La
giara e altre novelle per un anno
di
Luigi Pirandello
Arnoldo
Mondadori Editore S.p.A.
Narrativa
Pagg.
XXXVIII-352
ISBN
9788804609452
Prezzo
Euro 10,00
Per
conoscere Pirandello
Nella
produzione letteraria di Luigi Pirandello le prose brevi, nel caso
specifico le novelle, hanno un peso per niente trascurabile e
abbracciano tutto un periodo di feconda laboriosità, in un
arco di tempo che va dalla fine del 1800 fino alla sua morte,
avvenuta nel 1936. Dato anche il lungo periodo in cui sono state
create non sono unite da un’unica tematica, ma presentano
caratterizzazioni e trame ben differenti, pur restando il pregio
stilistico, in miglioramento costante per l’esperienza
maturata. Il palcoscenico è prevalentemente quello siciliano,
anche se non manca quello romano, mentre i personaggi, in una pur
apparente immobilità, si muovono agitandosi come ombre, alle
prese con problematiche proprie dell’uomo del tempo, e cioè
il male di vivere, la casualità degli eventi e
l’irreparabilità della morte; si tratta di protagonisti
di ogni ordine e grado, nobili, dotti, ricchi, poveri, ignoranti,
insomma quella che è sempre stata e sempre sarà
l’umanità. C’è un fondo di verismo in
queste novelle, laddove i personaggi ci vengono proposti come
appaiono, senza procedere a un’approfondita analisi
psicologica, ma nulla è immutabile e il caso provvederà
a sparigliare le carte, a rivelare ciò che si cela sotto
l’immagine, portando così questi protagonisti come come
cambiati, anche se sono sempre gli stessi. Non sono 365 queste prose
come i giorni dell’anno, ma non sono poche e fra esse ce ne
sono di giustamente famose, per restando l’eccellenza anche per
le altre. E così troviamo
La patente,
con cui l’ironia dell’autore trabocca, delineando la
classica figura dello iettatore, che desidera essere emarginato per
trarne profitto; con Il
corvo di Mizzaro
è dirompente la presentazione di un uomo non dissimile dalle
bestie, ma dove l’autore si supera è con La
giara,
che vedrà anche una trasposizione teatrale, come altre di
queste novelle; in questa prosa breve compaiono tutte le tematiche
del Pirandello novelliere, come la diversità di opinioni, o il
fatto che ci siano tante verità quanti sono gli uomini, ma c’è
anche l’ostinazione di difendere a ogni costo una decisione a
cui si è pervenuti e che appare evidentemente non corretta,
tanto che è così che a rimetterci sarà l’ottuso
ricco proprietario della giara. Con Pensaci
Giacomino
Pirandello invece pone in risalto la ribellione alle convenzioni, che
ha tuttavia un doloroso prezzo nell’emarginazione, un’altra
novella a cui è seguita una felice trasposizione teatrale.
Alla
luce di questi elementi, della molteplicità delle tematiche,
allo sviluppo per alcuni in riuscita versione teatrale, leggere
queste novelle rappresenta di per sé una fonte di notevole
conoscenza del pensiero di Luigi Pirandello e proprio per questo, al
di là della reale gradevolezza della lettura, La
giara e altre novelle per un anno
è opera meritevole di particolare attenzione ed è una
superba carrellata su un periodo artistico, quello a cavallo fra i
due secoli, particolarmente proficuo, e in cui la stella dell’autore
siciliano brilla luminosa al pari di poche altre.
Luigi
Pirandello
(Agrigento, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936) nacque
nel podere di campagna detto il Caos, da una famiglia della borghesia
commerciale di tradizione risorgimentale e garibaldina, sia da parte
del padre Stefano che della madre, Caterina Ricci-Gramitto.
Preso
soprattutto da interessi filologici e letterari, frequentò le
università di Palermo, Roma e Bonn, dove si laureò nel
1891 con una tesi in tedesco di fonetica e morfologia (in traduzione
italiana: 'La parlata di Girgenti').
