La signora delle Fiandre, di Giulia Alberico, edito da Piemme
La Signora delle Fiandre
di Giulia Alberico
Edizioni Piemme
Narrativa
Pagg. 251
ISBN 9788855447751
Prezzo Euro 10,90
Una donna sola
Sono arrivato all'ultima pagina, costituita da una indispensabile nota storica, e ho chiuso libro in preda a un'autentica emozione che non mi succedeva da tante letture. Infatti, quel senso di serenità che mi ha accompagnato riga dopo riga, ha preso decisamente il sopravvento e ho avuto la certezza di trovarmi di fronte a uno scritto di rara bellezza e profondità. A parte la valenza storica che ben descrive il XVI secolo, un periodo di grandi scontri apparentemente per motivi religiosi, la vita di Margherita d'Austria (Oudenaarde, 5 luglio 1522 – Ortona, 18 gennaio 1586), figlia naturale dell'imperatore Carlo V, duchessa di Firenze, di Parma e Piacenza e anche governatrice delle Fiandre ricorda molto, come esposta da Giulia Alberico, un polittico che conserva con le immagini l'atmosfera di un'epoca.
Margherita è stata una protagonista di quei tempi, piegata sempre agli obblighi imposti prima dal padre Carlo V, poi dal fratellastro Filippo, un essere umano che non ha mai conosciuto l'autentico amore e la libertà di essere se stessa, imprigionata in una gabbia dorata, asservita al volere di altri. Questa donna, per un'ironia della sorte, recupererà con la vecchiaia il piacere di non essere guidata da altri, cercando anche di calcare meno le scene grazie al ritiro nei suoi possedimenti d'Abruzzo, ed è a Ortona che comincia a raccontare a se stessa la storia della sua vita. Ormai anziana, malata gravemente, nel narrare del passato, nel tirare un bilancio, avrà il conforto di essere riuscita a un certo punto a non essere più comandata e se anche non ha conosciuto l'amore, quello vero non fatto solo di attrazione carnale, avrà però la certezza di essere riuscita a stabilire con qualcuno un flusso di affetto profondo, un sentimento che riemerge nell'ora del tramonto.
Margherita è sì un personaggio del suo tempo, schiava del volere del padre, ma è indubbiamente un essere dotato di forte personalità, capace di comprendere le ragioni degli altri, anche se poi dovrà per forza di cose assoggettarsi alle direttive impartite dall'imperatore. Lei considera questo comportamento una sua incapacità, ma quando c'è un potere assoluto non si può far altro che obbedire.
Le sue ultime ore di vita ci mostrano un essere umano, pauroso del trapasso, ma sereno per quel che è stato il risultato della sua esistenza; sono poche riuscitissime pagine che accomiatano il lettore certo di essersi trovato di fronte a un capolavoro.
La scrittura raffinata, in punta di penna, il ritmo blando, ma non lento, la capacità di ricreare atmosfere e la tenerezza con cui Giulia Alberico parla di Margherita sono eccelse qualità, prove artistiche che portano alla commozione, ma non alle lacrime, quella commozione intima che si prova quando ci si trova di fronte a qualcosa di rara inestimabile bellezza.
Si può dire, senza timore di esagerare, che Margherita d'Austria rivive e che pur nella sua esemplare figura di governante è persona in carne e ossa, un essere umano che è riuscito a emergere in un secolo di largo predominio degli uomini, sempre alla ricerca di una libertà che riuscirà ad avere solo in età avanzata, quando non sarà più necessaria per gli scopi di chi comanda.
Giulia Alberico, nata a San Vito Chietino nel 1949, insegnante di lettere per oltre trent'anni, vive a Roma. Ha scritto, tra gli altri, i romanzi Il gioco della sorte (Sellerio, 2002), Come Sheherazade (Rizzoli, 2004), Il vento caldo del Garbino (Mondadori, 2007) e Un amore sbagliato (Sonzogno, 2015). Con il volume di racconti Madrigale (Sellerio, 1999) ha vinto il premio Arturo Loria.
Renzo Montagnoli
