Eneide.
Testo
latino a fronte
di
Publio Virgilio Marone
Edizioni
Einaudi
Poema
Pagg.
632
ISBN
9788806224738
Prezzo
Euro 13,00
Il
mito dell’origine di Roma
Dopo
Bucoliche, prima opera di natura prettamente intimistica, e la
successiva Georgiche, di carattere didascalico, Eneide
è l’ultimo e più importante lavoro di quello che,
senza enfasi, può essere definito il più grande poeta
latino. Fu commissionata dall’imperatore Augusto che desiderava
che le origini del suo grande dominio non trovassero riscontro in un
popolo di rozzi bifolchi insediato secoli prima sul Tevere, ma che
alla base ci fosse qualcosa di più importante, di mitico; è
per questo scopo che nacque l’Eneide, un’opera che
potrebbe sembrare la naturale continuazione, dal punto di vista dei
perdenti, della famosa Iliade, e che fu scritta in un arco di tempo
che va dal 31 a.C. al 19 a.C.. Con una notevole dose di fantasia
Virgilio narra della fuga da Troia in fiamme di Enea, il figlio di
Anchise, del suo peregrinare per mare in cerca di un nuovo lido in
cui approdare fino a giungere alle coste del Lazio, diventando così
di fatto il primo antenato del popolo romano.
Il
poema, piuttosto corposo, si compone di dodici libri, dal primo in
cui Enea assiste alla rovina di Troia e salpa con la sua flotta verso
terre ignote, all’ultimo, in cui Turno, re dei Rutili, viene
sconfitto in duello dall’eroe troiano, rendendo così
possibile agli esuli di stabilirsi definitivamente nel Lazio. Per
quanto ovvio, il capostipite di un popolo che diventerà
padrone del mondo, e cioè Enea, progenitore putativo di
Augusto, racchiude in sé le più alte doti, e cioè
l’onestà, il coraggio, la giustizia, la lealtà,
la pietas (intesa come devozione nei confronti delle divinità
e rispetto degli altri uomini), la pazienza e un elevato senso
civico, dai quali deriva l’esaltazione dei valori del cittadino
romano, che le ripetute guerre fratricide avevano oscurato e che il
primo imperatore si era imposto di far nuovamente trionfare.
L’Eneide,
scritta in esametri dattilici, una metrica complessa, ma capace di
rendere più gradevole l’opera all’ascolto, è
stilisticamente perfetta ed esalta, oltre alle origini di Roma,
l’abilità del suo autore, che fa ricorso a diverse
figure retoriche, quali l’allitterazione, capace di aggiungere
armonia ad armonia, e la difficile assonanza, rivelando, sempre che
ce ne fosse bisogno, data la genialità di Virgilio, capacità
tecniche ancor oggi ritenute eccezionali.
Tuttavia
il fato volle che l’opera non potesse essere completata, perché
l’autore, di ritorno da un viaggio in Grecia, giunto al porto
di Brindisi, morì probabilmente per un colpo di sole. La
leggenda vuole che, sentendo l’approssimarsi della fine, abbia
raccomandato ai suoi compagni di studi Plozio Tucca e Vario Rufo di
distruggere il manoscritto, ma i due avrebbero disobbedito,
consegnando l’opera all’imperatore. Del resto, per
quanto leggendo l’Eneide ci si accorga che si tratta di un
lavoro non ultimato, la sua bellezza stilistica, la creatività
profusa, la profondità di quanto esposto, tenendo presente la
finalità, resta sempre un unicum di elevatissimo
valore, alla pari con l’Iliade e l’Odissea. E di ciò
se ne accorse Augusto, che già aveva avuto occasione di
leggerne gran parte in anteprima, con Virgilio ancora vivente;
l’imperatore ne fu talmente soddisfatto da farla diventare,
ufficialmente, il poema nazionale. Era passato molto tempo da quando
il poco ciarliero poeta mantovano si era rivelato con Bucoliche,
riconfermandosi con Georgiche, ma nemmeno lui avrebbe potuto
immaginare che quell’Eneide, a cui aveva dedicato il lavoro di
gran parte della sua vita, l’avrebbe consacrato come il più
grande fra i grandi, al pari del greco Omero, e che, come le opere di
quest’ultimo, anche la sua ultima fatica sarebbe diventata
materia di studio nei programmi scolastici.
Da
leggere per chi non la conoscesse, da rileggere per chi l’ha
studiata a scuola, perché l’Eneide è
un’esperienza nuova ogni volta, sia la prima che le successive.
Publio
Virgilio Marone (Andes,
15 ottobre 70 a.C – Brindisi, 21 settembre 19
a.C.). Opere principali: Bucoliche,
Georgiche, Eneide.
Renzo
Montagnoli
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