Tornato
in Italia nel 1892 e stabilitosi a Roma, grazie a Luigi Capuana
strinse contatti con la cultura militante, collaborando con scritti
critici e poesie alla «Nuova Antologia», conducendo sul
«Marzocco» un’accesa polemica antidannunziana e
insistendo in molti interventi su vari periodici sul tema della crisi
dei valori di fine secolo.
Dopo
il matrimonio con Antonietta Portulano, e i tre figli (Lietta,
Stefano e Fausto: divenuti poi un famoso pittore quest’ultimo e
scrittore l’altro, più noto con lo pseudonimo S. Landi),
una crisi delle aziende familiari di zolfo rovina il patrimonio
familiare.
Per
questo Pirandello si dedicò all’insegnamento e, dal 1897
al 1922, fu professore di stilistica prima, e di letteratura italiana
poi, nell’Istituto superiore di magistero della
capitale.
Intanto
pubblicava poesie, saggi, romanzi e novelle (che a partire dal 1909
apparivano sul «Corriere della sera»), ma si affermò
come autore drammatico nel decennio successivo alla prima guerra
mondiale.
Già
era stato molto ricco il decennio 1910-20, dopo l’esordio con
gli atti unici 'La morsa' (prima intitolato 'L’epilogo') e
'Lumìe di Sicilia'; particolarmente fitto di capolavori il
biennio 1916-17, quando apparvero opere sia in lingua sia in dialetto
(queste portate al successo da Angelo Musco), da 'Liolà' a
'Pensaci, Giacomino', alla 'Giara', a 'Il berretto a sonagli', 'Il
giuoco delle parti', 'Così è (se vi pare)', 'Il piacere
dell’onestà'.
Ma
inizia col 1921 (l’anno delle clamorose rappresentazioni di
'Sei personaggi in cerca d’autore') il progressivo consenso del
pubblico mondiale, e di gran parte della critica ufficiale, al suo
teatro.
Nel
1925 inaugurò con uno spettacolo di massa, 'La sagra del
Signore della nave', il Teatro d’arte di Roma, di cui fu
direttore e regista, ed ebbe fino al 1934 una sua compagnia nella
quale spiccò l’attrice Marta Abba; a lei dedicò
fra l’altro i drammi 'Vestire gli ignudi' (1923) e 'L’amica
delle mogli' (1927).
Accademico
d’Italia dal 1929, gli fu conferito il premio Nobel nel 1934
per la letteratura.
La
sua biografia registra infine una pubblica adesione al fascismo, che
tuttavia non condizionò mai la sua opera di scrittore,
inconciliabile con la letteratura celebrativa del regime, anzi
perfino corrosiva della sua ideologia e del suo costume. Morì
a Roma, mentre stava lavorando al dramma 'I giganti della
montagna'.
Tra
i temi più trattati: la solitudine dell’uomo,
l’incoerenza e instabilità dei rapporti sociali e, di
contro, gli inganni della coscienza e la necessità di una
maschera, la disgregazione del mondo oggettivo, l’ironia
lucidissima ma spesso alternata a pietà.
Tappe
fondamentali del processo di interiorizzazione e penetrazione critica
che caratterizza l’intera opera di P. sono il romanzo 'Il fu
Mattia Pascal' (1904), 'I vecchi e i giovani' (1913), e il saggio
'L’umorismo' (1908), enunciazione articolata, storicamente e
teoricamente, dell’avvento di un’arte umoristica.
Con
la sua vasta opera narrativa, saggistica e teatrale, Pirandello si
impone come uno degli autori più importanti del Novecento, non
soltanto italiano, segnando uno dei momenti più alti del
decadentismo a livello italiano ed europeo.
Parzialmente
tratto da: Enciclopedia
della Letteratura Garzanti
2007
Renzo
Montagnoli
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