Il Ponte Gobbo di Bobbio
di Renzo Montagnoli
In questo nostro paese, così ricco di
bellezze naturali e artistiche, è possibile trovare anche delle autentiche
curiosità, che oserei meglio definire misteri. Una di queste è sita nei pressi
di un piccolo, ma assai grazioso borgo della provincia di Piacenza, disteso
sulle colline che si arrampicano verso gli Appennini e sovrastato dal monte Penice. Si tratta di
Bobbio e il mistero in questione è il cosiddetto Ponte Gobbo, chiamato anche
Ponte Vecchio o Ponte del Diavolo. Questa costruzione, di origine romana,
scavalca il fiume Trebbia, che lì sotto scorre ancora come torrente, a volte
placido e altre invece tumultuoso. E' senz'altro un ponte strano, poiché è
tutto fuorché dritto; infatti si sviluppa per 273 metri in undici arcate
disuguali fra loro e poste a diverse altezze, e da ciò è possibile comprendere
la denominazione di Ponte Gobbo, anche se, osservandolo soprattutto dall'alto,
cioè dal belvedere di Bobbio, quell'alternarsi di su e giù richiama in verità
le montagne russe. Al riguardo questa stranezza ha più di una spiegazione, una
di carattere tecnico e altre di pura fantasia. Per il momento mi limiterei alla
prima e in proposito la persistente gibbosità sarebbe stata provocata dalle
frequenti piene delle fiume, che in più occasioni fecero crollare delle arcate,
poi ricostruite con poca accuratezza, determinando appunto quel su e giù. Però
devo riconoscere che la leggenda popolare è assai più suggestiva e merita di
essere conosciuta. Secondo la più nota (perché ce n'è più d'una) il maligno
contattò San Colombano, evangelizzatore irlandese che
nel settimo secolo dopo Cristo fondò proprio a Bobbio la celebre Abbazia,
promettendogli di costruire in una sola notte il ponte che al religioso serviva
per unire le due sponde, a patto di avere per sé la prima anima mortale che lo
avrebbe attraversato. Il santo accettò e così il diavolo avviò dopo il tramonto
l'edificazione del ponte, con l'aiuto di diversi diavoletti che ne reggevano le
volte, ma poiché questi erano di statura diversa le varie arcate risultarono di
dimensioni non uniformi. Ultimato all'alba il lavoro, il diavolo si mise ad
attendere il compenso pattuito, che San Colombano gli
mandò sotto forma di cagnolino. Il maligno si accorse di essere stato gabbato e
prima di andarsene diede un calcione al manufatto, che così divento anche
sghembo. Ci sono poi altre versioni, in cui per esempio la bestia non è più un
cane, ma un orso o un asino, e ancora un'altra, un po' più complessa e tortuosa,
dove i protagonisti sono solo il diavolo e un oste.
Certo, vista la stranezza del ponte,
in epoche lontane in cui un'opera ardimentosa dell'uomo, con una sfida alla
natura, ingenerava il sospetto nel popolino che il progettista avesse poteri
diabolici, era poi inevitabile trovare spiegazioni fantasiose di quel
risultato, che però veniva regolarmente utilizzato e non solo da quelli del
paese, ma anche dai numerosi pellegrini che vi transitavano diretti a Roma, in
quanto Bobbio e il ponte sono posti sulla famosa via Francigena.
Merita in ogni caso di essere visto e
se ci si va è anche opportuno tener conto che Bobbio presenta opere
architettoniche e artistiche che giustificano da sole una visita. Al riguardo
evidenzio il Santuario della Madonna
dell'Aiuto, eretto nel XIV secolo, più di valore devozionale che artistico, il
castello Malasina-Dal Verme, pure del XIV secolo, che
incombe possente sull'abitato, l'antico quartiere medievale, con le
caratteristiche viuzze, il bel Duomo (XI secolo) con il pregevole affresco
quattrocentesco dell'Annunciazione e infine l'opera per la quale il paese è
giustamente famoso: l'abbazia di San Colombano.
Risale, questa, addirittura al 614 d.C e presenta
oltre alla chiesa in stile tipicamente romanico una serie di strutture erette
successivamente che costituiscono il reparto abitativo dei monaci con un arioso
e assai pregevole chiostro. Un po' per il fatto che in quel passato poco si
dedicava ad abbellire l'opera con affreschi, un po' anche perché il complesso
nel corso dei secoli ha avuto diverse destinazioni, se l'esterno è mirabile,
l'interno purtroppo risulta spoglio, ma il contesto in cui l'edificio è
inserito può far ben comprendere quale centro d'attrazione religiosa abbia
rappresentato. Lì si respira ancor oggi un'aria di altri tempi ed è luogo che
invita alla meditazione; lì il tempo sembra essersi fermato e tutto procede
senza fretta, luogo ideale per conoscere il valore della serenità.
Come arrivare
Da Nord - Autostrada A1:
uscita Piacenza Nord; da Est - Autostrada A21: uscita Piacenza Est; da Sud -
Autostrada A1: uscita Piacenza Sud; da Ovest - Autostrada A21: uscita Piacenza
Ovest. Giunti a Piacenza proseguire lungo la tangenziale e seguire le indicazioni
per Bobbio, imboccando la SS45. In alternativa, per chi vuole evitare le
autostrade, optando per strade più panoramiche, è possibile percorrere: da Nord
- SS45, SP65 e SP34; da Sud - SS 45; da Ovest - SS461 e SS412; da Est - SP50.
Dove alloggiare
È un paese piccolo, ma a vocazione turistica
e quindi non mancano le strutture ricettive, che potete trovare sul sito del Comune di Bobbio.
Dove mangiare
Sempre sullo stesso sito figurano i
ristoranti; è appena il caso di ricordare che siamo in Emilia e che la cucina è
particolarmente curata, ma la provincia di Piacenza ha anche una vocazione
vinicola, con una produzione di qualità in cui spicca il Gutturnio,
un vino rosso da pasto di vera eccellenza.
Nota: le
due immagini a corredo dell'articolo (Il Ponte Gobbo e l'Abbazia di San Colombano)
sono state scattate da me.