Gente
di paese II
di
Renzo Montagnoli
Poi
c’erano altri degni di memoria
quella
memoria che con l’età
or
m’inganna, mi fa scambiare
figure
e nomi, mi scombina l’album dei ricordi.
E
allora l’unica cosa che occorre
è
fare un salto al camposanto sopra la rupe
e
scorrere quei nomi, con il timore solo di
disturbare
chi tanto deve riposare.
Ecco,
scorro le lapidi e poco a poco
per
ognuna si materializza un viso
emerge
dalla nebbia incerta una figura
che
mi sforzo di ricordare.
Le
lapidi un po’ aiutano, un po’
d’epigrafe
c’è sempre, come questa,
“un
son tornato a voi” con quel nome,
Zeffirino,
a lungo il parroco.
Lo
ricordo scarpinare per portare
il
viatico ai moribondi, chiamare a raccolta
il
suo gregge per la messa domenicale
e
infine, se gli chiedevo come si trovava,
allargava
le braccia, dicendo che sempre
e
ovunque Dio cercava, e che credeva
di
trovare nella cascata che a valle
precipitava,
nel bosco fitto sopra la chiesa
nel
sorriso ebete di Ernesto, l’idiota
del
paese, nel calore dei suoi fedeli,
nel
silenzio della parrocchiale e
soprattutto
nel camposanto sulla rupe.
Da
Un paese tra i monti
|