Fontanellato: la rocca dei Sanvitale
di Renzo Montagnoli
“Per quanto mi guardi intorno, non scorgo
nulla.” Questo potrebbe dire un viaggiatore nel deserto, anche se,
osservando più attentamente, potrebbe scorgere che quella che appare
un'uniformità non lo è. A maggior ragione un italiano, basta che non sia miope
con lenti spesse come il fondo di una bottiglia, avrebbe e ha più di un motivo
per esclamare: “Italia, quanto sei bella
e varia, e non mi basterebbe tutta la vita per conoscere ogni tuo luogo, dal
più celebre al meno conosciuto, ma non per questo non interessante”.
C'è tanto
da vedere, forse anche troppo per le umane possibilità, ma in effetti,
qualunque direzione si prenda, si trovano assai presto un monumento, una
chiesa, un castello, un paesaggio che giustificano il viaggio, spesso assai più
breve di quanto non si possa immaginare.
Per
esempio, io che abito a pochi chilometri da Mantova, a parte le bellezze di
questa cittadina, posso trovare nel raggio di un centinaio di chilometri più di
un motivo per prendere l'auto e andare a vedere qualche cosa di pregevole e
interessante.
E' il caso di Fontanellato, un paesino della provincia di Parma, che oltre a
ospitare la terza domenica di ogni mese un affollato e famoso mercatino
dell'antiquariato, merita di per sé una visita.
Circondato
da mura medievali, ospita al suo interno, cinto da un fossato, un castello di
notevole bellezza, la rocca dei Sanvitale.
L'origine
di questa fortificazione risale al 1124, quando i
Pallavicino edificarono la prima torre a scopo difensivo. La cinta perimetrale
è invece successiva, datata probabilmente 1386 per opera dei Sanvitale che
acquistarono il maniero dai Visconti di Milano.
L'intera
struttura venne completata, trasformandola di fatto da
fortificazione a edificio residenziale, nel corso del XVI secolo.
La dinastia
dei Sanvitale fu sempre strettamente collegata a questa rocca e il legame si
interruppe solo nel 1948 quando l'ultimo conte Giovanni, deceduto poi nel 1951,
la vendette al Comune di Fontanellato.
Il fatto
che sia rimasta così lungamente nelle mani di una famiglia e l'accennata
trasformazione in dimora gentilizia non solo ha impedito gli inevitabili danni
dovuti al trascorrere del tempo, ma di fatto l'ha
tramutata in un museo dei Sanvitale.
Così, nel corso delle visite guidate, nell'appartamento nobile sito al primo
piano è possibile vedere arredi e decorazioni risalenti a un arco di tempo
compreso fra il XVI e il XIX secolo. Nella “sala delle armi” sono poi esposte
armi dal 1.600 al 1.800 e, particolare interessante,
un forziere del XVI secolo.
La visita
prosegue con la “sala da pranzo” con preziose ceramiche del settecento e
dell'ottocento, con la “sala del biliardo” con soffitto e pavimento del
tardo ‘400, con la “camera nuziale” , con la galleria
degli antenati che ospita i 74 ritratti di famiglia.
Al piano terra troviamo altri quadri e
la “Sala delle donne equilibraste”, decorata con affreschi di buona fattura.
Tutto qui?
No, c'è ben altro, perché nella Saletta di Diana e Atteone ci sono le pareti
affrescate da Francesco Mazzola (Parma, 1503 –
Casalmaggiore, 1540). Questo pittore, assai più conosciuto come Parmigianino,
fra il 1523 e il 1524 dipinse, per il conte Galeazzo Sanvitale e sua moglie
Paola Gonzaga, uno degli affreschi più belli esistenti in Italia. La volta è
decorata con putti sullo sfondo di un fitto pergolato con al
centro un ampio squarcio di cielo e uno specchio tondo recante il monito
“respice finem”. Più sotto ci sono 14 lunette raffiguranti il mito di Diana e
Atteone, tratto dalle “Metamorfosi” di Ovidio.
