Vallombrosa
sul Prato Magno
di
Franca Canapini
Pratomagno
Quando
andavo a lavorare nelle mattinate d’inverno e svoltavo alla
curva dei cipressi per scendere verso Patrignone, Lui era sempre là,
immobile come un Soratte (Vides ut alta stet nive candidum…)
con le sue pale scintillanti di neve che mi mettevano allegria.
Negli
anni il Pratomagno, che sorge a NordEst di casa mia, ricoperto di
fittissime foreste verdeggianti e calvo sulla vetta, è
diventato per me un piacevole punto di riferimento e un amico.
Origine
Geologicamente
ha avuto origine nell’Oligocenico fra i 35 e i 23 milioni di
anni fa e rappresenta una dorsale costituita dal macigno del Chianti
e quello più giovane del Mugello. E’ caratterizzato da
un’alternanza di arenarie giallastre e strati di argilliti
scistose, materiali marini molto fini che si sono sovrapposti gli uni
sugli altri, compattandosi e formando le rocce. In seguito ai
movimenti della crosta terrestre, i macigni sono affiorati andando a
costituire l’imponente massiccio alto 1592 metri.
Itinerari
Sulle
sue pendici l’uomo ha costruito ardimentosamente abbazie,
castelli, borghi arrampicati su costoni di roccia, e Pievi e mulini e
ponti. Oggi esistono una ventina di itinerari consigliati, per
visitare le foreste e gli insediamenti umani. Nei giorni scorsi,
vagamente memore di una gita scolastica a cui avevo partecipato forse
quando frequentavo la scuola media, (e per sfuggire all’afa)
abbiamo deciso insieme a mio marito di tornare a visitare
VALLOMBROSA.
Vallombrosa
Autostrada
direzione Firenze. Uscita Incisa/Reggello. Reggello paese. Vari
chilometri di tornanti di montagna in mezzo ad una fittissima
foresta: LA RISERVA NATURALE BIOGENETICA DI VALLOMBROSA. Infine ci
troviamo ad attraversare Saltino, un villaggetto di abitazioni primo
novecento e, strano ma vero, grandi alberghi; c’è
perfino un Grand Hotel! Siamo a quota 1000 m. La strada prosegue per
poco più di un chilometro e ci troviamo davanti all’Abbazia.
Tra noi e il grande edificio, un bar. Più avanti, a sinistra
dell’ingresso, un laghetto e un parco giochi per bambini.
Sempre alla nostra sinistra s’intravvede una vastissima e
ondulata radura che, scopriremo poi, viene usata dai visitatori, in
gran parte Fiorentini, per frescheggiare e mangiare all’aperto.
Storia
dell’abbazia
Narra
Attone da Pistoia nei primi anni del XII secolo che GIOVANNI
GUADALBERTO nobile fiorentino, avendo perdonato l’omicida del
fratello e parendogli , in San Miniato, che il crocifisso avesse
chinato la testa in segno di assenso, chiese all’abate di quel
luogo di accoglierlo nella sua comunità. Qualche tempo più
tardi, deluso per i peccati di simonia che vi si commettevano, lasciò
San Miniato alla ricerca di una vita monastica perfetta. Compì
un lungo pellegrinaggio visitando anche Camaldoli finché si
fermò in una valle ombrosa del Pratomagno e insieme a due
eremiti incontrati in loco fondò il primo nucleo della
comunità vallombrosana. Il primo documento che ne
testimonia l’esistenza è datato 27 gennaio 1037. La
nuova comunità s’impegnò attivamente contro la
corruzione ecclesiastica e ciò scatenò l’ira del
vescovo di Firenze che ordinò l’assalto del monastero.
La lotta terminò con la prova dell’ Ordalia, dalla quale
uscì indenne il monaco Pietro (igneo). Pertanto il papa
Alessandro II depose il vescovo di Firenze e riconobbe l’ordine
dei Vallombrosani. Il monaco Gualberto morì a Passignano (lago
Trasimeno) nel 1073. Da allora i monaci che si sono succeduti
hanno seguito la regola benedettina dell’Ora et labora,
dedicandosi prevalentemente alla cura e al rimboschimento della
foresta circostante.
L’abbazia
E’
un complesso e vasto edificio, più volte ampliato e
ricostruito. Oltre a quella di monastero ha svolto fino al 1913 la
funzione di Regio Istituto Superiore Forestale. Contiene, e sono
visitabili, anche la BIBLIOTECA, il MUSEO E la FARMACIA.
Oltre
al complesso dell’Abbazia e del monastero, vi sono diverse
cappelle, tabernacoli e croci sparse nel bosco che si riferiscono a
particolari episodi della vita del fondatore Gualberto.
Suggestivo
il percorso della SCALINATA DEL CALVARIO che cappella dopo cappella
conduce un centinaio di metri più in alto alla località
cosiddetta PARADISINO. Qui si trova un edificio, un tempo usato dai
monaci per il ritiro spirituale e abitato nel XVII secolo per un
certo periodo anche dal poeta Giovanni Milton.
Questo
edificio oggi è sede di tirocinio della Facoltà di
scienze forestali di Firenze
Dal
Paradisino godiamo della vista magnifica di tutta la valle ombrosa e,
in lontananza si possono vedere, distese nella pianura sottostante,
Pontassieve e parte di Firenze.
L’aria
è perfetta, né calda né fredda; dolcissima,
invita al riposo.
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