I
centurioni del Malabar
di
Guido Cervo
Edizioni
Piemme
Narrativa
Pagg.
348
ISBN
9788856685343
Prezzo
Euro 18,90
Legionari
romani in India
Ho
cominciato a conoscere come autore Guido Cervo leggendo gli unici due
romanzi che ha scritto sulle due guerre mondiali del secolo scorso (I
ponti della Delizia e Bandiere rosse, aquile nere), poi
sono passato alla serie del Teutone (La croce perduta, La
battaglia sul lago ghiacciato e La setta dei mantelli neri)
e stranamente per ultima la serie con cui il narratore bergamasco ha
esordito in campo letterario, quella del Legato romano (Il legato
romano, Il generale di Diocleziano, La legione
invincibile e L’onore di Roma). Ci si chiederà
il perché di questo preambolo e la risposta è molto
semplice, perché serve a inquadrare artisticamente Guido
Cervo, uno scrittore che di sicuro si può apprezzare per il
rigore storico su cui innesta la sua creatività, perché
in ogni suo romanzo ci sono, fra gli altri, personaggi esistiti
veramente e anche fatti almeno in parte storicamente accertati. A
completare il quadro c’è anche una notevole capacità
di avvincere il lettore, non disgiunta da un uso della lingua
italiana più che corretto. Tutti i suoi lavori mi sono
piaciuti e più o meno tutti mi hanno dato l’identico
elevato livello di soddisfazione, insomma per farla breve Guido Cervo
è uno di quegli autori le cui opere si possono acquistare a
scatola chiusa. Questa fiducia trova un’ulteriore conferma in I
Centurioni del Malabar, che all’inizio può
lasciare perplesso il lettore scoprendo che si tratta di una
spedizione romana in India. Dico subito che con ogni probabilità
la missione del Tribuno e Legato Imperiale Marco Terenzio Massimo,
con i suoi cinquecento classari (fanti di marina), per aiutare Nedunj
Cheliyan, maharajah di Madurai, è frutto di pura invenzione,
anche se il sovrano indiano è esistito veramente, ma che
contatti commerciali fra Roma e l’Asia meridionale ci siano
stati è comprovato, così come si ha notizie di viaggi
di ambasciatori da quei lontani paese alla Caput mundi e viceversa, e
questo aiuta non poco a immergersi nella fantasia della vicenda,
perché in pratica non è tutto campato in aria.
Peraltro, in questa trama di guerre, di intrighi di corte, di
battaglie descritte magistralmente, oserei dire cinematograficamente,
ci si avventura nella giungla intricata, nel caldo umido di quei
territori, nelle piogge monsoniche, nei colori esotici
dell’abbigliamento; sono tutte caratteristiche ambientali
proprie dell’India, ma hanno fatto emergere le mie
reminiscenze dei romanzi di Emilio Salgari, con elefanti combattenti,
tigri divoratrici di uomini, terribili serpenti velenosi, un invito
al piacere dell’avventura. Le pagine scorrono veloci, si vive
la vicenda, ci si emoziona per i pericoli che gravano sulla bella
Satyavati, consorte del maharajah, si trepida durante la battaglia
finale per la sorte dei legionari, si arriva in crescendo all’ultima
pagina e si chiude soddisfatti il libro. Da leggere, non c’è
dubbio.
Guido
Cervo
(Bergamo, 19 febbraio 1952) vive
e lavora a Bergamo,
dove ha svolto la professione di docente di Diritto ed Economia
presso l'istituto superiore "Maironi da Ponte". I suoi
romanzi, tutti pubblicati da Piemme, sono il frutto di
ricerche storiche approfondite, che contribuiscono alla ricostruzione
di affascinanti ambientazioni e scenari, teatro di eventi riguardanti
importanti personaggi storici, cui si intrecciano trame nate dalla
fantasia dell'autore. Attualmente risultano pubblicate le seguenti
opere: Il legato romano (2002), La legione invincibile (2003),
L’onore di Roma (2004), Il centurione di Augusto (2005), Il
segno di Attila (2005), Le mura di Adrianopoli (2006), L’aquila
sul Nilo (2007), I ponti della Delizia (2009), La croce perduta
(2010), La battaglia sul lago ghiacciato ( 2011), La setta dei
mantelli neri (2013), Bandiere rosse, aquile nere (2016), Il generale
di Diocleziano (2020).
Renzo
Montagnoli
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