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  Bell'Italia  »  Il Ponte Gobbo di Bobbio, di Renzo Montagnoli 23/10/2014
 

Il Ponte Gobbo di Bobbio

di Renzo Montagnoli

 

 

In questo nostro paese, così ricco di bellezze naturali e artistiche, è possibile trovare anche delle autentiche curiosità, che oserei meglio definire misteri. Una di queste è sita nei pressi di un piccolo, ma assai grazioso borgo della provincia di Piacenza, disteso sulle colline che si arrampicano verso gli Appennini e sovrastato dal monte Penice.  Si tratta di Bobbio e il mistero in questione è il cosiddetto Ponte Gobbo, chiamato anche Ponte Vecchio o Ponte del Diavolo. Questa costruzione, di origine romana, scavalca il fiume Trebbia, che lì sotto scorre ancora come torrente, a volte placido e altre invece tumultuoso. E' senz'altro un ponte strano, poiché è tutto fuorché dritto; infatti si sviluppa per 273 metri in undici arcate disuguali fra loro e poste a diverse altezze, e da ciò è possibile comprendere la denominazione di Ponte Gobbo, anche se, osservandolo soprattutto dall'alto, cioè dal belvedere di Bobbio, quell'alternarsi di su e giù richiama in verità le montagne russe. Al riguardo questa stranezza ha più di una spiegazione, una di carattere tecnico e altre di pura fantasia. Per il momento mi limiterei alla prima e in proposito la persistente gibbosità sarebbe stata provocata dalle frequenti piene delle fiume, che in più occasioni fecero crollare delle arcate, poi ricostruite con poca accuratezza, determinando appunto quel su e giù. Però devo riconoscere che la leggenda popolare è assai più suggestiva e merita di essere conosciuta. Secondo la più nota (perché ce n'è più d'una) il maligno contattò San Colombano, evangelizzatore irlandese che nel settimo secolo dopo Cristo fondò proprio a Bobbio la celebre Abbazia, promettendogli di costruire in una sola notte il ponte che al religioso serviva per unire le due sponde, a patto di avere per sé la prima anima mortale che lo avrebbe attraversato. Il santo accettò e così il diavolo avviò dopo il tramonto l'edificazione del ponte, con l'aiuto di diversi diavoletti che ne reggevano le volte, ma poiché questi erano di statura diversa le varie arcate risultarono di dimensioni non uniformi. Ultimato all'alba il lavoro, il diavolo si mise ad attendere il compenso pattuito, che San Colombano gli mandò sotto forma di cagnolino. Il maligno si accorse di essere stato gabbato e prima di andarsene diede un calcione al manufatto, che così divento anche sghembo. Ci sono poi altre versioni, in cui per esempio la bestia non è più un cane, ma un orso o un asino, e ancora un'altra, un po' più complessa e tortuosa, dove i protagonisti sono solo il diavolo e un oste.

Certo, vista la stranezza del ponte, in epoche lontane in cui un'opera ardimentosa dell'uomo, con una sfida alla natura, ingenerava il sospetto nel popolino che il progettista avesse poteri diabolici, era poi inevitabile trovare spiegazioni fantasiose di quel risultato, che però veniva regolarmente utilizzato e non solo da quelli del paese, ma anche dai numerosi pellegrini che vi transitavano diretti a Roma, in quanto Bobbio e il ponte sono posti sulla famosa via Francigena.

Merita in ogni caso di essere visto e se ci si va è anche opportuno tener conto che Bobbio presenta opere architettoniche e artistiche che giustificano da sole una visita. Al riguardo evidenzio  il Santuario della Madonna dell'Aiuto, eretto nel XIV secolo, più di valore devozionale che artistico, il castello Malasina-Dal Verme, pure del XIV secolo, che incombe possente sull'abitato, l'antico quartiere medievale, con le caratteristiche viuzze, il bel Duomo (XI secolo) con il pregevole affresco quattrocentesco dell'Annunciazione e infine l'opera per la quale il paese è giustamente famoso: l'abbazia di San Colombano. Risale, questa, addirittura al 614 d.C e presenta oltre alla chiesa in stile tipicamente romanico una serie di strutture erette successivamente che costituiscono il reparto abitativo dei monaci con un arioso e assai pregevole chiostro. Un po' per il fatto che in quel passato poco si dedicava ad abbellire l'opera con affreschi, un po' anche perché il complesso nel corso dei secoli ha avuto diverse destinazioni, se l'esterno è mirabile, l'interno purtroppo risulta spoglio, ma il contesto in cui l'edificio è inserito può far ben comprendere quale centro d'attrazione religiosa abbia rappresentato. Lì si respira ancor oggi un'aria di altri tempi ed è luogo che invita alla meditazione; lì il tempo sembra essersi fermato e tutto procede senza fretta, luogo ideale per conoscere il valore della serenità.  

 

 

Come arrivare

Da Nord - Autostrada A1: uscita Piacenza Nord; da Est - Autostrada A21: uscita Piacenza Est; da Sud - Autostrada A1: uscita Piacenza Sud; da Ovest - Autostrada A21: uscita Piacenza Ovest. Giunti a Piacenza proseguire lungo la tangenziale e seguire le indicazioni per Bobbio, imboccando la SS45. In alternativa, per chi vuole evitare le autostrade, optando per strade più panoramiche, è possibile percorrere: da Nord - SS45, SP65 e SP34; da Sud - SS 45; da Ovest - SS461 e SS412; da Est - SP50.

 

Dove alloggiare

 

È un paese piccolo, ma a vocazione turistica e quindi non mancano le strutture ricettive, che potete trovare sul sito del Comune di Bobbio.

 

Dove mangiare

Sempre sullo stesso sito figurano i ristoranti; è appena il caso di ricordare che siamo in Emilia e che la cucina è particolarmente curata, ma la provincia di Piacenza ha anche una vocazione vinicola, con una produzione di qualità in cui spicca il Gutturnio, un vino rosso da pasto di vera eccellenza.

 

 

 

Nota: le due immagini a corredo dell'articolo (Il Ponte Gobbo e  l'Abbazia di San Colombano) sono state scattate da me.

 

 

 
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