Il giardino delle nebbie notturne, di Twan Eng Tan, edito da Neri Pozza
Il giardino delle nebbie notturne
di Twan Eng Tan
Neri Pozza Editore
Narrativa
Pagg. 416
ISBN 9788854529359
Prezzo Euro 21,00
Atmosfere d'oriente
Non nascondo che mi incuriosisce il mondo orientale, non quello delle grandi metropoli, caotico e anonimo, bensì quello dei piccoli centri, dove ancora vivono, ma sarebbe meglio dire sopravvivono le tradizioni, così lontane dal nostro modo di essere e tali da costituire un modo di esistere. In questo senso mi ha incuriosito la trama di questo romanzo in cui già il titolo, Il giardino delle nebbie notturne, richiama un modo particolare di vedere la natura, con un occhio più etico che edonistico. Del resto la vicenda della giudice Teoh Yun Ling, che giunta al pensionamento si ritira in un luogo che anni prima ha chiamato casa, Yugiri, il giardino delle nebbie notturne, preannuncia una storia di ricordi, a volte piacevoli, ma più spesso dolorosi (la donna, insieme alla sorella maggiore, è stata imprigionata dai giapponesi e al termine della guerra di tutti i reclusi è risultata l'unica sopravvissuta, benché mutilata nell'anima e nel corpo)
Potrebbe sembrare un buon retiro, ma il motivo per cui si reca là è che soffre di una malattia neuro degenerativa che le fa perdere la memoria e proprio lì dove ha trascorso il meglio della sua vita è dolce e struggente rievocare il passato.
La prigionia l'ha segnata pesantemente nell'anima e nel corpo, quasi senza speranza di un ritorno alla normalità dopo l'uscita dal campo di concentramento. Ma Teoh ritroverà la sua strada cercando di realizzare quanto sognato dalla sorella maggiore, morta in prigionia, e cioè creare in quella terra un giardino giapponese, missione a cui darà un contributo sostanzioso Aritomo, il giardiniere giapponese dell'imperatore. Il suo odio per chi ha distrutto quanto di più caro avesse al mondo poco a poco si trasforma in rispetto e ammirazione per quest'uomo di poche parole, ma dai grandi e profondi silenzi, la cui filosofia di vita verrà trasmessa alla donna.
E chi scrive, che narra dei ricordi, della sua trasformazione è proprio Teoh, con uno stile che leviga e che incide, che è frutto di riflessione e di impeto, che pone la memoria come il mondo che per lei è stato, realizzando a un romanzo nel romanzo di cui non si potrà non apprezzare la finalità, con il peso immenso della storia e la fragile realtà del perdono, una scuola di vita che forse ha più senso in quei lontani posti, o che più probabilmente ci incanta perché così diversa dalla nostra, ma senza però che facciamo qualcosa perché possa somigliarle.
La narrazione, alla cui base c'è una vena poetica riscontrabile nelle descrizioni della natura, a volte appare un po' pesante, con un ritmo che per noi occidentali è senz'altro blando, ma d'altra parte se si è chiamati a riflettere occorre il tempo giusto e in fretta non si può andare.
Per chi ama assaporare il profumo d'oriente il libro è più che consigliato.
Twan Eng Tan (Penang, 30 maggio 1972) , nato a Penang, ma ha vissuto la sua infanzia in molti luoghi diversi in Malesia. Dopo aver studiato legge a Londra, ha lavorato in uno dei più importanti studi legali di Kuala Lumpur. È cintura nera di aikido ed è un attivista impegnato nella conservazione degli edifici storici. Il suo romanzo d'esordio, "The Gift of Rain", è arrivato finalista al Man Booker Prize ed è stato tradotto in numerosi paesi. Vive tra Città del Capo e Kuala Lumpur. Elliot Edizioni ha pubblicato nel 2013 "Il giardino delle nebbie notturne". Nel 2023 esce per Neri Pozza La casa delle mille porte.
Renzo Montagnoli
