Benedetti
poeti!
(Garfagnana
e poesia)
di
Franca Canapini
Ieri
ci siamo trovati ad attraversare la Garfagnana seguendo
principalmente il corso del fiume Serchio. Devo dire che, abituata
alle bellezze paesaggistiche e artistiche dell’aretino e del
senese, non ne ho ricevuto una grande impressione, eccezion fatta per
il Ponte della Maddalena detto Ponte del Diavolo, che è sorto
davanti ai miei occhi di guidatrice dopo una curva all’improvviso
e per il duomo romanico di Barga.
Però
è anche un territorio benedetto dai poeti che, lo sappiamo,
quando spargono la loro polverina d’oro in certi loro luoghi,
questa continua a indorarli per secoli, rendendoli comunque
affascinanti.
Perciò
è stato estremamente suggestivo salire, verso le tredici,
sotto il sole cocente, l’erta che porta al duomo di Barga e,
proprio mentre cominciavo a leggere i versi di Pascoli, udire i primi
rintocchi della campana.
“Al
mio cantuccio, donde non sento
se
non le reste brusir del grano,
il
suon dell’ore viene col vento
dal
non veduto borgo montano:”…
(da
G. Pascoli – L’ora di Barga)
Sì,
perché la villa di Castelvecchio dove risiedeva si trova giù
nella vallata solo a qualche chilometro di distanza e lui poteva
udire benissimo il rintoccare delle ore.
Osservando,
invece, dal ponte del Diavolo il Serchio scendere dalle montagne
all’orizzonte, tracciare la valle, farsi specchi verdi e rena
sotto di me e proseguire là verso Lucca, giù verso
Migliarino fino a sboccare nel mare, come non risentire il tono
sommesso di Giuseppe Ungaretti che nel 1916 lo sognava dal Carso:
“…Questo
è il Serchio
al
quale hanno attinto
duemil’anni
forse
di
gente mia campagnola
e
mio padre e mia madre…” (da
Fiumi di Giuseppe Ungaretti)
e
così il fiume non è più solo acqua corrente,
argini e rena, ma sede millenaria di genti, fatica, dolore, amore,
Vita.
Una
sede millenaria di genti che nella prima metà del Cinquecento
venne amministrata nientepopodimeno che da un governatore- poeta,
tale Ludovico Ariosto:
“Il
vigesimo giorno di febraio
chiude
oggi l’anno che da questi monti
che
danno ai Toschi il vento di rovaio
qui
scesi, dove da diverse fonti
con
diverso rumor confondon l’acque
la
Turrita col Serchio fra duo ponti…”
(L.
Ariosto – dalla Satira IV)
Infine,
a Lucignana, un borghetto longobardo di dura pietra posto in cima a
un’alta collina ricoperta di boschi d’acacie, c’è
una graziosa libreria la cui terrazza si apre sulla valle e i monti
circostanti e pare che con la sua ben selezionata offerta
poetico-letteraria attiri molti turisti.
La
poetessa Alba Donati che l’ha creata e la gestisce, nata in
questi luoghi, ne continua a cantare le genti:
“…Una
lavorava la terra, aveva il collo lungo,
la
faccia altera della scrittrice americana:
era
una tagliatrice di grano, un’esperta
di
venti e temporali. Rideva delle parate
militari,
aveva piuttosto la faccia tosta
della
ballerina di tanghi, entrava nel ritmo
e
via!…”
(da
Alba Donati – Tu, paesaggio dell’infanzia)
E’
proprio il caso di dire: BENEDETTI POETI!
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