Il Colosseo
di Renzo Montagnoli
Da un sondaggio effettuato alcuni anni
fa in diversi paesi del mondo è risultato che quando viene citato il nome Roma
la maggior parte delle persone l'associa inevitabilmente con il Colosseo. Del
resto, fra i tanti monumenti della città
eterna quello che non solo è più conosciuto, ma che si desidera
maggiormente vedere è proprio l'Anfiteatro Flavio, il più grande di tutti,
visto che era in grado di contenere dai 50.000 ai 75.000 spettatori. Inserito
nel Patrimonio dell'umanità dall'Unesco è universalmente ritenuto una delle
sette meraviglie del mondo, una fama che, è opportuno chiarirlo subito, è più
che meritata per la sua struttura architettonica, per la sua collocazione al
centro della città, per la capacità evocativa che è in grado di suscitare. Io
stesso, nel corso della mia recente visita a Roma, non ho potuto fare a meno di
andarlo a rivedere, restando ancora una volta impressionato dal senso di forza
e di potenza che sprigiona, incombendo sul visitatore quasi a voler
testimoniare con i suoi archi, i gradoni e le possenti mura la grandezza di una
civiltà che non è mai stata eguagliata.
Appare quindi logico parlarne, per
saperne un po' di più e per invogliare chi non ha mai avuto l'opportunità di
vederlo a fare un salto a Roma, ritagliandosi uno scorcio del tempo per
approdarvi, magari a piedi dopo aver passeggiato lungo il Foro romano.
Il nome Colosseo è di epoca medievale
e deriva dalla vicina statua del Colosso di Nerone, del quale ci resta solo il
gigantesco basamento in tufo; sappiamo tuttavia che era una statua in bronzo
alta 33 metri.
L'edificazione dell'Anfiteatro Flavio
venne intrapresa nel 72 d.C. dall'imperatore Vespasiano che finanziò l'opera
con il bottino della conquista di Gerusalemme avvenuta due anni prima. Data
l'imponenza della struttura furono necessari diversi anni per il suo
completamento, in ogni caso pochi se rapportati ai consueti ritardi attuali per
opere anche meno impegnative. Infatti l'anfiteatro venne inaugurato
dall'imperatore Tito nell'80 d.C e definitivamente
completato due anni dopo dal fratello Domiziano.
L'edificio è sito al centro della
valle dove in precedenza si trovava il lago artificiale della Domus Aurea di
Nerone e attorno allo stesso furono erette delle strutture pubbliche
funzionali, fra le quali alcune palestre, dei depositi e perfino un ospedale.
Resterà pienamente operativo fino al 523 d.C., anno a cui risale l'ultima
notizia certa di spettacoli lì effettuati. Successivamente iniziò un periodo di
decadenza, con sistematiche spogliazioni che danneggiarono notevolmente la
struttura, tanto che quello che oggi resta appare, anche visivamente a un non
edotto visitatore come un edificio incompleto, o comunque rimaneggiato rispetto
a quello originario.
Era un anfiteatro, e lo è ancora, ma a
cosa serviva?
Si trattava della struttura deputata a
ospitare gli spettacoli, sempre gratuiti, in quanto il costo era sostenuto
dallo sponsor dell'epoca, l'editor e questi a Roma era quasi sempre l'imperatore, che
saggiamente e scaltramente in tal modo soddisfaceva i bisogni primari di un
popolo che non chiedeva altro che di avere da sfamarsi, magari divertendosi. E
infatti nel corso degli spettacoli avvenivano distribuzioni gratuite di cibo, i
famosi panem et circenses, un mezzo per sopire eventuali velleità di
ribellione.
Gli spettacoli non erano
rappresentazioni teatrali, per le quali erano deputati degli appositi teatri
con acustica perfetta, bensì i giochi. E i giochi duravano a lungo, spesso più
giorni, secondo un programma ben definito. Nella mattinata, dopo la parata
iniziale dei partecipanti, c'erano le venationes, cioè combattimenti fra uomini e bestie feroci in
una scenografia particolarmente curata che riproduceva l'ambiente originario
degli animali utilizzati. Poi c'era un
intervallo per il pranzo, durante il quale, forse anche per spegnere un po'
l'appetito, nell'arena avvenivano le esecuzioni delle condanne capitali, fra le
quali, molto apprezzata, la damnatio ad bestias, in cui il condannato veniva sbranato da bestie
feroci. Nel pomeriggio c'era il meglio della rappresentazione, cioè i munera, vale a
dire i combattimenti gladiatori, suddivisi, a seconda delle tecniche, in retiarius, secutor, oplomachus, thraex e mirmillo. Questi
scontri assai di rado erano mortali, anche perché preparare un gladiatore non
era cosa da poco e veniva a costare molto; inoltre non sempre si trattava di
schiavi e di prigionieri di guerra, ma non di rado c'erano uomini liberi
attratti da questa professione ben retribuita e che attirava in modo
particolare, non tanto per la capacità, ma per le intrinseche doti maschili
buona parte delle signore romane. Questi combattenti vivevano e si allenavano
insieme e dopo un certo numero di combattimenti potevano congedarsi e, se
schiavi, ottenere la libertà. Alcuni di loro furono amati in modo particolare
dal pubblico, diventando in breve dei veri e propri idoli, non di rado con
scontri, anche violenti, fra le opposte tifoserie.
