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  Bell'Italia  »  Alberobello, il paese dei trulli, di Renzo Montagnoli 16/11/2021
 
Alberobello, il paese dei trulli

di Renzo Montagnoli



Quando sono arrivato ad Alberobello era sera, la sera di una giornata estiva, e quindi c’era ancora un po’ di luce che giocava a nascondersi fra queste strane abitazioni, dando luogo a una visione di chiari e di scuri che mi ha fatto pensare a certi mondi fatati, senza tempo, dove tutto sembra sospeso fra terra e cielo, tanto da apparire l’immagine di un sogno e non una situazione del tutto reale. Sì, è proprio così, perché di stili di abitazioni ce ne sono diversi, ma di questa foggia si trovano solo in questi luoghi, una sorta di coni tronchi in pietra a secco, presenti peraltro in tutta la valle dell’Itria e anche in altre zone pugliesi, ma diffusi soprattutto ad Alberobello, talmente caratteristici da essere stati dichiarati dall’UNESCO il 6 dicembre 1996 Patrimonio mondiale dell’umanità.

Vediamo però di che si tratta, in pratica le origini e gli scopi di queste costruzioni, tanto belle quanto strane.

I trulli erano edificati per essere abitati dagli agricoltori della zona e rappresentano un perfezionamento del modello della thòlos di origine preistorica, le cui funzioni originarie tuttavia erano quelle di una dimora eterna, cioè erano una tomba a cupola. E a cupola, o meglio ancora a semi cono sono appunti le abitazioni che caratterizzano la zona e di cui le più antiche risalgono alla fine del XVII secolo. Da elemento sepolcrale l’evoluzione a ricovero per gli attrezzi agricoli e poi addirittura ad abitazione fu abbastanza breve, facilitata dalla edificazione non complessa e dall’abbondanza della materia prima, grazie alla stratigrafia del terreno calcareo, con in superficie degli strati sottili, atti appunto a essere estratti e lavorati. Viene spontaneo chiedersi come si vivesse, o come si vive ancora in queste abitazioni, così diverse dalle nostre, e, a parte le ricerche che ho fatto, ho avuto un’esperienza sul campo, poiché l’albergo in cui sono stato per alcuni giorni mi ha assegnato, anziché la solita camera, un intero trullo. Il basamento è circolare e su questa circonferenza viene innalzata la muratura a secco di notevole spessore; è una soluzione che indubbiamente restringe lo spazio interno, che oltre tutto non presenta aperture, tranne una piccola finestra per l’indispensabile ricambio d’aria, soprattutto dei locali igienici, e una porta per potervi accedere; tuttavia, se questi sono gli aspetti negativi, vi è quello positivo dell’inerzia termica, così che sia in estate che in inverno si è abbastanza riparati dalla temperatura esterna. Queste mura, tutte portanti, vengono chiuse con una cupola, costituita da lastroni sovrapposti che si restringono progressivamente, a sua volta sovrapposte da lastre più sottili con una funzione analoga a quella delle tegole. La cupola termina in una chiave di volta, che ha una funzione puramente estetica, scolpita con prodotti lapidei a carattere esoterico o scaramantico. Se l’edificazione di questo manufatto non é di particolare difficoltà, vi è però lo svantaggio di dover ricorrere alla luce artificiale e a una disposizione obbligata degli ambienti, caratterizzati da una grande camera centrale e da rientranze laterali più ridotte, che in alcuni casi sembrano delle nicchie vere e proprie. Per quanto ovvio si tratta di edifici a un solo piano, anche se all’interno, per creare altri spazi, in non pochi casi si ricorre a soppalcature.

Ad Alberobello perfino una chiesa, quella di Sant’Antonio da Padova, è un trullo, derivante dall’unione di più trulli, e proprio per questo merita una visita, sebbene l’edificio non presenti particolari pregi, stante anche la non antica edificazione, avvenuta nel corso del XX secolo.

Girare per le vie sembra effettivamente di entrare in un altro mondo e posso solo immaginare come possa essere fiabesco il paese illuminato dalle luci natalizie, una vera e propria chicca.

E’ superfluo aggiungere che il paese vive soprattutto di turismo, richiamando anche visitatori dai villeggianti della vicina costa (in fondo Torre Canne, località notoriamente famosa, dista solo una trentina di chilometri).

Oltre a una interessante passeggiata per le vie cittadine, dove tanti negozietti espongono prodotti artigianali e alimentari locali, c’è un’altra opportunità che consiste nel recarsi nella vicina Fasano (sono all’incirca 15 chilometri) dove è possibile visitare l’importante sito archeologico di Egnazia, nonché svagarsi allo Zoosafari, dove su una superficie di 30 ettari si trovano un giardino zoologico e un parco di divertimenti.

Ce n’è quindi per tutti i gusti e a proposito di gusti raccomando la saporita cucina locale. Sarebbe tutto bene se non fosse per la distanza, rilevante, dal settentrione d’Italia, ma se la visita ad Alberobello è inserita in un più lungo soggiorno sul bel mare pugliese ecco che i trulli diventano vicini.


Fonti: UNESCO; Comune di Alberobello; SiViaggia.


Nota: le fotografie a corredo dell’articolo sono state reperite in diversi siti Internet.



 
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