La luna e i falò di Cesare Pavese
- Edizioni Einaudi
Cesare Pavese ha scritto questo romanzo nella
seconda metà del 1949 e la pubblicazione è avvenuta nell'aprile del 1950,
quattro mesi prima del suo suicidio.
Con questa premessa “La luna e i falò” rappresenta
un vero e proprio testamento spirituale, un'opera complessa densa di
significati e un messaggio di speranza per un mondo nuovo.
Il protagonista, Anguilla, è un bastardo cresciuto
nella miseria dell'anteguerra e che ritorna nel suo luogo di origine, un paese
delle Langhe, a conflitto terminato, dopo aver fatto
fortuna in America.
Il romanzo viaggia su due piani paralleli che si
intersecano mirabilmente: uno è quello del passato, con velati rimpianti a
un'epoca sì di stenti, ma anche di traboccanti entusiasmi giovanili; l'altro è
il presente con l'incontro con il suo amatissimo amico e maestro Nuto.
Insieme i due ripercorreranno il passato e ne
faranno una comparazione con il presente.
I dialoghi con Nuto, già partigiano e ora marxista
non politicizzato, sono oggetto di profonde riflessioni, dove il personaggio
dell'amico rappresenta la logica coerente dell'anima, ben conscio che in una
guerra civile ci sono ragioni dall'una e dall'altra parte che non possono essere
trascurate se la vita deve continuare senza le premesse di un nuovo conflitto.
In questo quadro si innesta il messaggio di
speranza dell'autore; Anguilla, infatti, vede il futuro nel personaggio di
Cinto, l'orfano storpio che abita nella sua vecchia casa e in cui idealmente si
rivede.
La menomazione gli impedirà come ha fatto lui di
fuggire da questo ambiente di miseria e di conoscere il mondo, ma proprio
perché è di una generazione che non deve fare i conti con la guerra è puro,
incontaminato da una tragedia che invece, in un modo o nell'altro, ha segnato
indelebilmente chi l' ha vissuta.
Sotto l'aspetto dello stile narrativo, la
descrizione del paesaggio, della miseria che in alcuni casi può portare alla
follia è quanto di più efficace abbia mai letto.
I personaggi vengono
delineati con brevi e concise frasi e i dialoghi fra Anguilla e Nuto hanno il
pregio di creare un'atmosfera che coinvolge il lettore, rendendolo partecipe,
quasi presente.
Ne “La luna e i falò”,
inoltre, i riferimenti autobiografici, già presenti nelle opere precedenti,
assumono una connotazione maggiore, quasi preponderante, così che non è
difficile identificare, per certi versi, il personaggio di Anguilla con lo
scrittore.
Si tratta quindi di un'opera complessa, dove la
maturità artistica di Pavese raggiunge il suo punto più elevato e dove
probabilmente ha detto tutto quello che aveva da dire, un testamento inconscio
di chi non si sentiva più parte di un certo mondo al punto di togliersi da lì a
poco la vita.
L'autore
Cesare Pavese nasce il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo,
un paese delle Langhe in provincia di Cuneo. Il padre
muore quasi subito e questa scomparsa inciderà
profondamente sul suo carattere, già di per se stesso introverso. Svolge
l'attività di traduttore, facendo conoscere i grandi autori americani, e, nel
frattempo, comincia a scrivere. Antifascista, più su un piano culturale che
politico, viene condannato nel 1935 a tre anni di confino,
di cui poi ne sconterà solo uno per intervenuta grazia. Questa esperienza,
tuttavia, sarà per lui ancor più sconvolgente perché nel periodo di lontananza
finirà l'unico vero amore della sua vita.
L'introversione si accentua e si accompagna a ricorrenti crisi religiose e
politiche, emarginandosi di fatto dalla realtà. Muore
a Torino il 27 agosto 1950 ingerendo una forte dose di barbiturici.
Fra la sua produzione letteraria si ricordano la sua opera prima “Il
carcere”, “La casa in collina”,
“Dialoghi con Leucò”, “Verrà la morte e avrà i tuoi
occhi”, “Prima che il gallo canti”, “La bella estate”, “Il mestiere di vivere”
e appunto “La luna e i falò”, tutti pubblicati da Einaudi,
alla cui fondazione nel 1933 contribuisce l'autore stesso, grande amico di
Giulio Einaudi.