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  Bell'Italia  »  Un piacevole incontro in trentino (Luserna e non solo), di Piera Maria Chessa 21/04/2020
 
Un piacevole incontro in Trentino (Luserna e non solo)

di Piera Maria Chessa




Poco tempo fa, trovandomi in Trentino, ho incontrato la mia amica Giovanna, che abita non lontano da Trento. Questi nostri incontri sono diventati già da qualche tempo una piacevole consuetudine. Essendo di casa, conosce bene la sua regione, e in modo particolare il territorio in cui vive. Per questo motivo ogni volta, nella scelta dei luoghi da visitare, ci affidiamo senza riserve a lei e a Bruno, suo marito, con la certezza che si tratterà sempre di piacevoli sorprese.
In questa circostanza ci hanno proposto di visitare innanzitutto Luserna, poi, alcune malghe, dove acquistare eventualmente prodotti tipici della zona, e in seguito, di andare ad ammirare i bei laghi di Caldonazzo e Levico, che noi già conosciamo ma che da tanto non vediamo.
Arriviamo nel primo pomeriggio, abbiamo un discreto numero di ore a disposizione e la giornata è bella. Loro ci fanno da guida e noi li seguiamo lungo la strada. Non ho mai visto la cittadina di Luserna, ma mi interessa molto la sua storia.
E’ un piccolo comune in provincia di Trento e il suo nome pare che derivi dalla parola cimbra Laas, che significava valico. Si trova vicino al Passo di Vezzena, Vesen, in cimbro, che collega la zona con l’altopiano di Lavarone. L’Alpe di Luserna è stata abitata fin dall’Età del Bronzo, ma i primi veri insediamenti ebbero luogo solo nel 1200. Erano popolazioni di origine tedesca, piccole comunità le cui risorse economiche venivano dal legname e dalla pastorizia. Questi lontani coloni, come spesso avviene, portarono con loro lingua e tradizioni, la lingua cimbra, storie e leggende, costumi e consuetudini, caratteristiche ancora ben vive a Luserna.
Lungo la strada ammiro i bei paesaggi montani, mentre percorriamo un tratto dell’Altopiano della Vigolana e successivamente quello di Vezzena.
Quando arriviamo a Luserna, ci fermiamo nei pressi di una chiesa il cui campanile riporta alla mente quelli tedeschi, è dedicata a Sant’Antonio da Padova. Andiamo a vederla, per fortuna la troviamo aperta. E’ piccola ma suggestiva, entrando ci si sente accolti, avvolti dal silenzio e da una piacevole solitudine.
Non troppo lontano intravediamo un edificio con la scritta Museo. Si tratta del “Centro Documentazione Lusérn”, è dedicato alla storia della cittadina e alle tradizioni cimbre, ma anche alla Grande Guerra e alla fauna presente nell’Alpe cimbra; una sezione è riservata ai forni fusori, risalenti all’Età del Bronzo.
Bruno, amante della storia, manifesta il piacere di visitarlo, ma poichè il tempo scorre veloce, lui asseconda il suo desiderio, mentre noi optiamo per una visita un po’ più approfondita della cittadina.
Ci colpiscono le case, la loro struttura, i colori, la cura dei fiori e delle piante nei giardini. Vaghiamo di qua e di là, contenti di esserci fermati. In un angolo sostiamo incuriositi davanti ad un recinto che racchiude una lunga distesa di grossi ciottoli levigati, indubbiamente provenienti da un fiume, considerando la forma. Parecchi sono dipinti, e ve ne sono alcuni molto interessanti, rappresentano paesaggi, animali, ma anche personaggi dei fumetti, cari ai piccoli. Nel mezzo, una scritta: “Si prega di non portar via i sassi”. Mi viene da pensare che “tutto il mondo è paese”.
Un po’ più avanti ci fermiamo davanti a un edificio che attira la nostra attenzione, ospita un altro museo; accanto all’ingresso vi è infatti un sagoma in metallo, rappresenta una donna che indica la porta al suo fianco, un chiaro invito per una visita.
E’ la Casa Museo “Haus Von Prukk”, un tempo, casa contadina cimbra, poi restaurata, in essa è racchiusa la memoria storica delle popolazioni cimbre. Sarebbe interessantissimo entrare, ma dobbiamo fare i conti col tempo a disposizione.
Andiamo oltre, tutto ci colpisce piacevolmente. Fiori anche sui balconi del Municipio, accanto alle immancabili bandiere.
A Luserna e dintorni sono tante le cose da vedere e da apprezzare. Vi è, per esempio, il Forte Lusérn, costruito, per il controllo del valico del Passo Vezzena, tra il 1908 e il 1912; vi è il Sentiero Cimbro dell’Immaginario, un interessante percorso a tema alla scoperta delle leggende cimbre, lungo i sentieri sculture in legno e illustrazioni.
Un’altra escursione consigliata è “Dalle storie alla storia. Percorso della Grande Guerra”. Nell’Alpe Cimbra sono numerose le testimonianze relative alla Prima Guerra Mondiale, e proprio Luserna, per via della sua posizione geografica, ebbe le prime vittime civili.
Arriva il momento di andar via. Ci incontriamo di nuovo con Bruno, anche lui visibilmente soddisfatto della visita al “Centro Documentazione Lusérn”; stavolta ha potuto ammirare anche una bella mostra sui lupi, oltre che l’area dedicata alla Prima Guerra Mondiale, avvenimenti che lo coinvolgono parecchio.
Lasciamo la cittadina e, seguendo il loro consiglio, andiamo per malghe ad acquistare alcuni prodotti tipici del luogo. Non troviamo quel che cerchiamo, ma nella seconda ci fermiamo ugualmente a bere qualcosa insieme e a chiacchierare tra di noi.
Qui abbiamo anche l’opportunità di osservare da vicino diversi animali. Vi sono caprette nane, mucche, cavalli e maiali; questi ultimi bisticciano rumorosamente tra di loro per via del cibo. Osservandoli mi viene da pensare che, come per noi umani, i più deboli hanno sempre la peggio. Il più vulnerabile infatti viene allontanato con violenza dai più forti, e va via lamentandosi.
Nel frattempo il clima va modificandosi, la bella giornata incomincia a trasformarsi e tutt’intorno la nebbia occupa ogni singolo spazio.
Decidiamo di scendere più a valle, e poco dopo ci fermiamo in un belvedere. Sotto di noi, in lontananza, sebbene in buona parte coperte dalla foschia, vediamo ampie distese di orti e vigneti, e i due bei laghi di Levico, a destra, e Caldonazzo, a sinistra.
Giovanna è dispiaciuta e mi dice:”Peccato che ci sia la nebbia, con il sole , da quassù, è proprio un bel vedere!” Non fatico a immaginare la bellezza di questo luogo! Eppure a me piace anche così.
Proseguiamo la discesa. Percorriamo stavolta una strada piuttosto impegnativa, difficile camminare agevolmente in entrambe le direzioni. Per fortuna ogni tanto c’è uno slargo, si spera sempre di poter incrociare lì, eventualmente, un’altra auto. Su un lato ci sono dei dirupi, sull’altro, in alcuni punti, le pareti di roccia si protendono sulla strada.
Si sta facendo tardi, per fortuna scendendo la nebbia si è dissolta, è un vero peccato, per via del tempo, non poter più ammirare i due laghi da vicino!
Arriviamo non lontano da Caldonazzo, qui dobbiamo separarci. I nostri amici vanno verso casa, noi nella direzione opposta. Contiamo di rivederci presto. A loro, mio marito ed io, dobbiamo ancora una volta il piacere di una bella serata trascorsa insieme.

 
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