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Nell’ora della luce che incalza, di Paolo Brunacci - Editrice Genesi

Nell’ora della luce che incalza, di Paolo Brunacci - Editrice Genesi

Nell'ora della luce che incalza

di Paolo Brunacci

Editrice Genesi

Poesie

Pagg. 120

ISBN  9791281996427

Prezzo Euro 14,00





Prefazione

Il linguaggio poetico di Paolo Brunacci ha acquisito nel tempo un incantesimo luccicante, una sorta di riverbero espresso dal lessico intessuto di metafore, che ingaggiano sia reperti della tradizione letteraria d'antan sia innovazioni d'attualità. Il discorso poetico è costruito con versi medio lunghi, dal settenario all'alessandrino, talvolta in emistichio, ma ciò non esclude altre soluzioni. L'attenzione metrica è un arpeggio di soluzioni libere, quasi fosse una musicalità dodecafonica, con elementi di serialità, con ripetizioni e con anafore o variazioni di quantità sillabiche, impegnate in locuzioni di portata simbolica e metaforica, ma inserite all'interno di un costrutto formale molto solido, affascinante, sempre luminoso.

Si noti la meraviglia esplosiva dell'attacco adottato nella poesia Festa dei Castelli, che recita “Mi attiri nel giro / delle caldarroste / tra i fuochi / e le gobbe della terra / rauco mercante / di stornelli, / qui vengo a cercare / vino e miele / della ragazza selvatica / e trovo anche parole”. Il lettore si figura nella mente una sorta di cantautore che potrebbe essere un trovatore medievale come un rocchettaro contemporaneo, in una cornice autunnale richiamata dalle caldarroste: si aggira tra le colline e i fuochi – dicasi le gobbe della terra e i falò di Cesare Pavese – in cerca di osterie e di moine femminili – il vino e il miele – e trova l'amore e le parole per esprimersi.

Brunacci è un esperto affabulatore che racconta le sue mille e una notte da novello Sherazade. Che siano vicende di vita tratte dalla realtà o costruzioni di sogni elaborati dalla creatività letteraria che, come Jorge Luis Borges insegna, si definisce finzione, fa poca differenza oppure, all'esatto contrario, rappresenta l'altra faccia della Luna, quella che è visibile solo per invenzione descrittiva, ma adattata alle categorie del reale, per un'applicazione di verosimiglianza di cui ogni poeta ben dotato diviene provetto facitore: Brunacci lo è, con assoluta sicurezza. Le sue poesie sono sempre un viaggio bidirezionale o se si preferisce dire più specificamente corrono lungo un binario a doppia corsia: dentro il Sé e verso l'intero convivio umano.

Forse, nel caso di Brunacci, per convivio umano non si deve automaticamente intendere tutta la gente in movimento nelle strade del mondo, qual che essa sia, dai mistici ai malfattori, dagli eruditi ai negletti, dagli onesti ai biscazzieri, ma si deve immaginare una elezione di anime rischiarate dalla luce che incalza, quasi fossero i convitati a un Decameron boccaccesco, il che significa la condivisione di comportamento e di obiettivi, pur nella assoluta libertà delle esperienze: in termini poetici, significa sviluppare un codice letterario.

Il codice letterario è rinvenibile in molte poesie, ma valga citarne per esteso solamente una, forse la prima, che chiude come un sigillo la poesia Allo specchio, ove si dice “Magari uno scatto / fuori dai ruderi, / un sentiero nel tripudio / delle frasche / o di un laghetto / il luccichio improvviso / ci potrebbero presentare / lo specchio della nostra storia, / poi quello che siamo stati / forse si ricompone / e intorno a noi il nulla non dilaga”. Nella poesia di Brunacci non c'è, dunque, alcun naufragio leopardiano, per il semplice motivo che “intorno a noi il nulla non dilaga”, a differenza di quanto accade all'illustre Recanatese. “Lo specchio della nostra storia” è esattamente il codice letterario attraverso cui avviene l'affabulazione: il richiamo consiste in un lieve appoggio a Lo specchio di Alice di Lewis Carroll, attraversando il quale la fanciulla vede il mondo capovolto, ma è anche la metafora di un riverbero lacustre, di un verzicare del fogliame, una vibrazione emotiva espressa dalla natura e raccolta dai nostri sensi, un passaggio di gioia, lo scatto di una luce che illumina: il cifrario poetico sciorinato dalle metafore è ben chiaro.

L'ora della luce è probabilmente una formula poetica facente appoggio nientemeno che al Transumanar per verba non si poria di Dante nella terza Cantica del Paradiso, ma è anche vero che Pier Paolo Pasolini riprende Dante con il suo Transumanar e organizzar, che è una realtà poetica capovolta, come accade ad Alice che attraversa lo specchio, per cui i verba divengono messaggi civili di descrizione e di denuncia del mondo reale: similmente si verifica la doppiezza – di cui già si è detto – di Paolo Brunacci, cioè stare dentro la realtà e sapere individuare una luce che ne trascende, e che si illumina in un viaggio interpretativo, di coscienza e di conoscenza, dentro il tempo e dentro lo spazio, dagli anni adolescenziali per giungere all'attualità.

Contemporaneamente, prendono luce e forza rappresentative le serie diversificate di luoghi vicini e lontani da quelli nativi visitati dal Nostro.

Nella sua Nota introduttiva, l'Autore ci ricorda che esistono sei differenti sezioni del volume, ognuna delle quali è contrassegnata dal titolo eponimo tratto da una poesia che è contenuta nella sezione. L'Autore anche sottolinea la ricchezza delle tematiche contenute nel volume. Tali argomenti tracciano una variegata rappresentanza sia degli eventi della poesia contemporanea sia della esperienza personale del Poeta, ma principalmente focalizzano l'obiettivo di descrivere una funzione empatica, nascente dal Sé e diretta al mondo esterno; in seconda battuta, è fondamentale il continuo riferimento alla natura come fonte di ispirazione e strumento di comprensione di noi stessi e delle nostre antiche radici, nonché di proiezione nei tempi che verranno.

Sandro Gros-Pietro



Paolo Brunacci è nato a Jesi (Ancona) nel 1971. Si laurea prima in Lettere moderne e poi in Filosofia, insegna materie letterarie nelle scuole superiori. Ha pubblicato reportage di viaggi raccontando alcune realtà africane e sudamericane, dove ha svolto attività di volontariato. Alcuni suoi articoli sono apparsi su riviste on-line di didattica e pedagogia. È autore del libro Apostoli del quotidiano incentrato sul rapporto tra religione, antropologia e storia in ambito missionario. Prima di insegnare, si è occupato di teatro. Scrive su giornali locali di tematiche socio-culturali e storiche.
Nel 2021 ha pubblicato la raccolta di poesie 
Preambolo dello sguardo con la quale ha ricevuto menzioni e riconoscimenti. È del 2025 l'opera Nell'ora della luce che incalza, Genesi Editrice.