Badia
e i luoghi del mistero
In
ogni città piccola o grande italiana e straniera
esistono luoghi
del mistero,
nati da spazi urbanistici particolari o da monumenti di incerta
origine, attorno ai quali si è coagulata una leggenda che –
a volte – non è mito del tutto, anche se l’unico
fatto certo resta quello per cui districare lo storicamente provato
dai si
dice popolari,
non è compito facile .Anche Badia hai suoi luoghi e i
suoi monumenti mitici.
Cominciamo ad esaminarli dal più
lontano nel tempo, prendendo in esame l’ara romana, l’altare
sacrificale che è stato posto quale pietra angolare del
campanile dell’Abbazia della Vangadizza ; quest’ara
è doppiamente misteriosa : innanzi tutto perché da
essa nasce l’ipotesi dell’origine romana di
Badia, e poi, perché – essendo incastonata nel basamento
del campanile – noi possiamo vedere solo una “faccia”
del suo aspetto (rappresentante una deliziosa baccante, una sinuosa
figurina sexy ed ammiccante), ma “cosa ci sarà
dall’altra parte ?” – vien fatto di chiedersi.
Non lo sapremo mai, a meno di abbattere il campanile, privandolo di
una sua pietra angolare.
Altro luogo mitico della nostra piccola
città sono le Torri Marchesane che hanno i caratteri di
una fatamorgana poiché
quando l’Adige è in piena scompaiono del tutto, per fare
timide riapparizioni quando il grande fiume è quasi in secca e
il suo letto mette a nudo molti misteri scomparsi.
Le tre rocche
fanno bella mostra di sé nello stemma di Badia e lì
figurano simmetriche e svettanti dal 31 agosto 1854, come dal diploma
ministeriale del regno Lombardo-Veneto che attribuì al
capoluogo altopolesano la qualifica di città. Ad offrire luce
veritiera sull’esistenza e la vita dei tre chiacchierati
fortilizi hanno pensato gli studiosi locali Ivan Tardivello e
Monsignor Guido Stocco, pubblicando un saggio intitolato. “Le
così dette Rocche Marchesane”.
Il primo a
descriverle fu alla fine del ‘400 il cronista veneziano Marin
Sanudo, che prese un abbaglio, giudicandole di matrice veneziana.
Altri storici autorevoli diedero loro una paternità estense.
Resta comunque il fatto che le rocche erano punti di pedaggio e di
difesa, freni di mattoni che si scontravano con le ingordigie
padovane, scaligere, veneziane ed estensi. Il ricordo di queste
torri – demolite ai primi del sec.XVI, per ordine del
senato veneziano – si fece sempre più evanescente ed
impreciso. Ne hanno scritto fior di studiosi dal Bronziero al Cessi,
ma il mito ha sempre prevalso sulla storia.
Altro luogo di
leggenda è la ghiacciaia dei frati benedettini a fianco
dell’Abbazia della Vangadizza : la leggenda racconta che
da lì trarrebbe origine un cunicolo che unisce Badia ad Este.
L’ipotesi appare alquanto fantomatica, però nessuno si è
mai preso la briga di verificare e,scavando, di controllare e il mito
è rimasto evanescente ed impreciso come una favola bella,
qualcosa che gratifica la fantasia al di là della
verosimiglianza.
Anche la chiesa della Madonna della Salute,
costruita nel Seicento, ex voto dai nobili veneziani Loredan,
quale ringraziamento, per lo scampato pericolo dal contagio della
peste, ha un suo luogo arcano, in quanto porta una seconda effigie
della Madonna – immagine, per così dire “ufficiosa”
– dipinta sotto l’altare. E’ lo studioso Ivan
Tardivello a tentare un’ipotesi in proposito.
“Eretto
l’attuale altare – scrive lo storico –
nel sec.XVIII sopra il pilastro con l’immagine
primitiva, veniva dipinta sulla porzione di muro lasciata libera per
lo scopo, una seconda immagine della Madonna, eseguita da un artista
valente, come esigeva ormai il nuovo tempio…”.
Il
più fantomatico e meno documentabile luogo del mistero
badiese, resterà comunque la leggenda della dama velata che –
nelle notti di tempesta – qualcuno avrebbe visto passare dietro
le trifore del tardo quattrocentesco Palazzetto degli Estensi, la
residenza estiva che i duchi ferraresi abitavano per brevi periodi,
quando venivano a caccia lungo le rive dell’Adige.
Certamente
non è facile prestare fede a queste voci, anche se la leggenda
della dama velata regala suggestione e pathos a
un monumento di severa ed arcana bellezza.
Grazia
Giordani
Blog
Nota:
La foto a corredo dell’articolo (Abbazia della Vengadizza) é
stata reperita sul sito di
Wikipedia
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