Un
piacevole incontro in Trentino (Luserna e non solo)
di
Piera Maria Chessa
Poco
tempo fa, trovandomi in Trentino, ho incontrato la mia amica
Giovanna, che abita non lontano da Trento. Questi nostri incontri
sono diventati già da qualche tempo una piacevole
consuetudine. Essendo di casa, conosce bene la sua regione, e in modo
particolare il territorio in cui vive. Per questo motivo ogni volta,
nella scelta dei luoghi da visitare, ci affidiamo senza riserve a lei
e a Bruno, suo marito, con la certezza che si tratterà sempre
di piacevoli sorprese.
In
questa circostanza ci hanno proposto di visitare innanzitutto
Luserna, poi, alcune malghe, dove acquistare eventualmente prodotti
tipici della zona, e in seguito, di andare ad ammirare i bei laghi di
Caldonazzo e Levico, che noi già conosciamo ma che da tanto
non vediamo.
Arriviamo
nel primo pomeriggio, abbiamo un discreto numero di ore a
disposizione e la giornata è bella. Loro ci fanno da guida e
noi li seguiamo lungo la strada. Non ho mai visto la cittadina di
Luserna, ma mi interessa molto la sua storia.
E’
un piccolo comune in provincia di Trento e il suo nome pare che
derivi dalla parola cimbra Laas, che significava valico. Si trova
vicino al Passo di Vezzena, Vesen, in cimbro, che collega la zona con
l’altopiano di Lavarone. L’Alpe di Luserna è stata
abitata fin dall’Età del Bronzo, ma i primi veri
insediamenti ebbero luogo solo nel 1200. Erano popolazioni di origine
tedesca, piccole comunità le cui risorse economiche venivano
dal legname e dalla pastorizia. Questi lontani coloni, come spesso
avviene, portarono con loro lingua e tradizioni, la lingua cimbra,
storie e leggende, costumi e consuetudini, caratteristiche ancora ben
vive a Luserna.
Lungo
la strada ammiro i bei paesaggi montani, mentre percorriamo un tratto
dell’Altopiano della Vigolana e successivamente quello di
Vezzena.
Quando
arriviamo a Luserna, ci fermiamo nei pressi di una chiesa il cui
campanile riporta alla mente quelli tedeschi, è dedicata a
Sant’Antonio da Padova. Andiamo a vederla, per fortuna la
troviamo aperta. E’ piccola ma suggestiva, entrando ci si sente
accolti, avvolti dal silenzio e da una piacevole solitudine.
Non
troppo lontano intravediamo un edificio con la scritta Museo. Si
tratta del “Centro Documentazione Lusérn”, è
dedicato alla storia della cittadina e alle tradizioni cimbre, ma
anche alla Grande Guerra e alla fauna presente nell’Alpe
cimbra; una sezione è riservata ai forni fusori, risalenti
all’Età del Bronzo.
Bruno,
amante della storia, manifesta il piacere di visitarlo, ma poichè
il tempo scorre veloce, lui asseconda il suo desiderio, mentre noi
optiamo per una visita un po’ più approfondita della
cittadina.
Ci
colpiscono le case, la loro struttura, i colori, la cura dei fiori e
delle piante nei giardini. Vaghiamo di qua e di là, contenti
di esserci fermati. In un angolo sostiamo incuriositi davanti ad un
recinto che racchiude una lunga distesa di grossi ciottoli levigati,
indubbiamente provenienti da un fiume, considerando la forma.
Parecchi sono dipinti, e ve ne sono alcuni molto interessanti,
rappresentano paesaggi, animali, ma anche personaggi dei fumetti,
cari ai piccoli. Nel mezzo, una scritta: “Si prega di non
portar via i sassi”. Mi viene da pensare che “tutto il
mondo è paese”.
Un
po’ più avanti ci fermiamo davanti a un edificio che
attira la nostra attenzione, ospita un altro museo; accanto
all’ingresso vi è infatti un sagoma in metallo,
rappresenta una donna che indica la porta al suo fianco, un chiaro
invito per una visita.
