La madre, di Grazia Deledda, edito da Rusconi
La madre
di Grazia Deledda
Rusconi Editore
Narrativa
Pagg. 144
ISBN 9788818036923
Prezzo Euro 10,00
Il dramma di una madre
Fino ad adesso avevo ritenuto Il paese del vento il miglior romanzo di Grazia Deledda, poi ho preso in mano La madre, l'ho letto e arrivato alla fine è come se un cielo buio si fosse d'improvviso squarciato in una luce accecante. Raramente mi è capitata un'opera di questo livello, talmente elevato da rendere difficile trovare un termine per definirlo. Già l'incipit è uno di quelli che è impossibile dimenticare, con una tempesta in crescendo che procede di pari passo con la tempesta interiore di Maria Maddalena, madre di Paulo, parroco di Aar, un paesino dal nome di fantasia sito fra i monti della Sardegna. E la povera donna ha tutte le ragioni per essere così angosciata, visto che il figlio ha perso la testa per una donna del villaggio. Il tormento di Maria Maddalena è reso in modo esemplare e appassionante, tormento che deriva dall'apprendere che il figlio sta venendo meno al voto di castità, ma tuttavia la donna comprende le esigenze di uomo, e sta in questa discrasia la sua angoscia.
Ripeto, già l'incipit è qualcosa di straordinario, perché si riesce a vedere la bufera che si abbatte sul paese e si avverte lo stesso accentuato contrasto interiore della protagonista. Peraltro, La madre è uno di quei romanzi con pochissimi protagonisti, in questo caso rappresentati da Maria Maddalena, da Paulo, da Agnese, la donna di cui lui si è invaghito, e da Antioco, il giovane chierico che venera il suo parroco e che aspira a entrare in seminario per diventare sacerdote. Assenti, o comunque ridotte all'osso le descrizioni dei paesaggi, tutta l'opera è incentrata sul tormento intimo dei protagonisti, che danno vita a una tragedia di amore e di morte che può ricordare, ma solo in apparenza, analoghe opere del teatro greco.
Considerato tutto questo si potrebbe temere una certa pesantezza e invece non è così, perché la fine analisi psicologica dei personaggi è condotta in modo progressivo concatenandola all'evolversi della vicenda, una trama semplice per un dramma complesso, in cui l'abilità di Grazia Deledda emerge in piena luce e che giustifica ampiamente il riconoscimento del premio Nobel per la letteratura, unica donna italiana ad averlo ricevuto in campo letterario.
La madre indubbiamente cerca di affrontare il delicato tema del celibato ecclesiastico, ma la sua vera essenza, la sua autentica natura è psicologica, terreno in cui la narratrice, pur non in possesso di specifici titoli accademici, è veramente a suo agio. Come conosce la sua gente, il mondo isolano dell'epoca, è peraltro consapevole delle passioni, degli istinti, delle emozioni che sono alla base di ogni essere umano. Il personaggio di questa umile donna, rimasta vedova con il figlio piccolo e che tanto ha fatto, lavorando anche come serva, affinché il suo Paulo diventasse un giorno sacerdote, è dipinto con un verismo assoluto e, come la narratrice riesce a leggere nel suo animo parlandocene, noi scorrendo le righe di una prosa semplice, ma di grande efficacia, riusciamo a comprendere il dramma, siamo naturalmente mossi a compassione.
Non credo che sia necessario aggiungere altro riguardo a un'opera che merita senz'altro anche più riletture.
Grazia
Deledda
(Nuoro,
27 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936 è stata una scrittrice
italiana, celebre per essere l'unica donna italiana a vincere il
Premio Nobel per la Letteratura, conferitole nel 1926. Nata in una
famiglia benestante in Sardegna, ricevette un'istruzione limitata,
proseguendo da autodidatta e sviluppando presto una passione per la
scrittura.
Dopo
un esordio come giornalista su delle riviste di moda, iniziò la sua
carriera letteraria pubblicando racconti e romanzi ambientati nella
sua terra natale, esplorando le tradizioni e i conflitti interiori di
una Sardegna arcaica e pastorale. Tra le sue opere più celebri si
annoverano Elias
Portolu (1903), Cenere (1904), Canne
al vento (1913),
che le valse la candidatura al Nobel, e La
madre (1920),
apprezzata in particolare dallo scrittore inglese David Herbert
Lawrence.
Tra
i suoi ultimi lavori vi è Cosima,
quasi Grazia,
un romanzo autobiografico rimasto incompiuto, pubblicato postumo. In
quest'opera, Deledda narra la sua infanzia e il percorso che l'ha
portata a diventare una scrittrice, fornendo uno sguardo intimo sulle
difficoltà e le resistenze incontrate in un contesto culturale che
limitava le aspirazioni femminili.
La
sua produzione letteraria, caratterizzata dall'incrocio continuo di
elementi veristi e decadentisti e contraddistinta da una profonda
introspezione psicologica, fu spesso incompresa dai suoi
contemporanei, soprattutto nella sua terra d'origine, ma ha acquisito
nel tempo grande riconoscimento internazionale.
Renzo Montagnoli
