La
Sila
di
Renzo Montagnoli
Sono
trascorsi ormai molti anni da quando giravo in lungo e in largo per
l’Italia per poter toccare con mano le bellezze del nostro
paese e in una di queste gite sono arrivato fino in Calabria, con
destinazione le più belle spiagge del litorale tirrenico.
Poichè in quell’occasione sono rimasto in loco un po’
più a lungo della solita settimana, una giornata, stanco, ma
non sazio di mare, ho deciso di spingermi all’interno e di
visitare la Sila. E’ stata un’esperienza estremamente
interessante e anche appagante perché mai mi sarei aspettato
di trovare a queste latitudini aspetti del paesaggio alpino. Se ancor
oggi mi pare di avvertire lo stupore che ho provato nel vedere quei
luoghi, è invece più difficile rammentare il mio
itinerario; tuttavia, proprio perché voglio avere una traccia
di ciò che ho fatto, mi sforzerò, a beneficio non solo
mio. Innanzitutto perché questo esteso altopiano, che è
il più grande in Europa, si chiama Sila? Questo toponimo
deriva dalla denominazione in epoca romana Silva Brutia, cioè
selva dei Bruzi, che erano i suoi abitatori, un antico popolo per lo
più dedito alla pastorizia che ben presto venne a contatto con
i Greci insediati sulla costa ionica dove avevano fondato gli abitati
di Sibari, di Crotone, di Krimisa. Non è mia intenzione
scrivere la storia delle genti che nel corso dei secoli abitarono
quelle zone, perché è l’aspetto paesaggistico che
più mi preme, nonché la biodiversità che gli è
propria (basti pensare che il lupo vi è radicato da tempo
immemore, per non parlare della ricchezza e varietà delle
specie arboree). Il parco nazionale della Sila, che si estende su
circa 150.000 ettari, è costituito per circa l’80% da
terreno boschivo e quindi a maggior ragione il nome di Sila appare
quanto mai appropriato. Sebbene la natura appaia selvaggia non
mancano tuttavia le località turistiche che richiamano
numerosi escursionisti desiderosi di immergersi in questo paradiso
verde, qua e là interrotto dall’azzurro di laghi e
laghetti che non ti saresti mai aspettato, come l’Ampollino, il
Cecita e l’Arvo, in cui è possibile praticare la pesca
e, non in tutti e tre, anche il nuoto. Se i rilievi hanno un’altezza
limitata, gli inverni freddi e nevosi di queste parti hanno fatto sì
che siano sorte numerose e attezzate stazioni sciistiche invernali,
come Lorica e Camigliatello Silano. In quest’ultima località,
sita a 1.272 metri sul livello del mare, sono arrivato in una torrida
giornata di agosto, ma ho trovato un immediato refrigerio, a cui non
poco ha contribuito l’esteso bosco di larici che lo circonda,
un polmone verde che rende l’aria leggera e profumata. Lì
mi è stato detto che in inverno la neve non manca mai, anzi
che facilmente si superano i due metri, per l’inevitabile gioia
di chi vi si reca per sciare. Ma anche l’estate ha i suoi
pregi, grazie alla temperatura mite e alla possibilità di fare
delle entusiasmanti escursioni nei boschi oppure di usufruire del
bacino lacustre artificiale di Cecita, che è il più
grande della Sila. Benchè sia interdetto alla navigazione e
alla balneazione le sue sponde richiamano molti appassionati di pesca
alla trota che in quelle acque pare trovarsi a suo particolare agio.
Vicino a Camigliatello e a una quota superiore (m. 1.450) sorge un
villaggio, chiamato Fago del Soldato, i cui dintorni sono ricchi di
prelibati funghi.
Lorica
sorge a 1.314 m. s.l.m. ed è una frazione del comune di San
Giovanni in Fiore; è un altro centro turistico,
particolarmente pittoresco perchè sorge sulle sponde del lago
Arvo, altro bacino artificiale, in cui è possibile la
navigazione. Peraltro, come nel caso di Camigliatello, in inverno
Lorica diventa un’attrazione per lo sci. Questo abitato è
diventato da una ventina di anni la sede del Parco della Sila, con
conseguenti benefici economici che hanno permesso un ulteriore
sviluppo dell’attività turistica, grazie anche alla
costruzione di importanti impianti di risalita realizzati nella valle
del Cavaliere e che portano dalla quota di 1.405 metri a quella di
1.877.
La
vera ricchezza della Sila, tuttavia, è data dall’abbondanza
d’acqua, grazie ai numerosi fiumi come il Crati, lungo 91 Km.,
il Neto di 80 Km. e il Mucone di 54 Km. Ed è grazie a ciò
se la regione Calabria è diventata una grande produttrice di
energia elettrica, visti i numerosi bacini artificiali. Ecco quindi
spiegato il mio stupore nel’immergermi in una natura ancora ben
poco contaminata e che per diverse caratteristiche richiama quelle
delle Alpi trentine, un motivo in più per scendere in Calabria
non solo per le sue attrattive marine, in una varietà che il
turista che desidera sapere e vedere non potrà che apprezzare.
Certo,
la distanza dall’Italia settentrionale è molta e il
viaggio si rivela lungo e abbastanza impegnativo, ma poi là si
è ripagati abbondantemente delle fatiche sostenute,
dall’azzurro cristallino del mare al verde intenso dei boschi.
Fonti:
Wikipedia; Parco Nazionale della Sila; Camigliatello Silano; Proloco
Lorica.
Nota:
Le fotografie a corredo dell’articolo sono state reperite su
diversi siti Internet e sono afferenti ad alcuni dei luoghi
descritti.
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