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  Letteratura  »  Le due vite di Elsa, di Rita Charbonnier, edito da Piemme e recensito da Salvo Zappulla 21/01/2012
 

Le due vite di Elsa

 

di Salvo Zappulla

 

 

 

 

Ed eccomi qui, di fronte alla terza prova narrativa della signora Charbonnier. L'aspettavo al varco, consapevole che questo libro rappresenta una tappa fondamentale del suo percorso letterario. Uno scrittore a un certo punto della sua carriera o si appiattisce, si adagia sugli allori delle opere precedenti, o va oltre, spinto dal demone della competitività, dal sacro ardore della continua ricerca, dall'ambizione, dal desiderio di mostrare soprattutto a se stesso che è in grado di scardinare qualsiasi barriera; di possedere il grimaldello per accedere e impadronirsi dei segreti che la scrittura contiene nei suoi meandri più reconditi. L'aspettavo al varco curioso, da lettore innamorato dei suoi scritti, pronto a “vendicarmi” con una sonora stroncatura nel caso mi avesse riservato una delusione. Una biografia romanzata di un altro personaggio femminile, seppur eccelsa, seppur scritta divinamente come solo lei riesce a fare, l'avrei considerata un altro passo avanti  nella sua già luminosa carriera ma che probabilmente nulla avrebbe aggiunto e nulla tolto. E invece eccola qui l'ulteriore impennata: Le due vite di Elsa, edizioni Piemme, pagg. 344, € 17,00. Ci voleva questo romanzo, profondamente diverso dagli altri due, le ragioni è la stessa Rita Charbonnier a spiegarle:  Elsa, la protagonista del romanzo, non è una persona famosa. Non è una grande artista, né è legata a un grande artista. Non è, per la prima volta, un personaggio realmente esistito; ma forse è la più vera di tutte le mie eroine. Sullo sfondo, però, c'è Anita Garibaldi”.

    Elsa ha il fuoco dentro, trasmette al lettore sentimenti di grande dolore, spesso violenti, persino disperati. Elsa, a differenza di Annamaria Mozart e di Maria Stella Chiappini, non appartiene alla storia, ma scaturisce direttamente dalle viscere della sua autrice, dal suo cuore, dalla sua intelligenza, dalla sua profonda sensibilità artistica. La protagonista di questo romanzo si dibatte furiosamente, come un pesce tirato fuori dall'acqua a cui manca il respiro, si dibatte nel groviglio del suo drammatico conflitto esistenziale, nel silenzio allucinante di una identità incerta; si rifugia nel suo mutismo ostinato per difendersi dagli elementi esterni ritenuti ostili. Elsa è un personaggio estremamente complesso e complicato, vive a Roma durante l'era fascista e deve fare i conti anche con una famiglia dalle idee ristrette che in fondo non fa nulla per aiutarla (a parte il padre il quale tuttavia non ha la personalità necessaria per imporre le proprie decisioni). E' sola in un mondo racchiuso dentro una bolla di sapone, colpevolmente lasciata sola come spesso accade alle persone in difficoltà; sola in una società votata al perbenismo, la cui unica preoccupazione è quella di sbarazzarsi in fretta e furia dell'oggetto causa dello scandalo, come fosse il fagotto ingombrante di un pargolo concepito illegittimamente. Elsa lotterà con tutte le proprie forze per emergere dall'abisso in cui è sprofondata (e qui ancora una volta riscontro la grande forza di Rita Charbonnier. La determinazione di Rita è la stessa dei suoi personaggi. Direi quasi una proiezione della sua personalità, unalter ego'), lotterà con le unghie e con i denti per affermare il proprio diritto all'esistenza, le saranno d'aiuto la potente figura di Anita Garibaldi, nella quale Elsa si identifica, e di un medico che  prende a cuore la sua condizione.  Il quale, guarda caso, si chiama Giuseppe come il suo fantasticato eroe dei due mondi. Il pregio più importante di questo romanzo è l' incessante lavoro  dell'autrice  per analizzare la psicologia di Elsa, la capacità di scavare tra le pieghe nascoste della sua anima e riconsegnarla alla vita. Il finale è di straordinario effetto,  risente sicuramente della sua (quella di Rita) predisposizione per il teatro. Evito di parlarne per non rovinare la sorpresa, ma sicuramente un colpo d'ala di questa autrice di cui non sono ancora riuscito a individuare un difetto nella scrittura (Così, anche solo per il piacere perfido di poter scrivere qualcosa di negativo). Che altro aggiungere ancora? Complimenti. E appuntamento alla prossima stroncatura.

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