Nel
prosieguo dell'itinerario di visita si incontrano prima la “sala del teatrino”
e poi quella delle mappe, dove sono esposte appunto antiche mappe dei
possedimenti dei Sanvitale.
Usciti
all'aperto, ma sempre entro la cinta muraria, si accede alla “Camera ottica”,
dentro la quale un sistema di specchi riflette l'immagine della piazza
antistante su uno schermo, un metodo valido per osservare senza essere visti.
La rocca è
aperta tutto l'anno ed è visitabile con i seguenti orari:
da aprile a ottobre feriali 9.30-11.30*/15.00-18.00*, domenica e festivi
9.30-12.00* /14.30-18.00*; da novembre a marzo
chiuso il lunedì, feriali 9.30-11.30*/15.00-17.00*, domenica e festivi
9.30-12.00*14.30-17.00* (*inizio ultima visita).
Le visite
sono solo guidate e il prezzo del biglietto varia a seconda dell'itinerario prescelto.
All'interno, oltre alla biglietteria,
si trova una libreria dedicata con libri relativi a Fontanellato, alla Rocca e
al Parmigianino.
All'austera,
ma pacifica mole della rocca (non mi risulta che sia mai stata teatro di
assedi) si contrappone il piccolo borgo che quasi le fa da corona. Tutto sembra
rimasto come mezzo millennio fa; allora c'erano le botteghe dei mercanti, degli
artigiani, le modeste abitazioni della plebe, mentre oggi invece ci sono i
simboli di quel concetto di vita che è proprio di queste genti: mai
drammatizzare, ma concedersi una sana autoironia, magari supportata dai piaceri
di una tavola fatta di piatti abbastanza semplici, ma
gustosi, che invitano a rimpinzarsi, da ghiottoni, magari oliando bene gli
organi masticatori e digestivi con quel vinello corroborante dalla leggera nota
finale asprigna ben mitigata dalla spuma, e che risponde al nome di Lambrusco.
Sì, qui si
continua a vivere bene, senza frenesie, senza animi esacerbati, al massimo ci
si concedono tenzoni politiche alla Peppone e Don Camillo.
E così alle
antiche botteghe degli artigiani, dei maniscalchi e dei mercanti si sono
sostituite quelle dei salumieri, da cui esce un profumino di culatello e di
crudo di Parma che attrae irresistibilmente, un antipasto olfattivo che ben predispone
a sedersi in una delle numerose trattorie davanti a un bel
piatto di tortellini fumanti, all'ombra della rocca, alla cui presenza e al cui
richiamo appare doveroso brindare con un bel bicchiere di Lambrusco.
Ovviamente,
a Fontanellato c'è anche altro da vedere, come L'Oratorio dell'Assunta, del XVI
secolo, con una pregevole sagrestia in legno, la chiesa di Santacroce, sempre
del XVI secolo, con eccellenti dipinti del ‘700, il Teatro Comunale, i cui
lavori iniziarono nel 1681, i vecchi lavatoi nel centro storico, il famoso
santuario della Beata Vergine del Rosario, che si
trova alla periferia del paese, oltre la cinta muraria, edificato su un
oratorio del 1397, e, nella frazione di Priorato, la chiesa dedicata San
Benedetto con annesso monastero, risalente al 1013.
Nei
dintorni poi c'è solo l'imbarazzo della scelta, con castelli, chiese, monasteri
e vicinissima, a soli 20 Km.,
la città dei Farnese, Parma, altro scrigno d'arte.
Come si
arriva a Fontanellato?
Il paese si
trova a nord della via Emilia e si può raggiungere comodamente con l'autostrada
del Sole con uscita Parma Ovest per chi viene da Bologna e di Fidenza per chi
arriva da Milano. Da lì ci sono solo 8 chilometri di una
strada non troppo trafficata.
NOTA: La
prima fotografia è stata scattata da me, le altre sono state reperite sul sito
di Fontanellato
Turismo.