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  Canti celtici  »  La recensione di Franca Canapini 16/04/2009
 

Canti celtici

di Renzo Montagnoli

Prefazione di Patrizia Garofalo

Immagine di copertina e fotografie

all'interno di Renzo Montagnoli

Elaborazione Grafica di Elena Migliorini

Edizioni Il Foglio

http://www.ilfoglioletterario.it/

ilfoglio@infol.it

Collana Autori Contemporanei Poesia

Diretta da Fabrizio Manini

Poesia – poema

Pagg. 90

ISBN: 978-88-7606-162-2

Prezzo: € 10,00

 

 

Cosa spinge un uomo, oggi, che solitario percorre  i propri luoghi ( lande di brughiere ed acque )

a far riemergere  nel sogno le genti antiche che li popolarono, se non la ricerca del senso della vita, dell'anima del mondo, se non il suo sentirsi anello di un eterno andare umano?

Riemergono i Celti ( con i nostri diecimila anni di rivoluzione agricola )  nella brezza della sera, nello stormire della querce, nel fiume che scorre lento tra i canneti. Appaiono improvvisi lungo il fiume, tra le brume,  guerrieri che riprendono possesso di un mondo tutto loro”.

 

Ed è lirismo “ Candida pelle,/ baciata dalle stelle/ in una notte d'estate forse immaginata,/ fra contorni di canne lacustri,/ vicini e lontani canti di civette,/ folletti di contorno a un sogno..”

“ Già il grano imbiondiva,/ steli piegati pronti ad accogliere la falce./ La quiete dei meriggi assolati/ fra il frinire di cicale,/ un'aria ferma,/ le sere appena un po' ventilate, con il canto dei cani alla luna..”

 

ed è elegia “ Sono voci smorzate,/ il tono sommesso,/ quasi una preghiera…di genti che qui vissero/ di vite di giorni passati,/ di gioie e dolori,/ di ardori di innamorati,/ di sogni spesso mai realizzati…”

“ Venivo la sera a gioire sulle sponde/ il flusso ininterrotto del tuo respiro…mi specchiavo e dietro la mia immagine/ c'eri tu, rassicurante, padre sereno…Scivolavi, allora,nel letto di argilla…”

 

ed è dolore per tutto un mondo che si va irrimediabilmente perdendo “ Erano uomini vissuti prima di noi,/ il seme di queste piante/ che troppo presto dimenticano le radici/ e vogliono correre verso il nulla…” “ Il tono si alza in un acuto,/ subito strozzato/ dalla certezza di una speranza/ irrimediabilmente fugata”

 

L'autore dei Canti celtici si chiama Renzo ed è un semplice uomo  che ha spalancato le braccia per accogliervi l'anima del suo mondo, divenendo voce di un popolo solo apparentemente estinto; e così diventa il bambino a cui “ un giorno mancò il sole”, il sacerdote del fiume, il pescatore eterno, un uomo senza tempo, il vecchio “ Ancor domani sorgerà il sole,/ per altri riprenderà il cammino/ per dove il vecchio è alfine arrivato.”

Ecco, perché temere la nostra morte? Noi siamo stati, siamo e saremo, in un avvicendarsi di generazioni che continueranno a umanizzare le terre e a provare gli stessi sentimenti, che non mutano con il trascorrere del tempo.

Questo il messaggio che ho voluto prendere dal libro. Io, che ho vissuto il passaggio dalla vita agricola a quella industriale e tecnologica, che a volte ho l'impressione di avere migliaia di anni, che ho la fortuna di sentire lo spirito dei boschi e di immaginare i rumori delle genti del  passato, non posso che applaudire Renzo per questi suoi canti suggestivi e amorevoli.

 

                            Franca Canapini

 

 
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