Il
castello scaligero di Valeggio sul Mincio
di
Renzo Montagnoli
In
provincia di Verona, ai confini con quella di Mantova e sulla
sinistra di un Mincio dalle chiare e fresche acque, sorge Valeggio
sul Mincio, un paese di circa 16.000 anime con economia
preminentemente agricola, ma giustamente famoso anche per attrattive
turistiche, rappresentate soprattutto dall’incantevole frazione
di Borghetto e dal parco-giardino Sigurtà.
C’è
però quanche cosa di antico che colpisce gli occhi del
visitatore da qualunque parte si avvicini all’abitato ed è
un castello, in parte diroccato, che sorge su uno spuntone collinare,
da cui domina sia il borgo sottostante che tutta l’alta valle
del Mincio. Premetto che, per le incurie del tempo e degli uomini, la
fortezza si presenta in buona parte semi distrutta e si salva solo
l’odierna parte visitabile, chiamata la Rocca, e da poco
restaurata, a cui in passato si accedeva tramite due ponti levatoi.
Un terzo ponte levatoio, ancor oggi esistente, consentiva l’accesso
alla parte più estesa del complesso, chiamata Castello, di cui
rimangono solo i ruderi delle mura perimetrali, mentre l’area
ricompresa è ora occupata da una villa privata edificata agli
inizi del ‘900. Entrati nella Rocca colpisce il visitatore la
Torre Tonda, che doveva probabilmente formare con altre una
fortificazione di epoca precedente (*) almeno al grande terremoto che
il 3 gennaio 1117 colpì l’Italia settentrionale,
provocando scempio di campanili e torri e fra questi l’intera
fortificazione, lasciando in piedi solo la Torre Tonda. La fortezza,
profondamente ferita, perse d’importanza, ma fortuna volle che
nel 1262 venisse eletto capitano del popolo Mastino della Scala, uomo
ambizioso e capace che elevò a casata la sua famiglia degli
Scaligeri, signori di Verona e dominatori delle piccole realtà
comunali circostanti. Valeggio sul Mincio, con la sua frazione di
Borghetto, era un punto chiave perché lì si poteva
attraversare il Mincio e allora si provvide a fortificare la zona,
cominciando dal poco che c’era e che era rappresentato appunto
dal Castello, con nuove murature e torri. Passato il tempo degli
Scaligeri, introdotte le armi da fuoco e le artiglierie che rendevano
precarie certe opere di difesa, venne il tramonto anche del castello
di Valeggio, con progressivo degrado che portò rapidamente
alla rovina delle mura e delle torri. Fu solo nel 1984 che il Comune
di Valeggio deliberò il restauro, un’opera lunga e
onerosa, con l’indispensabile consolidamento della struttura
muraria. Da poco è stata resa percorribile la passeggiata che
consente di avere accesso alla parte restaurata del castello, con una
strada stretta e piuttosto ripida che si snoda fra il verde collinare
e le eleganti ville stile liberty.
Nel
2011 è stato anche ripristinato un sentiero che permette di
scendere direttamente dal Castello a Borghetto,
lungo il ripido pendio della collina.
Come
ogni castello degno di tale nome ha il suo fantasma, quello di un
cavaliere ucciso in battaglia che, nelle notti tempestose, ritorna
per cercare la sua spada, l’unica possibilità che gli è
stata concessa per dare pace alla sua anima. In tanti hanno cercato
la spada, senza tuttavia trovarla, così che la leggenda si
perpetua e il cavaliere continua a tornare nelle notti burrascose,
anche lui inutilmente. Un’altra versione parla invece di un
castellano, tale Andriolo da Parma, che, macchiatosi di alto
tradimento, fu degradato, gli fu spezzata la spada e infine venne
giustiziato mediante squartamento. Anche in questo caso il
ritrovamento della spada darebbe pace all’anima dannata.
L’opera
è visitabile, però esclusivamente nel periodo da marzo
e settembre, ogni fine settimana e festivi, il mattino dalle 10 alle
12,30 e il pomeriggio dalle 15,30 alle 18,30. L’ingresso alle
torri e ai camminamenti prevede un biglietto del costo di due euro,
mentre quello al piazzale del castello è gratis.
Benchè
la vista che si ha dalle torri sia particolarmente appagante,
nonostante i restauri il degrado è evidente, al punto che
secondo un’opinione diffusa il castello sarebbe più
bello visto da lontano che da vicino, come nel caso di una signora
avanti con gli anni che in distanza è di bella presenza, ma
che in prossimità rivela tutti i danni del tempo.
Personalmente sono invece dell’avviso che aggirarsi in un
antico maniero, per quanto in parte diroccato, rappresenti sempre
un’esperienza indimenticabile, la testimonianza di un tempo che
è stato, il piacere di trovarsi in un luogo di innegabile
valenza storica.
(*)
Al riguardo, benchè non esistano documenti al riguardo, si
stima che l’originaria edificazione sia avvenuta intorno
all’anno 1000
Fonti:
Valeggio sul Mincio; Terre
dei Custoza; Museo
Italia.
Nota:
Le fotografie a corredo dell’articolo, reperite su diverse
fonti Internet, rappresentano il castello visto da prospettive
diverse.
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