E’
la Casa Museo “Haus Von Prukk”, un tempo, casa contadina
cimbra, poi restaurata, in essa è racchiusa la memoria storica
delle popolazioni cimbre. Sarebbe interessantissimo entrare, ma
dobbiamo fare i conti col tempo a disposizione.
Andiamo
oltre, tutto ci colpisce piacevolmente. Fiori anche sui balconi del
Municipio, accanto alle immancabili bandiere.
A
Luserna e dintorni sono tante le cose da vedere e da apprezzare. Vi
è, per esempio, il Forte Lusérn, costruito, per il
controllo del valico del Passo Vezzena, tra il 1908 e il 1912; vi è
il Sentiero Cimbro dell’Immaginario, un interessante percorso a
tema alla scoperta delle leggende cimbre, lungo i sentieri sculture
in legno e illustrazioni.
Un’altra
escursione consigliata è “Dalle storie alla storia.
Percorso della Grande Guerra”. Nell’Alpe Cimbra sono
numerose le testimonianze relative alla Prima Guerra Mondiale, e
proprio Luserna, per via della sua posizione geografica, ebbe le
prime vittime civili.
Arriva
il momento di andar via. Ci incontriamo di nuovo con Bruno, anche lui
visibilmente soddisfatto della visita al “Centro Documentazione
Lusérn”; stavolta ha potuto ammirare anche una bella
mostra sui lupi, oltre che l’area dedicata alla Prima Guerra
Mondiale, avvenimenti che lo coinvolgono parecchio.
Lasciamo
la cittadina e, seguendo il loro consiglio, andiamo per malghe ad
acquistare alcuni prodotti tipici del luogo. Non troviamo quel che
cerchiamo, ma nella seconda ci fermiamo ugualmente a bere qualcosa
insieme e a chiacchierare tra di noi.
Qui
abbiamo anche l’opportunità di osservare da vicino
diversi animali. Vi sono caprette nane, mucche, cavalli e maiali;
questi ultimi bisticciano rumorosamente tra di loro per via del cibo.
Osservandoli mi viene da pensare che, come per noi umani, i più
deboli hanno sempre la peggio. Il più vulnerabile infatti
viene allontanato con violenza dai più forti, e va via
lamentandosi.
Nel
frattempo il clima va modificandosi, la bella giornata incomincia a
trasformarsi e tutt’intorno la nebbia occupa ogni singolo
spazio.
Decidiamo
di scendere più a valle, e poco dopo ci fermiamo in un
belvedere. Sotto di noi, in lontananza, sebbene in buona parte
coperte dalla foschia, vediamo ampie distese di orti e vigneti, e i
due bei laghi di Levico, a destra, e Caldonazzo, a sinistra.
Giovanna
è dispiaciuta e mi dice:”Peccato che ci sia la nebbia,
con il sole , da quassù, è proprio un bel vedere!”
Non fatico a immaginare la bellezza di questo luogo! Eppure a me
piace anche così.
Proseguiamo
la discesa. Percorriamo stavolta una strada piuttosto impegnativa,
difficile camminare agevolmente in entrambe le direzioni. Per fortuna
ogni tanto c’è uno slargo, si spera sempre di poter
incrociare lì, eventualmente, un’altra auto. Su un lato
ci sono dei dirupi, sull’altro, in alcuni punti, le pareti di
roccia si protendono sulla strada.
Si
sta facendo tardi, per fortuna scendendo la nebbia si è
dissolta, è un vero peccato, per via del tempo, non poter più
ammirare i due laghi da vicino!
Arriviamo
non lontano da Caldonazzo, qui dobbiamo separarci. I nostri amici
vanno verso casa, noi nella direzione opposta. Contiamo di rivederci
presto. A loro, mio marito ed io, dobbiamo ancora una volta il
piacere di una bella serata trascorsa insieme.
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