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  Letteratura  »  Se fosse per sempre, di Tara Hudson, edito da Nord e recensito da Grazia Giordani 04/02/2012
 

Se fosse per sempre, di Tara Hudson, edito da Nord

 

 

La donna ideale? È un fantasma e si chiama Amelia

 

 

Chi si è commosso alla vista delle scene tanto toccanti quanto surreali del celebre film Ghost, Patrick Swayze e Demi Moore protagonisti, ritroverà parte di quel clima iperomantico nel romanzo “Se fosse per sempre” dell'esordiente Tara Hudson (Editrice Nord, 360 pagine, 18,60 euro, traduzione di Paola Bonini). Fin da ragazzina, l'autrice, nata e cresciuta in Oklahoma, è stata una gran lettrice di storie di fantasmi. Da questa sua propensione è nata la sua opera prima, salutata da un grande successo internazionale. Forse perché c'è una certa parte di lettori, soprattutto fra i giovani, orientata verso il genere fantasy, dove tutto può accadere. Subito, nell'incipit, incontriamo Amelia, morta diciottenne, che da molti anni si aggira inquieta sulla riva del fiume. Ha perso la cognizione del tempo e nulla ricorda del suo passato. Non sa più niente dei suoi familiari e del suo stesso cognome. Insomma, una perdita d'identità assoluta. Sa rivivere solo l'angoscia della propria morte, crede per annegamento, inghiottita dalle acque del fiume. Un giorno, improvvisamente uscita dalla sua solipsistica situazione, si accorge di un ragazzo che sta annegando e lotta per sopravvivere. Decide di aiutarlo. Come per magia, il giovane, superando la situazione di pericolo, si dirige verso Amelia: la vede e ne sente la voce. In quell'istante, l'infelice ragazza capisce di non essere più sola, avendo trovato qualcuno di cui fidarsi, oltre a tutto disposto a scoprire chi l'ha uccisa, sfidando le forze oscure che incombono e che la stanno minacciando. Piacerà, si diceva, questa scrittura sentimentale e immediata a chi privilegia gli amori impossibili che fanno evadere dal grigiore del reale e a chi ama tuffarsi nel mistero che accompagna il lettore fino all'epilogo. L'allure gotica della presenza di fantasmi è stata molto presente nella letteratura dell'Ottocento. “Cime tempestose” di Emily Bronte ne è l'esempio più eletto, ma in quel caso abbiamo sconfinato nel pianeta della letteratura d'eccellenza. Il romanzo della Hudson, seppur gradevole, non ha di queste pretese, ma sa darci l'esempio di un tenero idillio tra la rincuorata Amelia e il generoso Joshua, quasi un sodalizio tra un uomo reale e una ragazza fantasma, divenuti inseparabili nella lotta contro nemici, quali spiriti maligni, sette di streghe e veggenti con capacità medianiche. Al di là del tono di favola nera, dobbiamo riconoscere all'autrice, di aver saputo regalare uno spessore si direbbe umano, se non fosse un fantasma, ad Amelia, protagon ista che appare dotata di una femminile delicatezza di sentire. Chissà quanti uomini reali gradirebbero incontrare, nella loro quotidiana esistenza, una fantasmina tanto sensibile e amorevole.

 

Grazia Giordani 

 

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