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  Bell'Italia  »  Piazza Sordello, di Renzo Montagnoli 30/04/2015
 

Piazza Sordello

di Renzo Montagnoli

 

 

 

Una, cento, mille e senz'altro di più sono le piazze in Italia, questi slarghi che ridanno respiro alle case spesso separate da vie non ampie, luoghi che nello staccare dai monolitici agglomerati urbani non hanno solo la funzione di liberare dal tripudio di mattoni, ma che quasi sempre finiscono con l'essere destinate a posti d'incontro, di socializzazione. Non c'è paese, anche il più piccolo, che non abbia la sua piazza, piazza che volge al plurale nelle città, tanti fori in cui camminare, incontrarsi, a volte anche riunirsi per spettacoli all'aperto. Eppur non sono molte quelle che meritano di essere ricordate, perché, fra tante,  poche sono il simbolo di un'epoca trascorsa e questo grazie agli edifici che le delimitano e le impreziosiscono, costruzioni che, a sua volta, beneficiano di quell'ampio spazio aperto per star lì a dimostrare pregi architettonici e che al contempo sono simboli del potere dei loro proprietari.   Si crea così una reciproca dipendenza che fa sì, per esempio, che la Piazza dei Miracoli a Pisa non sarebbe la stessa senza la presenza della Cattedrale, del Battistero, del Campanile, opere pregevoli di per sé, ma che assumono ulteriore valenza per il fatto non essere soffocate da altre costruzioni. Insomma, pure la piazza è un elemento architettonico di cui tener conto, senza dimenticare che non ri rado assume anche una valenza storica, in quanto luogo di celebri eventi.

Poiché sono mantovano non posso quindi fare a meno di parlare di Piazza Sordello che appunto si trova  a Mantova. Dico sempre agli amici e conoscenti che intendono visitare la mia città che, più che consigliato, è raccomandato che entrino da Est, per la strada che viene da Padova, e il motivo è molto semplice: il colpo d'occhio che si presenta al turista è uno di quelli che non si possono dimenticare, perché, appena passata la Casa di Sparafucile (una rocchetta che un tempo era parte della cinta fortificata della Lunetta che serviva a proteggere l'accesso al ponte di San Giorgio) , in fondo alla strada lambita dai laghi, la città si presenta in tutta la sua maestosa bellezza, con al centro dello sguardo il Castello di San Giorgio, e di poco indietro, in una prospettiva che incanta, un fiorire di torri e campanili. Oltrepassato il ponte, conviene parcheggiare e proseguire a piedi, magari sui ciottoli del fondo su cui una volta trottavano i celebri cavalli dei Gonzaga e, appena scorto sulla sinistra il primo scorcio del celebre Palazzo Ducale, la via, non certo stretta, si spalanca di colpo in una grande piazza, piazza Sordello.  Perché questo nome? Perché è stata intitolata a Sordello da Goito (Goito, 1200-1210, Napoli, 1269) che fu un poeta e, soprattutto, un trovatore, un uomo di corte abituato a cantare dell'amore e che all'epoca ebbe notevole successo anche all'estero.

Ma ritorno alla piazza e il mio sguardo volge da destra a sinistra. È  così che è possibile ammirare un antico luogo di culto, il Duomo di Mantova, la cui costruzione fu avviata nel XIV secolo e ultimata in quello successivo. A fianco, quasi a simboleggiare il potere religioso, sorge il palazzo vescovile, detto anche palazzo Bianchi. Poi si susseguono degli Uberti, Palazzo Bonacolsi e Palazzo Acerbi, sovrastato dalla Torre della Gabbia, tutti di epoca medievale. Quindi trovo un'uscita, sovrastata da un arco e che porta verso la piazza delle Erbe e il Palazzo della Ragione. Girando a sinistra vi è il bel Palazzo del Capitano, risalente al 1328, anno che vide l'ascesa al potere della famiglia Gonzaga, che ancora non si chiamava così, bensì Corradi ed erano originari di Gonzaga, un paese agricolo  a Sud del Po. Si tratta di una costruzione imponente e maestosa, tutta merlata, che in breve con i Gonzaga divenne il nucleo più antico del Palazzo Ducale, al cui fianco venne eretta la Domus Magna.

È stata una piazza di storici eventi, primo fra tutti la cacciata dei Bonacolsi, primi Signori di Mantova, e in seguito luogo deputato a dimostrare al popolo la magnificenza prima dei marchesi e poi dei duchi. Se non c'è la solita moltitudine di turisti in coda per visitare palazzo Ducale, se, soprattutto si è verso una sera di maggio, con una non infrequente lieve brezza che spira dei laghi, basta chiudere gli occhi per vedere com'era questa piazza nelle epoche di maggior splendore dei Gonzaga. Ovviamente la fantasia corre, ma molto l'aiutano il senso di libertà che ispira il grande aslargo e l'austera nobiltà degli edifici che la cingono. Ed ecco allora che tutto si anima, che gente del popolo si affanna per non far tardi alla magra cena, mentre patrizi confabulano e forse tramano; solo in più in fondo, al riparo di una quercia secolare che ora non c'è più si trova un uomo, che su incarico di una committente, s'inventa strofe di amor cortese per una bella dama che, dritta come un fuso, austera, con gli bassi, ma in cuor suo lusingata, s'avvia leggiadramente alla messa vespertina.

Non posso assicurare che i vostri occhi rivedano un'epoca, ma Mantova, con i suoi tesori e con questa piazza, merita di certo una visita; in ogni caso resterete soddisfatti e ritornerete alle vostre case consapevoli che quella gita doveva essere fatta. 

 

 

Nota: La foto, a corredo dell'articolo, e che rappresenta piazza Sordello vista dal lato Ovest, è stata reperita sul sito ilTurista:info (http://www.ilturista.info/)

 

 

 

 

 
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