruzione o integrazione
fantastica non è dato
né scrivere storia, né leggerla e intenderla. Benedetto Croce, Teoria e storia della
storiografia
Questo romanzo è un
felice connubio tra memoria di fatti
storici e ricordo di sentimenti dolenti
L'Io narrante e il Cosacco
sono i protagonisti del romanzo di Folco Quilici La
Dogana
del vento (ed. Mondadori 2011), la narrazione segue gli anni
1944-45 e, nella seconda parte,
gli anni 1974-75. Guido,
quindicenne, si trova con la madre a Villa
Alta, occupata da
sfollati, nella
Val Padana, in
cui le cime alpine si susseguono in
catene montuose e ripide valli in una
delle quali sorge il suo paese, mentre in lontananza
svetta la
Dogana
del vento, palazzo
di seicentesca origine vescovile, di
proprietà della baronessa
svizzera Muriel de Almer- Rogin,
percorso dal soffio fresco di quel
vento da cui prendeva il nome. Con lo sguardo
incontaminato,
con la mente e con il cuore aperti alla speranza, Guido guida
il lettore dentro i fatti dell'epoca in una
dimensione mitica in cui la trasfigurazione non confonde né mistifica la realtà, ma
ne esalta
il suo lato più profondo con chiarezza
scevra da
toni melodrammatici.
Il giovane cosacco
Pjotr, con il burka sulle spalle e l'arma a tracolla,
disertore dell'esercito sovietico, arruolato come volontario
nel Savoia
Cavalleria, compendia
molti dei suoi compatrioti antibolscevichi che combatterono
volontari a
fianco dei tedeschi e dei fascisti. Tra
Pjotr e Guido, nei loro contati
incontri, nasce un'amicizia
che trascende la situazione
contingente e una fratellanza dettata dalla giovane
età e dalla
medesima sete di giustizia e libertà. Pjotr in un italiano
stentato, esprime la sua verità:
“Inglesi e Americani aiutano banditi comunisti. Perché questo? Inglesi e Americani,
guerra di libertà, non i comunisti.
Cosacchi pagano con sangue
invasione in terra nostra.
Stalin nemico. Noi
combattiamo
lui”. Molti di questi uomini della
steppa, fieri e temuti, invasero questa
valle dell'alta Lombardia e, in quei drammatici eventi bellici, da
occupanti divennero vittime della ferocia
scatenatasi in uno dei momenti più cruciali del secondo conflitto mondiale. Guido si chiederà quale
sorte abbia
subito Pjotr durante la fuga
con i suoi compagni nei giorni che
precedettero la Liberazione…Una
pagina
di Storia evoca…che
quando le sorti del conflitto mondiale erano
ormai segnate
per l'esercito tedesco, conclusa
l'offensiva contro il Terzo Reich
con la resa
del nemico, i vincitori consegnarono
ai russi i cosacchi
che furono fucilati o finirono nei
gulag siberiani
con l'accusa
di alto tradimento.
Tutta la
prima parte
del romanzo è intessuta dal
ricordo di quel periodo storico, dei luoghi familiari a
Guido, testimoni degli eventi narrati di cui La
Dogana
del vento ne rappresenta l'apice,
delle persone, l'amata madre Fiorenza,
l'avvocato
Tazzoli, comandante di un gruppo armato di alpini,
le Penne Verdi, decisi a resistere all'occupazione
tedesca e alla repubblica
di Mussolini, il Colombo che si esprime nel dialetto stretto dell'alta valle,
le insegnanti, la giovane
e fredda Maffei,
l'anziana informale
e simpatica
Buratti, don Faustino
coadiutore del parroco e tanti
altri… La
seconda parte
si evolve con un salto temporale di ben trent'anni,
negli anni 1974-75, in un' Italia segnata dal terrorismo, con Guido avvocato affermato ed indaffarato che
casualmente
sul Settebello, da un trafiletto di giornale
apprende di un giovane calciatore del Como, figlio di un cosacco. Il passato torna
presente e Guido cercherà di sapere
se il cosacco amato da
Erminia, la
madre del giocatore
di calcio, è Pjotr, nella non mai
sospita speranza che si fosse salvato dalla strage.
I ricordi di Erminia non faranno
luce sull'identità del cosacco né le
ricerche di Guido fino a Lienz, in
Austria; il silenzio che copre la sua
sorte rimarrà avvolto
nel ricordo, ma il futuro per Erminia e Guido sta
per diventare una prospettiva
rosea… Nello sfondo del libro è permanente un ricordo dolente, quello di Guido per la scomparsa di un giovane
amico di cui non sa che fine abbia fatto;
è un ricordo che si sovrappone a un dolore sommerso, quello per il padre, medico nell'infermeria
di una nave
da guerra
di cui non si è saputo più nulla dal
'41, dopo una battaglia navale nelle acque
di Grecia. Folco Quilici ci consegna la
memoria di un fatto storico misconosciuto che si distingue dalle tante
rappresentazioni
memorialistiche per la scrittura
concreta e leggera, senza
intenti pedanteschi e senza l'intenzione di evocare
fantasmi
del passato,
elevando un sentimento limpido come
l'amicizia
oltre il dare e avere di vincitori e/o vinti.
Folco Quilici è il più noto narratore di mondi e genti lontani,
con libri e film più volte premiati.
Tra quanto
edito da Mondadori,
vicende storiche e intrecci narrativi si fondono nelle pagine
di romanzi come Cacciatori
di navi 1984, tradotto anche
negli Stati Uniti, dove è diventato un film. Cielo verde 1997, Naufragi
1998, nel ciclo inaugurato con Alta
Profondità 1999, e proseguito con L'abisso
di Hatutu 2001, Mare rosso 2002 I serpenti di Melqart 2003 e La
Fenice del Baikal 2005, e nei più recenti Tobruk 1940 2004 e
Libeccio 2008, ai quali fanno
da sfondo drammatiche vicende autobiografiche. Le opere di Folco Quilici hanno ricevuto importanti
riconoscimenti italiani e internazionali, dal
premio Marzotto del 1954 al premio Hemingway
2007, al Chatwin
2008, all'Acqui Storia del 2010.
Arcangela
Cammalleri