Non ci sono prove che il Colosseo sia stato
utilizzato per martirizzare i Cristiani e del resto con il tempo e con studi
più approfonditi il fenomeno, tanto pubblicizzato dalla Chiesa dell'olocausto
dei primi seguaci del Cristo, è stato ampiamente ridimensionato, riducendosi ad
esecuzioni capitali infrequenti, se non addirittura rare.
Al di là del potere evocativo
dell'anfiteatro Flavio, l'opera presenta un rilevante valore architettonico e
dimostra ancora una volta la grande capacità degli ingegneri romani. La
struttura è realizzata in blocchi di travertino (muri perimetrali e pilastri
portanti). L'esterno è articolato in 4 ordini architettonici sovrapposti che
portano a un'altezza complessiva di quasi 50 metri. L'edificio ha pianta
ellittica, il cui asse maggiore è di ben 188 metri e quello minore di 156
metri. Al centro c'era l'arena, una struttura lignea sulla quale si svolgevano
i giochi e che era ricoperta di sabbia. C'erano 80 arcate d'ingresso, di cui 76
numerate e destinate al pubblico, e 4 riservate all'imperatore, alle autorità
politiche e religiose. Ovviamente non poteva mancare il palco d'onore che
veniva occupato dall'imperatore. Il pubblico accedeva ai posti allo stesso
destinato secondo un ordine rigoroso basato sul ceto e allo scopo venivano
rilasciate delle apposite tessere d'ingresso. Molta cura era riservata
all'evacuazione d'urgenza, in caso di necessità (l'odierna uscita d'emergenza)
tanto che gli spettatori, che potevano anche essere 75.000, potevano lasciare
l'edificio, portandosi all'esterno, nel tempo in verità breve di cinque minuti.
Nel periodo estivo, inoltre, onde potersi riparare dal sole cocente, veniva
stesa una serie di teloni che copriva l'intera opera; a questo lavoro,
particolarmente complesso e anche rischioso data l'altezza, erano adibiti i
marinai della flotta imperiale.
La struttura fruiva anche di una
complessa pianta sotterranea, costituita da 15 corridoi, attraverso i quali si
accedeva a magazzini, a ricoveri per le belve e ad altri locali necessari allo
svolgimento degli spettacoli. Da lì si risaliva in superficie grazie ad ampi
montacarichi azionati da argani, che portavano direttamente nell'arena animali,
combattenti e scenografie.
Come è possibile comprendere l'opera era
di altissima ingegneria e ancor oggi sbalordisce per le capacità progettuali e di
realizzazione, proprie di un'epoca in cui i calcoli si facevano ancora a mano e
non era ancora stato inventato il cemento armato.
Di seguito riporto gli orari di
visita, il prezzo dei biglietti e altre utili informazioni:
Orario:
Aperto tutti i giorni.
Orario di apertura: 8.30
·
dall'ultima
domenica di ottobre al 15 febbraio: ultimo ingresso 15.30 con uscita 16.30;
·
dal 16
febbraio al 15 marzo: ultimo ingresso 16.00 con uscita 17.00;
·
dal 16 marzo
all'ultimo sabato di marzo: ultimo ingresso 16.30 con uscita 17.30;
·
dall'ultima
domenica di marzo al 31 agosto: ultimo ingresso 18.15 con uscita 19.15;
·
dal 1
settembre al 30 settembre: ultimo ingresso 18.00 con uscita 19.00;
·
dal 1 ottobre
all'ultimo sabato di ottobre: ultimo ingresso 17.30 con uscita 18.30.
·
Chiuso il 1
gennaio, 1 maggio e 25 dicembre.
Dal venerdì 4 luglio 2014 il Colosseo è aperto al
pubblico, a pagamento, dalle 20.00 alle 22.00. La biglietteria chiude alle ore
21.00. Per ragioni di sicurezza l'ingresso del pubblico al Colosseo non potrà
superare le 1000 unità ogni ora. La prenotazione è obbligatoria.
Biglietti:
Il biglietto è
acquistabile anche presso le biglietterie del Palatino in Via di San
Gregorio n. 30 oppure in Piazza Santa Maria Nova n.53 (200 metri dal
Colosseo) e comprende anche l'ingresso al Palatino e Foro Romano.
·
Intero: 12,00
euro
·
Ridotto: 7,50
euro, per i cittadini della Unione Europea tra i 18 e i 24 anni e per i
docenti della Unione Europea;
·
Gratuito: visitatori minori di anni 18.
Prenotazioni:
Prenotazione
biglietto d'ingresso: Euro 2,00. Tel. +39.06.39967700 (lunedì-venerdì 9-18
sabato 9-14); Coopculture
.
Informazioni:
Punto Informazioni Accoglienza Turistica tel. +39.06.77400922 e-mail: ssba-rm.infocolosseo@beniculturali.it
Servizi:
Audio guide
Libreria
Visite guidate
Trasporti
pubblici:
·
Bus 60 – 75 – 85 – 87 – 117 –
271 – 571 – 175 – 186 – 810 – 850 – C3
·
Tram 3
·
Metro Linea B fermata Colosseo
Fonti:
Soprintendeza Speciale per i beni archelogici di Roma (www.archeoroma.beniculturali.it);
Wikipedia (www.wikipedia.org)
La fotografia, a corredo
dell'articolo, è stata reperita sul sito del Ministero degli Affari Esteri (www.esteri.it)