Il weekend, di Peter Cameron, edito da Adelphi e recensito da Grazia Giordani
Nel
fine settimana la radiografia dei sentimenti
ROMANZO. «Il weekend» di
Peter Cameron
I diversi tipi di lutto per la perdita di Tony, fratello e
amante
Lo hanno paragonato a Henry James e a Jane Austin. E sembra
che Peter Cameron, controcorrente rispetto agli scrittori che mirano
all'unicità, ritenendosi solo e soltanto maestri di se stessi, ne sia rimasto
invece lusingato, tanto da affermare: «Mi fa piacere
che il mio lavoro sia paragonato ad autori come questi. Amo la letteratura del
passato e sono felice che la sua influenza sulla mia scrittura sia evidente».
Il più europeo degli scrittori americani, di cui abbiamo avuto giù modo di
apprezzare gli intensi romanzi Quella sera dorata e Un giorno questo dolore ti
sarà utile, dà nuova prova di delicatezza letteraria
col suo fresco di stampa Il
weekend (177 pagine, 16 euro) che Adelphi, intento a curarne l'opera
omnia, propone ancora una volta nell'accurata traduzione di Giuseppina Oneto. L'autore non si smentisce nella rara capacità di
prendere un fatto qualsiasi, senza particolari peculiarità, come può essere un banale fine settimana, investendolo di forti sentimenti e
significati. Cameron non ha bisogno dello straordinario, ma è nel consueto che
fa vivere momenti speciali. Questa volta incontriamo un gruppo di amici che si
ritrova a trascorrere insieme un weekend in cui sembra accadere tutto e niente
in una continua e personale lotta interiore. Lyle,
spocchioso critico d'arte, e Robert, la sua nuova fiamma, visitano i migliori
amici di lui – Marian e John e il loro bambino –
nella casa di campagna. Il fratello di John, Tony, è stato l'amante di Lyle per un decennio e l'appuntamento nella casa delle
vacanze coincide con il primo anniversario della sua morte per aids.
Ricominciare a vivere l'amore, l'amicizia e il rispetto verso gli altri e
soprattutto verso se stessi, dopo la ferita lacerante di una perdita, sembra
essere il tema del romanzo dove Marian e John, ma
soprattutto Lyle, si trovano
a elaborare il lutto, a superare l'assenza di Tony. Certo, saremmo propensi a
credere, l'idea di portare con sé il nuovo «fidanzato»
quell'aitante Robert ventenne di origine indiana, da parte di Lyle, non è stata la più brillante delle idee che potesse
avere in una circostanza simile, e l'ansia di Marian
rischia di mutare in tragedia quello che sarebbe dovuto essere un amichevole
rendez-vous, seppur venato di nostalgie. Eppure, proprio da questo
atteggiamento ansioso sembrano scaturire il nuovo atteggiamento di John e la
nuova coscienza di Lyle. Con questo romanzo
pubblicato negli States nel 1994 – mai tradotto in
Italia prima d'ora – l'autore regala una vera radiografia del cuore e del
pensiero dei personaggi, inserendo la forza delle emozioni dentro momenti di
piatta quotidianità. Virtù, questa, che gli è propria in tutta la sua
scrittura, non aliena da ironia, quando ironizzare è
opportuno e cade a pennello nella pagina.
Grazia
Giordani
