Alberobello,
il paese dei trulli
di
Renzo Montagnoli
Quando
sono arrivato ad Alberobello era sera, la sera di una giornata
estiva, e quindi c’era ancora un po’ di luce che giocava
a nascondersi fra queste strane abitazioni, dando luogo a una visione
di chiari e di scuri che mi ha fatto pensare a certi mondi fatati,
senza tempo, dove tutto sembra sospeso fra terra e cielo, tanto da
apparire l’immagine di un sogno e non una situazione del tutto
reale. Sì, è proprio così, perché di
stili di abitazioni ce ne sono diversi, ma di questa foggia si
trovano solo in questi luoghi, una sorta di coni tronchi in pietra a
secco, presenti peraltro in tutta la valle dell’Itria e anche
in altre zone pugliesi, ma diffusi soprattutto ad Alberobello,
talmente caratteristici da essere stati dichiarati dall’UNESCO
il 6 dicembre 1996 Patrimonio mondiale dell’umanità.
Vediamo
però di che si tratta, in pratica le origini e gli scopi di
queste costruzioni, tanto belle quanto strane.
I
trulli erano edificati per essere abitati dagli agricoltori della
zona e rappresentano un perfezionamento del modello della thòlos
di origine preistorica, le cui funzioni originarie tuttavia erano
quelle di una dimora eterna, cioè erano una tomba a cupola. E
a cupola, o meglio ancora a semi cono sono appunti le abitazioni che
caratterizzano la zona e di cui le più antiche risalgono alla
fine del XVII secolo. Da elemento sepolcrale l’evoluzione a
ricovero per gli attrezzi agricoli e poi addirittura ad abitazione fu
abbastanza breve, facilitata dalla edificazione non complessa e
dall’abbondanza della materia prima, grazie alla stratigrafia
del terreno calcareo, con in superficie degli strati sottili, atti
appunto a essere estratti e lavorati. Viene spontaneo chiedersi come
si vivesse, o come si vive ancora in queste abitazioni, così
diverse dalle nostre, e, a parte le ricerche che ho fatto, ho avuto
un’esperienza sul campo, poiché l’albergo in cui
sono stato per alcuni giorni mi ha assegnato, anziché la
solita camera, un intero trullo. Il basamento è circolare e su
questa circonferenza viene innalzata la muratura a secco di notevole
spessore; è una soluzione che indubbiamente restringe lo
spazio interno, che oltre tutto non presenta aperture, tranne una
piccola finestra per l’indispensabile ricambio d’aria,
soprattutto dei locali igienici, e una porta per potervi accedere;
tuttavia, se questi sono gli aspetti negativi, vi è quello
positivo dell’inerzia termica, così che sia in estate
che in inverno si è abbastanza riparati dalla temperatura
esterna. Queste mura, tutte portanti, vengono chiuse con una cupola,
costituita da lastroni sovrapposti che si restringono
progressivamente, a sua volta sovrapposte da lastre più
sottili con una funzione analoga a quella delle tegole. La cupola
termina in una chiave di volta, che ha una funzione puramente
estetica, scolpita con prodotti lapidei a carattere esoterico o
scaramantico. Se l’edificazione di questo manufatto non é
di particolare difficoltà, vi è però lo
svantaggio di dover ricorrere alla luce artificiale e a una
disposizione obbligata degli ambienti, caratterizzati da una grande
camera centrale e da rientranze laterali più ridotte, che in
alcuni casi sembrano delle nicchie vere e proprie. Per quanto ovvio
si tratta di edifici a un solo piano, anche se all’interno, per
creare altri spazi, in non pochi casi si ricorre a soppalcature.
Ad
Alberobello perfino una chiesa, quella di Sant’Antonio da
Padova, è un trullo, derivante dall’unione di più
trulli, e proprio per questo merita una visita, sebbene l’edificio
non presenti particolari pregi, stante anche la non antica
edificazione, avvenuta nel corso del XX secolo.
Girare
per le vie sembra effettivamente di entrare in un altro mondo e posso
solo immaginare come possa essere fiabesco il paese illuminato dalle
luci natalizie, una vera e propria chicca.
E’
superfluo aggiungere che il paese vive soprattutto di turismo,
richiamando anche visitatori dai villeggianti della vicina costa (in
fondo Torre Canne, località notoriamente famosa, dista solo
una trentina di chilometri).
Oltre
a una interessante passeggiata per le vie cittadine, dove tanti
negozietti espongono prodotti artigianali e alimentari locali, c’è
un’altra opportunità che consiste nel recarsi nella
vicina Fasano (sono all’incirca 15 chilometri) dove è
possibile visitare l’importante sito archeologico di Egnazia,
nonché svagarsi allo Zoosafari, dove su una superficie di 30
ettari si trovano un giardino zoologico e un parco di divertimenti.
Ce
n’è quindi per tutti i gusti e a proposito di gusti
raccomando la saporita cucina locale. Sarebbe tutto bene se non fosse
per la distanza, rilevante, dal settentrione d’Italia, ma se la
visita ad Alberobello è inserita in un più lungo
soggiorno sul bel mare pugliese ecco che i trulli diventano vicini.
Fonti:
UNESCO;
Comune
di Alberobello;
SiViaggia.
Nota:
le fotografie a corredo dell’articolo sono state reperite in
diversi siti Internet.
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