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  Letteratura  »  Le ragazze di Pompei, di Carmen Covito, edito da Barbera e recensito da Giuseppe Iannozzi 13/03/2012
 

Carmen Covito al pari di Petronio
con le sue ragazze di Pompei

 

di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

 

“Molto è inventato, ma per quanto bizzarro sia è completamente verosimile e documentato su testi d'epoca”. – Carmen Covito

 

 

Carmen Covito torna in libreria con Le ragazze di Pompei, una sorta di Satyricon al femminile. Prima protagonista, ma non assoluta, del nuovo romanzo di Carmen Covito, è Tirrena, una donna emancipata e che aspira all'emancipazione massima possibile nella società neroniana. Tirrena ha tre figli, non suoi, dei trovatelli che per amor d'emancipazione ha deciso di tener con sé: una donna infatti acquisisce, per legge, idee e comportamenti autonomi solo quando ha dato alla società almeno tre figli. Poco importa che non siano venuti dal suo proprio grembo. Tirrena è una convinta seguace dell'epicureismo oltreché un'insegnante di filosofia che par goda della stima degli uomini, in apparenza perlomeno. Tirrena, figlia di un libraio e con sulle spalle due mariti (apertamente) gay, tra una pergamena di Lucrezio e un'altra, vive in Pompei accompagnandosi a mille pettegolezzi, che più o meno in maniera dichiarata finiscono quasi sempre, come serpenti, col mordersi la coda sé.

Rubria è l'altra primadonna, una vestale che da poco più di un mese si è spogliata del peso del suo ruolo perché innamorata dell'imperatore Nerone, che lei assicura esser davvero buono, e bono. Per colpa e merito di questo uzzolo, Rubria ha lasciato ad altre povere verginelle il compito di servire la dea Vesta a Roma, votandosi così completamente al suo imperatore.

Vibia Tirrena, sempre fedele al suo Petronio Arbitro, amante dei libri che ama vendere insieme al padre libraio, percorre le vie di una città di provincia, di una Pompei neroniana per molti aspetti ritratto speculare dell'attuale nostra società. Tra realtà e finzione, Le ragazze di Pompei è anche vademecum per tutte quelle ragazze o donne che siano in perenne ricerca d'un'emancipazione culturale e sociale.
Il racconto è in prima persona seguendo un consumato e sempre appetibile artifizio letterario, quello del ritrovamento di un manoscritto solo in parte decifrabile.

Cos'altro aggiungere? Carmen Covito, con Le ragazze di Pompei, consegna a noi lettori dappoco un romanzo superlativo, una storia destinata a essere sicuro oggetto di discussione per i posteri: siamo di fronte a un lavoro di cesello, Letteratura che, oggi come oggi, solo in pochi sanno creare. Stile invidiabile quello di Carmen Covito, per certi versi più raffinato e rappresentativo del miglior Aldo Busi. Le ragazze di Pompei, per il suo realismo descrittivo, è opera che merita a pieno titolo di stare almeno almeno accanto al Satyricon di Petronio.

Carmen Covito ha esordito nella narrativa con un romanzo di successo dal quale sono stati tratti un film, uno spettacolo teatrale e un modo di dire: “La bruttina stagionata” (Bompiani 1992, Premio Bancarella 1993). Ha pubblicato successivamente altri romanzi, caratterizzati dalla costante contaminazione di linguaggi, di genti e di registri stilistici diversi. Attualmente si occupa di cultura giapponese e dirige la rivista di studi online “AsiaTeatro” (www.asiateatro.it). Alcuni dei suoi racconti possono essere scaricati liberamente dal sito www.carmencovito.com

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Le ragazze di PompeiCarmen CovitoBarbera Editore collana Centocinquanta – prima edizione gennaio 2012 – ISBN: 978-88-7899-509-3 – pagine 144 – euro 13

 

 

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