Aldo Cazzullo
La mia anima è ovunque tu
sia
Un delitto. Un tesoro.
Una guerra. Un amore. Romanzo Mondadori. 2011
In sovraccoperta: La partigiana M., foto © Marcello Norberth
Già il sottotitolo racchiude tutta la storia narrata che si svolge
in tre epoche distinte: aprile 1945, aprile 1963,
2011.
1945. Ad Alba viene requisito un tesoro della quarta armata che presidiava
il Sud della Francia. Soldati che avevano salvato gli ebrei dalla barbarie
tedesca, finchè hanno potuto
sono riusciti a salvare denaro per i vettovagliamenti, le requisizioni, i beni
che accumula un esercito di occupazione. Quest'oro appartiene alla nuova
Italia, diceva il colonnello che era riuscito a mettere al sicuro una parte e
da buon cristiano, intendeva affidarlo alla Chiesa. Il tesoro viene spartito tra la curia e i partigiani. Il vescovo dà la
propria parte ad un suo protetto Antonio Tibaldi, il capo dei partigiani rossi e Domenico Moresco
tiene l'altra parte per sé tradendo e l'amicizia con Alberto e la memoria di
Virginia, la donna che entrambi hanno amato, donna fiera e combattente,
torturata e uccisa dai fascisti.
1963. Un grande scrittore, impiegato della Tibaldi Vini, in punto di morte, vuole ricostruire la storia del tesoro,
la guerra partigiana, un grande amore troncato dagli eventi, una serie di
tradimenti e passioni.
2011. La scena del cadavere di Domenico Moresco, in un bosco delle
Langhe, divenuto un grande industriale del vino, apre un
squarcio sul suo passato e l'indagine seguita oltre che dalla polizia anche da
Sylvie, un'investigatrice privata, ingaggiata da Antonio Tibaldi,
l'altro grande industriale di vini, si svilupperà tra imprevisti segreti, figli
illegittimi e vendette tardive. Tra Domenico e Alberto c'era
una sorta di amicizia, o meglio di condivisione di tutto, dovuta alla guerra:
la fame, la fatica, le fucilate e… avevano una cosa in comune: l'amore per una
stessa donna, Virginia già moglie di Moresco e poi amante di Alberto. La
scoperta della verità si esplicherà nel corso dei fatti
con il finale in un certo senso tragico e anche beffardo. Questo romanzo è un
ennesimo tassello, sia pure marginale della guerra e della lotta civile tra
partigiani e fascisti, è come una serie senza fine che la letteratura,
l'indagine storica continuano a ricostruire, episodi
moltissimi che hanno affastellato quel terribile periodo, come un filone
inesauribile. Certo questa breve storia non aggiunge nulla alla conoscenza di
quanto già sappiamo, ma induce alla riflessione, a smuovere ricordi, a suscitare
emozioni, e poi… a sviscerare le passioni che danno vita
alle azioni. Il titolo è comprensivo di questo grande amore diviso tra due
uomini e questa figura di donna, mai presente se non nei ricordi di Domenico e
Alberto, rappresenta una struggente storia d'amore: Virginia dai capelli
nerissimi, lo sguardo di chi ha patito un torto, e non consentirà a nessuno di
esercitare un potere su di lei e poi la bocca a forma di cuore… Ad Alberto di
Virginia, dopo tanti anni, ogni cosa gli era
familiare. Ogni giorno, per tutti i giorni della sua
vita ha cercato lo sguardo della donna che amava negli occhi di altre. E a
lungo l'ha anche trovato. Alberto ha poi sposato la migliore amica di Virginia
e Domenico sua sorella. In uno stile essenziale e senza velature retoriche, Cazzullo costruisce una particolare struttura narrativa, se
non originale, certamente efficace. Le due identità storiche, fascisti –
partigiani non prevaricano sia nel bene sia nel male, ma entrambe sono
precorritrici di quegli insanabili dissidi partitici
che, nonostante i tanti peani all'Unità d'Italia, dissociano il Paese. Il
romanzo offre l'occasione per guardarci ogni tanto indietro e capire meglio
come siamo adesso, le radici del passato sono difficili da estirpare e una
storia minima può essere emblema di una storia collettiva.
Aldo Cazzullo (Alba,1966),
dopo 15 anni alla “Stampa”, dal 2003 è inviato ed editorialista del “Corriere
della Sera”. Ha pubblicato 13 saggi e non aveva mai
pensato di scrivere un romanzo. Fino a quando non si è imbattuto, nella sua
città, in una storia che non poteva non esser narrata.
Arcangela Cammalleri