La Basilica di San Paolo fuori le mura
di Renzo Montagnoli
Nel corso del mio recente e breve
viaggio a Roma ho visitato anche le Basiliche Maggiori (San Pietro, San
Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le mura). Sono
tutte stupende, soprattutto San Pietro ed è giusto parlarne, ma una alla volta.
Oggi, oggetto di questo articolo, è quella di San Paolo fuori le mura, così
chiamata in onore dell'apostolo Paolo, giustiziato mediante decapitazione
nell'anno 67 d.C. ad Aquas Salvias,
appunto fuori le Mura Aureliane. Il
corpo fu immediatamente oggetto di venerazione nella necropoli di Via Ostiense,
ove venivano depositate le spoglie di qualsiasi condannato a morte.
Il Liber Pontificalis attribuisce all'imperatore
Costantino la costruzione di un edificio di culto sulla tomba di Paolo,
consacrato il 18 novembre del 324, sotto il pontificato di Silvestro I (314 –
335). Era un edificio in verità modesto, ben lontano dalle dimensioni e dalle
linee architettoniche dell'attuale. Ed è solo a partire dal 384 che viene
convenientemente ampliato dagli imperatori Valentiniano
II, Toedosio e Arcadio. A
lavori ultimati il tempio si presentò a cinque navate, con ottanta colonne e un
quadriportico; la consacrazione avvenne nel 390 ad opera di papa Siricio. Successivamente ci furono diversi altri
abbellimenti e perfino la costruzione all'intorno di una cinta muraria, con
tanto di torri, insomma una vera e propria cittadella, per proteggere il luogo
adeguatamente, visto che in precedenza aveva dovuto subire i saccheggi prima
dei longobardi e poi dei saraceni. Nel corso del XIII secolo la basilica
conobbe il suo massimo splendore, ormai conosciuta ovunque come una tappa
basilare del pellegrinaggio a Roma e un vero e proprio scrigno di opere d'arte
religiosa.
Purtroppo, nell'anno 1823, nel corso
di una notte, tutto andò in fumo a causa di un violento incendio, lasciando
costernati i fedeli e gli appassionati d'arte. Dopo un primo periodo di
sbigottimento, si decise di ricostruirla, così com'era prima dell'infausto
evento, raccogliendo il denaro necessario un po' in tutta la cristianità; non
pochi contribuirono con materiali, come il viceré d'Egitto, che offrì le
colonne di alabastro, o lo Zar Nicola I che donò i preziosi blocchi di malachite,
utilizzati nei due altari laterali del transetto.
I lavori furono avviati nel 1826 e
ultimati nel 1854, allorché il 10 settembre il papa Pio IX consacrò il nuovo
edificio di culto. Oggi è esattamente com'era in quella data, una basilica
talmente bella da lasciare senza fiato il visitatore. Le misure sono
considerevoli, perché basti pensare che l'interno è lungo 131,66 metri, largo
65, alto 29,70, con 80 colonne monolitiche di granito; è diviso in cinque
navate, la mediana delle quali è larga ben 24,60 metri.
Ma già l'esterno è uno di quelli che
per purezza di stile e per bellezza stupisce;
io, infatti, quando l'ho visitata, sono rimasto semplicemente estasiato,
colpito anche dal mosaico ottocentesco che decora la facciata e che è uguale a
quello del X secolo distrutto anch'esso dall'incendio. Si entra nel tempio
attraverso una cancellata in ferro battuto e subito si notano la maestosità
della statua di San Paolo, realizzata in marmo di Carrara da Giuseppe Obici, e
l'effetto prospettico del grandioso quadriportico realizzato da Guglielmo Calderini. Le colonne sono, a dir poco, imponenti, ma non
appesantiscono, inserite armoniosamente nel contesto architettonico. Le porte d'ingresso della facciata sono tre,
di cui una, bizantina, è a chiusura della Porta Santa. Non sto a descrivere le
decorazioni, bellissime, che ornano le porte, preferisco entrare e varcata la
soglia; si resta senza fiato per l'incredibile e stupefacente colpo d'occhio
della navata centrale, con il soffitto a cassettoni dorati propri del Barocco.
Delimitata da quaranta colonne, pur nella sua imponenza, conserva una
leggerezza tale da non incombere sul visitatore che, anzi, ha la sensazione non
di soffocare, ma di trovarsi in un'ariosa piazza. Sul fondo è impossibile non
essere attratti dal Ciborio, opera del 1282 di Arnolfo di Cambio, collocato
sopra l'altare papale e sopra la Confessione, il luogo più sacro, perché lì
giacciono le spoglie di San Paolo. Accanto al Ciborio c'è un candelabro alto
oltre cinque metri e mezzo, realizzato nel XIi secolo
da Nicola d'Angelo e Pietro Vassalletto. Nell'abside
è presente un prezioso mosaico, pure esso ricostruito fedelmente nel 1836, e
raffigurante il Cristo seduto in trono con il libro aperto, attorniato da San
Pietro, Sant'Anfrea, San Paolo e dall'evangelista
Luca. Nel registro inferiore sono poi
raffigurati gli altri Apostoli.
Una curiosità: nella fascia sopra gli
archi che dividono le navate vi è tutta una serie di tondi che contengono i
ritratti di tutti i pontefici, da San Pietro fino a papa Francesco, tutti
realizzati con la tecnica del mosaico e su sfondo dorato.
Si potrebbe ancora descrivere molto,
ma credo che la cosa migliore si di visitare il tempio di persona e, solo per
farsi un'idea più compiuta, magariprecedere questa
visita con una virtuale, possibile sul sito della Basilica, il cui link è in
calce alla presente.
Che uno sia un credente, o non lo sia,
se ha l'occasione di andare a Roma deve trovare il tempo per vedere questa
meraviglia; non ne serve molto, direi al massimo un paio d'ore di assoluta
immersione nel bello.
Fonti:
-
Basilica Papale San Paolo fuori le mura;
-
Wikipedia;
-
Le Basiliche Maggiori, di Niccolò
Costa, Carmelo Dotolo, Luca Mariani, Danilo Mazzoleni e Gianfranco Ravasi –
Libreria Editrice Vaticana.
La fotografia a corredo dell'articolo,
rappresentante la facciata della Basilica, è stata reperita sul sito turistico
ufficiale Roma (www.turismoroma.it).